Cosa pensano i critici italiani di “Loro 1”

La prima parte del film di Sorrentino su Berlusconi non è piaciuta, nella maggior parte dei casi

Riccardo Scamarcio e Kasia Smutniak sul set di “Loro”. (Gianni Fiorito)
Riccardo Scamarcio e Kasia Smutniak sul set di “Loro”. (Gianni Fiorito)

Sta per iniziare il primo weekend nei cinema di Loro 1, il film di Paolo Sorrentino che racconta un pezzo della vita di Silvio Berlusconi, quello subito dopo il 2006 (Loro 2, nei cinema dal 10 maggio, arriverà fino al 2010). Il film è interessante almeno per due motivi: perché parla di Berlusconi e di tanti altri personaggi delle cronache degli ultimi anni, e perché è un film di uno dei più apprezzati registi italiani. Negli ultimi giorni molti critici cinematografici italiani hanno visto e commentato il film. A molti non è piaciuto. Ma ci sono opinioni e motivi diversi e, in qualche caso, opinioni sospese in attesa di vedere Loro 2.

Partendo invece da qualcuno a cui è piaciuto, ed è piaciuto davvero tanto, Gianmaria Tammaro ha scritto sulla Stampa di aver molto apprezzato sia Toni Servillo, che interpreta Berlusconi e arriva in scena dopo un’ora di film, che il film nel suo complesso:

Toni Servillo è perfetto: è una maschera, è argilla nelle mani di un artigiano; la sua faccia si trasforma, si piega, si tira. Alcune sequenze, tra luci ed ombre, ci regalano una trasfigurazione praticamente completa.

Loro 1 è un dentro e fuori continuo tra generi e toni, è un’opera incredibile, totalizzante, artisticamente inedita nel panorama italiano. Perché solo Sorrentino, e pochi altri, possono permettersi una cosa del genere. Essere lenti quando devono essere veloci. Accelerare quando invece ci si dovrebbe fermare.

Tra i principali giornali e siti di cinema italiani, non si trovano recensioni più entusiaste. Ma c’è chi ha comunque apprezzato diverse cose del film. Giorgio Viaro ha scritto su Best Movie che il film gli è piaciuto, che è «metà Grande bellezza e metà Casa Vianello», perché «per quasi un’ora ricorda da vicino il film vincitore dell’Oscar. Poi, con l’ingresso in scena del presidente, diventa una commedia rassicurante ma irresistibile». Davide Turrini ha scritto sul Fatto Quotidiano che il rapporto tra «B.» e Apicella «fa sbellicare» e che, in generale, il «meccanismo comico scoppiettante [delle scene con Berlusconi] travolge come nulla al mondo».

Ma la maggior parte delle recensioni sono negative. Per Emilano Morreale di Repubblica, Loro 1 è un film «sbilenco e disarmonico», per Valerio Sammarco di Cinematografo.it è «disomogeneo e irrisolto», per Paolo Mereghetti del Corriere della Sera è «tronco tra farsa e tenerezza». Ma ci sono anche critici a cui il film è piaciuto ancora meno. Mariarosa Mancuso ha scritto sul Foglio che «il bestiario di Paolo Sorrentino si arricchisce per la gioia dei suoi adoratori», ma che forse «era meglio tagliare un po’ di carnazza e arrivare al dunque». Ha poi aggiunto:

Anche esteticamente, Loro è piuttosto misero, il trasferimento sui prati all’inglese delle ville in Sardegna non giova. Meglio la piscina con le pasticche colorate: ora il regista saccheggiato da Sorrentino è Martin Scorsese, non più Federico Fellini.

Sul Corriere, Mereghetti ha scritto che Sorrentino si era in passato dimostrato «capace di trovare il modo di sorprendere lo spettatore attraverso una serie di “metafore” visive o recitate, ma ha aggiunto:

Quelle immagini, quei lampi non ci sono in Loro 1, troppo schiacciato tra una descrizione piuttosto compiaciuta del sottobosco di nani e ballerine che vive ai margini del potere e la voglia di raccontare Silvio Berlusconi (che nel film appare per la prima volta dopo un’ora esatta) in una maniera non convenzionale, tra la farsa e «tenerezza» (come ha detto il regista).

Ci sono anche qui gli squarci che sorprendono — la pecora stroncata dal condizionatore, il rinoceronte che vaga per Roma, il dromedario a una festa — ma sono trovate fin troppo esplicite nel voler sorprendere, che nulla aggiungono al senso del film.

Di scelte visive e metafore hanno parlato anche Niola («sorrentinismi di sorprendente miseria») e Mattia Carzaniga su Studio:

Che poi è il limite di Sorrentino, visivamente più cauto ma con gli stessi vizi di sempre: la sintesi fatta di quadri fissi e carrelli mobili, qualche scorsesismo troppo facile, i soliti feticci che sembrano usciti da quel generatore automatico di suoi film che gira online (gli animali: qui due pecore, un rinoceronte, un ratto). Stavolta sembra premergli di più il ruolo di dialoghista, Silvio e Veronica come Raimondo e Sandra che hanno sostituito la passione con la malinconia, il simil-Gianpaolo Tarantini e la simil-Sabina Began (che sarebbe Kasia Smutniak) fatti parlare come dei figuranti di Uomini e donne, «è dura la vita quando non sai fare niente», «le ragazze come me fanno dei sogni stupidi».

Un altro di quelli a cui il film non è piaciuto per niente è Giovanni Robertini, il cui articolo per Rolling Stone è intitolato “Sorrentino ci prende tutti per il culo“:

Usciti dalla sala ci rimane attaccato – sudaticcio e appiccicoso come il sesso di Youporn – un berlusconismo enfatizzato, bigger than life, che Gué Pequeno avrebbe potuto tranquillamente liquidare in tre rime, e che qui diventa addirittura un film in due parti, dove l’attesa per il secondo episodio svanisce al quarto d’ora del primo.

Diversi critici hanno scritto che la prima parte di questa prima metà di film di Sorrentino su Berlusconi ha ricordato loro la serialità televisiva, e che si aspettano che la seconda metà possa essere molto meglio.