Storia di una modella finta
Shudu è una donna nera che ha migliaia di follower su Instagram, ma è stata creata in digitale da un artista bianco che sta ricevendo molte critiche
Le tecnologie di grafica digitale permettono di creare immagini talmente sofisticate che molte persone scambiano Shudu, una modella con la pelle nera che ha 108mila follower su Instagram, per una donna vera. Come altre modelle molto popolari sul social network, come ad esempio Lilmiquela, non lo è: è stata creata dal fotografo britannico Cameron-James Wilson usando il software per la creazione di effetti speciali Daz 3D.
Per Wilson Shudu è un’opera d’arte, ispirata dalle modelle con la pelle scura e volta a rappresentarle, come lui stesso ha spiegato in un’intervista con la rivista Harper’s Bazaar. Alcune celebrità afroamericane come la cantante Alicia Keys e la top model Naomi Campbell hanno apprezzato Shudu, mentre molte altre donne nere hanno criticato Wilson, accusandolo di qualcosa di simile alla cosiddetta “appropriazione culturale”, cioè l’uso di elementi di una cultura diversa dalla propria in un processo creativo, un comportamento per cui c’è molta sensibilità e attenzione negli Stati Uniti e nel mondo della moda in generale.
https://www.instagram.com/p/Bf37kZzFZ42/?hl=it&taken-by=shudu.gram
Wilson ha immaginato l’aspetto di Shudu traendo ispirazione da un’edizione speciale di una bambola Barbie, Barbie Principessa del Sudafrica, e per quanto riguarda gli occhi dalla modella e attrice somala Iman, ex moglie di David Bowie. Nell’intervista ad Harper’s Bazaar, Wilson ha detto che creando Shudu non voleva «rimpiazzare» donne vere, ma solo contribuire all’attenzione per la bellezza delle donne nere che c’è attualmente nel mondo della moda.
In un articolo sul New Yorker la giornalista afroamericana Lauren Michele Jackson ha scritto che Shudu l’ha fatta pensare al “blackface”, cioè alla pratica delle persone bianche che si dipingono la faccia per sembrare e imitare persone nere, una tecnica usata per molti anni nel mondo dello spettacolo ma oggi considerata sgradevole e razzista nel mondo Occidentale. Jackson ha spiegato questa associazione ricordando la spiegazione dello storico Eric Lott sul significato originale del “blackface”, nella prima metà del Novecento: era un modo per permettere a un pubblico di persone bianche di soddisfare il proprio fascino per la pelle nera senza dover avere a che fare con persone nere per davvero.
Wilson però non pensa di aver compiuto un’appropriazione culturale, né di essersi affidato un compito che spetterebbe ad altri, e ha detto a Jackson: «Penso onestamente che chi si è preso il tempo di parlare con me delle mie motivazioni abbia capito che non volevo approfittare di nessuno». L’interesse principale di Wilson sembra giocare con realtà e artificio digitale, cosa molto facile con un social network schiacciato sulle immagini come Instagram. Una delle ultime foto pubblicate dal profilo di Shudu mostra il punto più estremo a cui Wilson si è spinto finora, giocando con questi due livelli: Shudu è stata “fotografata” insieme alla versione digitale di una donna vera, l’amica di Wilson Ajur Akoi, che è sudsudanese e vive a Melbourne. Nel proprio account su Instagram, Akoi ha detto che vedere la versione digitale di sé stessa l’ha aiutata ad aumentare la propria autostima.
Wilson ha detto a Jackson che la popolarità di Shudu potrebbe dare visibilità ad Akoi: Jackson però è molto scettica su quest’idea, visto che molte persone hanno scambiato la donna per un’altra creazione di Wilson.
https://www.instagram.com/p/BgHgu3PFHEj/?hl=it&taken-by=shudu.gram