L’imprenditore toscano che compra opere d’arte dalla Corea del Nord
Nel 2005 Pier Luigi Cecioni scoprì a Pyongyang uno degli studi artistici più grandi al mondo e ne divenne rappresentante in Occidente
A Pontassieve, comune toscano di poco più di 20mila abitanti in provincia di Firenze, c’è una delle più grandi collezioni di arte nordcoreana di tutto l’Occidente. I pezzi della collezione arrivano da uno studio d’arte di Pyongyang: si chiama Mansudae, impiega circa 4mila persone tra cui un migliaio di artisti, si sviluppa su 120mila metri quadri ed è uno dei centri di produzione artistica più grandi del mondo. Mansudae ha prodotto per esempio il Monumento al Rinascimento africano, l’enorme statua in bronzo alta 50 metri che raffigura una madre, un padre e un bambino che guardano l’orizzonte sulla baia di Dakar, in Senegal, e ha fatto restaurare la Fontana delle Favole di Francoforte. La notorietà di Mansudae all’estero, e soprattutto in Occidente, si deve anche a un italiano, Pier Luigi Cecioni, la stessa persona dietro alla collezione d’arte a Pontassieve.
La storia di Cecioni e di Mansudae è stata raccontata di recente da CNN, ma già in anni passati aveva attirato parecchie attenzioni: ne avevano scritto Internazionale, Vice e Bloomberg, tra gli altri. Proprio in un’intervista data a Vice nel 2013, Cecioni aveva raccontato di avere scoperto Mansudae e le sue centinaia di scultori, pittori, finitori e ricamatori nel 2005, quando era presidente di un’orchestra di musica classica di Firenze e «per assoluta coincidenza» fu invitato a partecipare a un festival musicale che si teneva annualmente a Pyongyang, la capitale nordcoreana. Cecioni fu portato allo studio Mansudae e rimase stupefatto. Chiese ai gestori del centro se fossero interessati a fare qualcosa in Occidente. Risposero di sì.
Cecioni ha raccontato che tornò in Corea del Nord nel 2006 con suo fratello, artista e docente all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Selezionò diverse opere d’arte da portare in Europa e firmò un accordo in base al quale divenne il rappresentante in Occidente del Mansudae Art Studio: fu incaricato di organizzare diverse mostre di arte nordcoreana in Europa – come quella che si tenne nel maggio 2016 alla galleria Deodato di Milano, dove furono esposti acquarelli, oli e ricami con motivi floreali – e di gestire il sito in inglese dello studio, destinato a un pubblico occidentale.
Negli ultimi 10 anni Mansudae ha prodotti pezzi d’arte molto vari ete apprezzati anche all’estero, principalmente con l’obiettivo di portare in Corea del Nord valuta straniera, molto importante per l’economia nazionale. Uno dei pezzi più particolari, che il Guardian ha definito «in parte un’opera di design e in parte un progetto politico», è il murale disegnato lungo tutta una parete circolare all’interno del Museo Panorama di Siem Reap in Cambogia, vicino ai famosi templi Angkor. La gestione del Museo è stata affidata alla Corea del Nord per i primi dieci anni della sua apertura: il costo d’ingresso è di 15 dollari. Il murale non è una celebrazione della dinastia nordcoreana dei Kim: mostra tra le altre cose dei momenti della guerra che si combatté nel Quindicesimo secolo tra i khmer e i vietnamiti e la costruzione di uno dei templi del complesso di Angkor, il tempio di Bayon. Dal 2009, inoltre, Mansudae ha a disposizione un enorme spazio espositivo a Pechino, in Cina, che si chiama Mansudae Art Museum.
Per anni Cecioni ha anche comprato pezzi di Mansudae per la sua collezione. I prezzi di vendita delle opere, ha raccontato Cecioni, sono variabili: si va da 250 a 6mila euro. I pezzi più venduti, che sono anche i più economici e i più curiosi, sono i poster di propaganda disegnati a mano. «Fare affari con la Corea del Nord è molto vecchio stile. Loro sono molto affidabili. Quello che dicono, fanno. E quello che dici tu, poi devi fare», ha detto Cecioni a CNN. Cecioni ha raccontato di avere usato per anni un metodo molto semplice di consegna: «C’è il DHL a Pyongyang. Loro mandano i pezzi tramite il DHL, che arrivano nel giro di cinque giorni».
Le cose però sono cambiate nel 2017, quando il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha imposto nuove sanzioni contro la Corea del Nord. Tra gli obiettivi delle sanzioni è stata inclusa anche la sezione di Mansudae incaricata dei grandi progetti all’estero, il Mansudae Overseas Project Group of Companies, che secondo l’ONU sarebbe responsabile «dell’esportazione di lavoratori della Corea del Nord verso altri paesi per attività connesse alla costruzione, per esempio di statue e monumenti, allo scopo di generare entrate per il governo della Corea del Nord o per il Partito dei lavoratori di Corea». L’ONU ha citato in particolare le attività di Mansudae in diversi paesi dell’Africa e del Sud-est asiatico e ha sostenuto che il pagamento di monumenti fosse una violazione delle sanzioni già esistenti contro la Corea del Nord. Da allora è diventato più difficile anche per Cecioni importare pezzi d’arte prodotti da Mansudae.
Cecioni ha raccontato comunque di avere ancora in magazzino 300 opere d’arte comprate da Mansudae e che negli ultimi anni la domanda internazionale per questo tipo di opere non è diminuita, nonostante i rapporti tra Corea del Nord e Occidente abbiano passato dei momenti di grande crisi. Ha aggiunto però di avere deciso di non vendere più, almeno finché non saranno rimosse le sanzioni internazionali.