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  • Mercoledì 9 maggio 2018

Stiamo comprando più frutta e verdura confezionata

E forse c'entra la storia dei sacchetti biodegradabili a pagamento: anche se i prodotti confezionati sono molto più cari di quelli sfusi

(ANSA/ANGELO CARCONI)
(ANSA/ANGELO CARCONI)

Nei primi tre mesi del 2018 gli acquisti di frutta e verdura sfusa sono scesi del 3,5 per cento rispetto a un anno prima, mentre sono aumentati dell’11 per cento gli acquisti di frutta e verdura confezionata. I dati sono stati presentati in uno studio dell’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), che ha messo in relazione questa variazione nelle abitudini di acquisto con l’introduzione dell’obbligo di usare sacchetti biodegradabili per gli acquisti di frutta e verdura sfusi nei negozi e nei supermercati, di cui si è parlato moltissimo proprio all’inizio dell’anno.

Dal primo gennaio 2018 – difficilmente qualcuno se ne sarà dimenticato – è entrata in vigore una legge che prevedeva l’introduzione di nuovi sacchetti biodegradabili per gli acquisti di frutta e verdura al posto dei vecchi sacchetti di plastica, ritenuti tra i principali responsabili dell’inquinamento dei mari. Della legge si parlò molto perché imponeva che il costo dei sacchetti biodegradabili – compreso tra 1 e 5 centesimi – fosse chiaramente indicato come a carico del consumatore anche sugli scontrini: questo fece arrabbiare molti consumatori che consideravano un’ingiustizia dover pagare il sacchetto della spesa (che naturalmente veniva pagato anche prima, con il suo costo spalmato occultamente su quello dei prodotti acquistati).

Secondo Ismea, il grande dibattito che seguì all’introduzione delle nuove regole – che molti esperti considerano giuste e che l’Italia ha introdotto tra i primissimi paesi in Europa – ha provocato il calo delle vendite dei prodotti ortofrutticoli sfusi a favore di quelli già confezionati, anche se questi costano in media il 43 per cento in più. Secondo Ismea, quindi, è possibile che per evitare di pagare i sacchetti biodegradabili molti consumatori abbiano preferito comprare prodotti già confezionati finendo con lo spendere in media ancora di più.

Secondo un’analisi di Gfk-Eurisko del 2017, le famiglie italiane fanno mediamente 139 spese all’anno; facendo un’ipotesi abbondante, e cioè l’uso di tre sacchetti per frutta e verdura a ogni spesa, il costo dei nuovi sacchetti dovrebbe essere compreso tra i 4,17 e 12,51 euro per famiglia all’anno. Una recente decisione del Consiglio di Stato ha comunque stabilito che – a determinate condizioni – i sacchetti per la frutta e la verdura possano essere portati anche da casa.

È importante sottolineare come non sia dimostrabile il legame causale tra la nuova legge e la variazione nelle abitudini di acquisto – correlazione non significa causa, ripetono gli esperti di statistica – ma secondo Ismea ci sono elementi sufficienti per pensare che esista un legame tra le due cose: i dati lo “rendono ipotizzabile”, dice lo studio. Gli acquisti di frutta e verdura confezionata sono comunque in aumento da tempo e Ismea parla di “un’accelerazione a un processo di sostituzione di per sé già in atto”.