Perché Filippine e Kuwait stanno litigando
È in corso un grave scontro diplomatico, cominciato con il ritrovamento in un freezer del corpo di una domestica filippina in Kuwait
Il Kuwait, piccolo stato ricco di giacimenti petroliferi affacciato sul Golfo Persico, ha espulso l’ambasciatore delle Filippine e ha richiamato il suo omologo nel paese asiatico, nell’ultimo sviluppo di uno scontro che va avanti da febbraio e che riguarda il trattamento delle persone filippine che lavorano come domestici e domestiche in Kuwait.
Tutto è cominciato a febbraio, quando nel freezer di un appartamento di Kuwait City è stato ritrovato il corpo di Joanna Demafelis, una domestica filippina che era stata torturata e strangolata oltre un anno prima. Il suo datore di lavoro, di nazionalità libanese, aveva confessato l’omicidio, commesso con la complicità della moglie – siriana – che è ancora oggi latitante. Entrambi sono stati condannati a morte, in una sentenza che però può ancora essere appellata. Il caso aveva causato grande indignazione e preoccupazione nelle Filippine, che avevano spinto il controverso presidente Rodrigo Duterte a proibire ai cittadini filippini di accettare nuovi lavori in Kuwait.
Ma ad aggravare i già tesi rapporti diplomatici tra i due paesi è stata la diffusione online di alcuni video che mostrano un tentativo dei dipendenti dell’ambasciata filippina in Kuwait di salvare alcuni concittadini impiegati come domestici. I video, molto condivisi e commentati online, e definiti dai critici «una trovata pubblicitaria», sono stati giudicati un affronto troppo grande dal Kuwait, che ha dato una settimana di tempo all’ambasciatore Renato Villa per lasciare il paese, dichiarandolo “persona non gradita”. Villa si è difeso spiegando che il personale della sua ambasciata interviene in aiuto dei filippini quando le autorità locali non rispondono entro 24 ore alle segnalazioni.
Secondo Arman Hernando, capo di un’organizzazione che si occupa di migranti, il video è stato pubblicato senza pensare alle gravi conseguenze diplomatiche che avrebbe avuto, e senza considerare i danni che avrebbe causato ai domestici filippini. Villa si è infatti poi scusato. Quattro dipendenti dell’ambasciata sono stati arrestati per aver incitato e aiutato alcuni filippini a scappare.
Le Filippine hanno definito «molto allarmante» la decisione del Kuwait, sostenendo di aver sempre messo al centro delle trattative il benessere dei propri concittadini. Kuwait e Filippine, prima del pasticcio dei video, stavano negoziando una fine del divieto ai domestici filippini di accettare nuovi lavori nel paese mediorientale. Il Kuwait ha risposto dicendo che l’ambasciata filippina aveva violato gravemente le norme che regolano l’azione diplomatica di un paese in un altro, e che l’espulsione dell’ambasciatore era dovuta. Quando le Filippine hanno convocato l’ambasciatore del Kuwait Saleh Ahmad Althwaikh, hanno scoperto che era stato segretamente richiamato.
Quello di Demafelis non è il primo caso di violenze su una domestica filippina che ha attirato attenzioni internazionali: nel 2014 una donna era stata uccisa dal leone domestico del suo datore di lavoro. I filippini che lavorano all’estero sono circa il 10 per cento del totale, e soltanto in Kuwait sono 260mila, la maggior parte come domestici, che mandano mensilmente milioni di euro a casa. Duterte aveva chiesto al Kuwait di migliorare le condizioni di lavoro dei propri concittadini già a gennaio, prima della scoperta dell’omicidio di Demafelis. Tra le richieste c’era quella di non sequestrare loro cellulare e passaporto, come invece fanno molti datori di lavoro.
C’è comunque la possibilità che la crisi diplomatica rientri in vista del ramadan, il mese durante il quale i musulmani (la stragrande maggioranza degli abitanti del Kuwait) digiunano durante le ore diurne, e fanno molto affidamento sui domestici per cucinare i pasti da consumare nelle ore notturne.