In Repubblica Ceca non hanno paura dei robot
Nel paese con la più bassa disoccupazione d'Europa, l'automazione delle fabbriche è vista come l'unico modo per salvare l'economia
La Repubblica Ceca ha il tasso di disoccupazione più basso d’Europa: il 2,4 per cento. Significa non solo che chiunque voglia può trovare facilmente un lavoro, ma anche che le imprese hanno difficoltà a trovare impiegati. Il problema è diventato cronico tanto che, secondo l’associazione degli industriali del paese, un terzo delle imprese locali ha dovuto rifiutare parte degli ordinativi ricevuti. Questa particolare situazione ha fatto diventare la Repubblica Ceca uno dei paesi più all’avanguardia nella robotizzazione, dove la sostituzione della manodopera umana con le macchine è vista come una salvezza più che un pericolo incombente.
Il New York Times ha dedicato alla robotizzazione dell’economia ceca un lungo reportage, realizzato nelle scorse settimane, nel corso delle quali la giornalista Liz Alderman ha visitato fabbriche e fiere robotiche in tutto il paese, osservando da vicino come la scarsità di manodopera abbia spesso condannato al fallimento chi non aveva investito per tempo nelle nuove tecnologie di automatizzazione. Tra chi ha fatto questa scelta per tempo c’è Zbynek Frolik, un imprenditore che con la sua azienda da 900 dipendenti produce letti di ospedale ad alta tecnologia.
Frolik ha raccontato ad Alderman che nonostante gli annunci di lavoro, gli aumenti di paga e i tentativi di “rubare” i lavoratori ai propri concorrenti, la situazione nella Repubblica Ceca rimane difficile. «Non riusciamo a trovare abbastanza persone da far lavorare», ha raccontato alla giornalista. Ma l’imprenditore è anche un vero appassionato di robot e dalle sue parole sembra di capire che il suo entusiasmo non sia solo dovuto alla scarsità di manodopera. «Cerchiamo di rimpiazzare gli esseri umani ovunque possiamo», ha spiegato alla giornalista: «Semplicemente, [i robot] sono molto più affidabili».
Il risultato di questa situazione è che tra il 2010 e il 2015 la Repubblica Ceca ha visto aumentare la quantità di robot installati del 40 per cento. Oggi nel paese ci sono 101 robot ogni 10 mila lavoratori, non troppi in meno rispetto ai 309 ogni 10 mila lavoratori installati in Germania, il paese più avanzato d’Europa per quanto riguarda l’automazione. La Repubblica Ceca non è l’unico paese dell’Europa orientale ad aver seguito questa strada: Slovacchia, Polonia e Ungheria si trovano in situazioni simili, anche se la Repubblica Ceca è certamente il paese più avanzato dall’Europa centro-orientale per quanto riguarda investimenti e sviluppo tecnologico.
I paesi dell’est sono diventati importanti poli di manifattura negli anni Novanta e nei primi anni Duemila, quando hanno attirato investimenti grazie al basso costo del lavoro che potevano offrire. Grazie anche ai flussi di capitale dall’estero, l’Europa Orientale ha goduto di due decenni in cui i tassi di crescita hanno spesso raggiunto il 5 per cento e così la manodopera a buon mercato presto si è trovata completamente occupata.
L’emigrazione verso paesi europei più ricchi ha contribuito a prosciugare le riserve di lavoratori abili, fino al punto in cui, in paesi come la Repubblica Ceca, le società che non hanno investito nei robot rischiano di chiudere a causa della concorrenza di chi può produrre volumi di merci molto superiori. A questa situazione particolare vanno aggiunti i fenomeni comuni a tutto il mondo sviluppato: la riduzione della natalità e l’invecchiamento della popolazione, che riducono il numero di persone in età da lavoro rispetto a coloro che sono in pensione. La mancanza di manodopera «è diventata un freno alla crescita: se un’impresa non investe nella robotizzazione e nell’intelligenza artificiale, finirà con lo scomparire», ha spiegato Jaroslav Hanak, presidente dell’associazione degli industriali cechi.
Ma ci sono anche altre motivazioni che spingono a investire nei robot. Per esempio la più antica del mondo: il costo. Gli economici lavoratori dell’est Europa infatti non sono più così economici. Soltanto nel 2017, la paga media in Repubblica Ceca è aumentata dell’8 per cento. Frolik, l’imprenditore che produce letti per ospedali, ha dovuto aumentare lo stipendio dei suoi dipendenti del 12 per cento. Oggi un lavoratore ceco ha un guadagno lordo medio di 1.160 euro al mese, circa un terzo di un suo collega tedesco, ma comunque una cifra che continua a crescere rapidamente.
Persino in Repubblica Ceca, però, non tutti sono così entusiasti dei robot. Alcuni si domandano cosa accadrà quando la prossima recessione colpirà il paese: «Non credo che spegneranno i robot e torneranno ad assumere persone», ha raccontato al New York Times Michal Pechoucek, capo del dipartimento intelligenza artificiale del politecnico di Praga. E i sindacati sono della stessa opinione: «A meno che industriali, politici e sindacalisti non reagiscano con grande anticipo a questa rivoluzione industriale», ha detto Josef Stredula, capo dell’equivalente ceco della CGIL, «un numero sempre più grande di lavori sarà a rischio».