Cambridge Analytica chiude
La società accusata di aver ottenuto in modo scorretto dati personali di milioni di utenti di Facebook ha dichiarato bancarotta
Cambridge Analytica – la società statunitense al centro di un caso internazionale per aver ottenuto in modo scorretto dati personali decine di milioni di utenti di Facebook – ha dichiarato bancarotta e verrà chiusa insieme al SLC Group, la società di ricerca britannica a cui è affiliata. L’annuncio è stato fatto oggi, mercoledì 2 maggio, dall’attuale capo Julian Wheatland, che si diceva sarebbe stato a breve nominato amministratore delegato, ai dipendenti in conference call. La notizia è stata data inizialmente dal Wall Street Journal e dal sito di tecnologia Gizmodo, che hanno riportato quanto raccontato da alcune fonti interne alle società. È stata poi confermata al Wall Street Journal da Nigel Oakes, il fondatore del gruppo SCL, e con un comunicato ufficiale di Cambridge Analytica in cui dice di essere stata “diffamata” per azioni che rivendica come legali e largamente diffuse nelle pubblicità online. Cambridge Analytica, fondata nel 2013 da Robert Mercer, è accusata tra le altre cose di aver influenzato i risultati delle elezioni per la presidenza statunitense del 2016 a favore di Donald Trump ramificazioni e ci sono aspetti da chiarire, compreso l’effettivo ruolo di Cambridge Analytica e il referendum su Brexit nel Regno Unito.
Emanuele Menietti aveva raccontato sul Post la storia di Cambridge Analytica e come funzionava:
«Cambridge Analytica è stata fondata nel 2013 da Robert Mercer, un miliardario imprenditore statunitense con idee molto conservatrici che tra le altre cose è uno dei finanziatori del sito d’informazione di estrema destra Breitbart News, diretto da Steve Bannon (che è stato consigliere e stratega di Trump durante la campagna elettorale e poi alla Casa Bianca). Cambridge Analytica è specializzata nel raccogliere dai social network un’enorme quantità di dati sui loro utenti: quanti “Mi piace” mettono e su quali post, dove lasciano il maggior numero di commenti, il luogo da cui condividono i loro contenuti e così via. Queste informazioni sono poi elaborate da modelli e algoritmi per creare profili di ogni singolo utente, con un approccio simile a quello della “psicometria”, il campo della psicologia che si occupa di misurare abilità, comportamenti e più in generale le caratteristiche della personalità. Più “Mi piace”, commenti, tweet e altri contenuti sono analizzati, più è preciso il profilo psicometrico di ogni utente»