E Fratelli d’Italia che fa?
Luigi Di Maio ha offerto al partito di Giorgia Meloni di entrare nel governo, e che in cambio lo sostenesse come presidente del Consiglio: lei ha rifiutato
Venerdì sera la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha pubblicato un video su Twitter in cui spiega che il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio le ha chiesto di appoggiare il suo incarico a presidente del Consiglio in cambio dell’ingresso di Fratelli d’Italia nel futuro governo Lega-Movimento 5 Stelle. Meloni dice di aver respinto l’offerta, e che Di Maio ha quindi messo il veto sull’ingresso di FdI nel governo, perché è una forza «troppo di destra».
Di Maio è venuto a chiedere il sostegno alla premiership M5S in cambio dell'ingresso di FDI nel governo M5S-Lega. Di fronte al mio NO ha detto che avrebbe messo il veto su FDI perché troppo di destra. in quello che tutti già chiamano governo giallo-verde non ci sarà il TRICOLORE! pic.twitter.com/lZLQue4rxk
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) May 11, 2018
Nelle ultime settimane ci sono state intense trattative tra il Movimento 5 Stelle e il centrodestra, in particolare con i due principali partiti della coalizione, Lega e Forza Italia. Proprio in questi giorni si sta facendo più concreta l’ipotesi di un governo sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega, favorito dal beneplacito ricevuto da Silvio Berlusconi. Fino alla dichiarazione di oggi pomeriggio era invece praticamente scomparso dalle prime pagine dei giornali il terzo e più piccolo componente della coalizione di centrodestra, Fratelli d’Italia, il partito guidato da Giorgia Meloni.
Fatelli d’Italia è apparso abbastanza spiazzato dai rivolgimenti di questa settimana, quando a sorpresa Luigi Di Maio ha offerto alla Lega la sua rinuncia all’incarico di presidente del Consiglio in cambio di un accordo, anche se, stando alle parole di Meloni, Di Maio non avrebbe realmente rinunciato all’incarico.
In ogni caso, poche ore dopo la rinuncia di Di Maio, Berlusconi ha dato personalmente il suo via libera a una coalizione Lega-Movimento 5 Stelle. Il messaggio di Berlusconi risale a mercoledì sera, ma soltanto giovedì pomeriggio Meloni aveva espresso la posizione ufficiale del partito.
Meloni aveva elencato una serie di condizioni piuttosto stringenti che avrebbero dovuto essere soddisfatte affinché il suo partito sostenesse il futuro governo. La sua era una posizione era apparsa intrinsecamente debole: nessuno, in questa fase di trattative, aveva chiesto niente a lei o al suo partito, e tra Movimento 5 Stelle e Lega non c’era stata una gara ad aggiudicarsi il suo sostegno. Con 32 deputati e 18 senatori, infatti, Fratelli d’Italia è un partito di medio-piccole dimensioni che in nessuna equazione è necessario per raggiungere la maggioranza, per la quale Lega e Movimento 5 Stelle sono invece autonomi.
Anche Luigi Di Maio, però, si è trovato apparentemente in difficoltà, al punto che è arrivato a tirare fuori Meloni dal suo isolamento politico chiedendole di entrare nel governo in cambio di un appoggio alla sua persona. L’offerta di Di Maio, però, è stata rifiutata e Meloni probabilmente assumerà il ruolo di forza critica da destra dell’eventuale governo Lega-Movimento 5 Stelle.
Ieri giornalisti e opinionisti vicini al centrodestra avevano cercato di aiutare il partito a recuperare un ruolo in questo nuovo quadro politico. Il direttore della Verità Maurizio Belpietro, per esempio, aveva proposto Meloni come presidente del Consiglio sostenuta da Lega e Movimento 5 Stelle. Meloni, secondo Belpietro, sarebbe una leader politica perfetta per fare da “garante” del compromesso, poiché proviene dal centrodestra (la coalizione più numerosa in Parlamento), ma non fa parte della Lega. Su altri giornali, invece, si era parlato di lei o di Guido Crosetto, un altro dirigente del partito, come possibili ministri. Secondo la ricostruzione di diversi giornalisti, Di Maio avrebbe offerto il ministero della Difesa a Crosetto in cambio dell’appoggio di Meloni. Crosetto è stato a lungo capo di AIAD, l’associazione di categoria che raggruppa le imprese che si occupano di difesa.
Fratelli d’Italia è un partito piuttosto piccolo che ha bisogno di stare dentro un’alleanza per poter influenzare il dibattito politico. Alle elezioni politiche dello scorso 4 marzo ha raccolto circa 1,4 milioni di voti, cioè il 4,37 per cento, contro il 14 per cento di Forza Italia e il 17 per cento della Lega. Un buon risultato rispetto al passato, ma i suoi voti sono concentrati soprattutto in Lazio e nell’Italia centrale e l’attuale legge elettorale gli ha consentito di massimizzare la sua utilità alla coalizione, poiché hanno aiutato ad assicurare la vittoria dei candidati di coalizione in diversi collegi uninominali.
Nelle prime settimane di trattative dopo le elezioni, Meloni si era spesso impegnata per mediare tra Salvini e Berlusconi e i suoi sforzi sono spesso riusciti a ridurre la tensione tra gli alleati ed evitare momenti potenzialmente pericolosi per l’integrità della coalizione. Secondo diverse ricostruzioni giornalistiche, per esempio, la mediazione di Meloni era stata molto importante durante l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, quando i rapporti tra Lega e Forza Italia hanno raggiunto il punto più basso delle ultime settimane.
Il partito di Meloni aveva iniziato a perdere importanza non appena si era “rotto” lo schema della coalizione di centrodestra e le sue varie componenti avevano iniziato a trattare per loro conto. Meloni era sempre sembrata perfettamente a conoscenza del fatto che l’unica speranza di Fratelli d’Italia di contare qualcosa fosse che la coalizione rimanesse unita. Non è un caso se sia stata proprio Meloni durante la campagna elettorale a proporre agli altri leader del centrodestra di promettere – nel corso di una manifestazione comune – di non entrare a far parte di governi diversi da quelli costruiti intorno all’alleanza di centrodestra. Meloni e i suoi candidati hanno tutti sottoscritto l’impegno, ma tanto Salvini quanto Berlusconi si sono rifiutati, poiché nessuno dei due voleva chiudersi le altre possibilità per arrivare al governo: un accordo con il Movimento 5 Stelle il primo, un accordo con il Partito Democratico il secondo.
Politicamente, Fratelli d’Italia è una formazione che ha sempre spinto verso destra la coalizione. Il partito è nato del 2013, quando alcuni dirigenti della ex Alleanza Nazionale uscirono dal Popolo della Libertà per ricostituire un partito indipendente. Le radici di Fratelli d’Italia e quelle di molti dei sui dirigenti, come Ignazio La Russa, si trovano nel Movimento Sociale Italiano e nel neofascismo. Ancora oggi Fratelli d’Italia ha posizioni estreme su molti temi.
Meloni, per esempio, è una dei pochi leader del centrodestra a parlare apertamente del “complotto di Soros”, il miliardario ungherese-statunitense che, secondo una teoria in voga tra gli estremisti di destra e i gruppi antisemiti, starebbe pianificando la sostituzione etnica degli europei con gli immigrati. È anche la leader italiana che mantiene i rapporti migliori con Viktor Orban, il primo ministro ungherese accusato di avere tendenze autoritarie (anche lui grande sostenitore delle teorie del complotto di Soros).