Il Partito Repubblicano armeno ha detto che non proporrà un proprio candidato a primo ministro
Sarà la prima volta dal 1999, ed è un tentativo di placare le tensioni dopo le grandi proteste delle ultime settimane
Il Partito Repubblicano armeno, quello dell’ex presidente Serzh Sargsyan, che ha dovuto lasciare il potere dopo grandi proteste di massa, ha detto che non proporrà un proprio candidato a primo ministro, nella votazione al parlamento prevista per martedì primo maggio. Il Partito Repubblicano ha detto anzi che sosterrà un candidato di un altro partito: per la prima volta dal 1999, quindi, la forza politica erede del Partito Comunista non esprimerà il primo ministro. Il partito ha detto di aver preso questa decisione per distendere il teso clima politico delle ultime settimane.
Nikol Pashinyan, il capo delle proteste, da giorni dice che dovrebbe essere nominato primo ministro: vuole cambiare il sistema elettorale e poi convocare nuove elezioni democratiche. Per essere eletto, Pashinyan ha bisogno anche dei voti dei parlamentari Repubblicani, che sono 58 sui 105 totali. Sembra invece che tutte le altre forze politiche, compresa Armenia Prosperosa, il secondo partito del paese, lo sosterranno.
In Armenia il primo ministro è eletto dal parlamento: e dopo la riforma del sistema politico promossa da Sargsyan nel 2015 con un referendum, il paese è una repubblica parlamentare in cui i maggiori poteri sono detenuti dal primo ministro. In precedenza era una repubblica semi-presidenziale, con un limite di due mandati per il presidente: raggiunto questo limite Sargsyan, presidente dal 2008 al 2018, si è fatto nominare primo ministro dal parlamento, che controlla, tradendo quanto aveva promesso. Questo ha provocato grandi proteste di piazza, che hanno ottenuto le dimissioni di Sargsyan.