L’obbligo delle cinture di sicurezza ha trent’anni
L'Italia ci arrivò un po' in ritardo, ma ci arrivò: le moderne cinture erano state inventate trent'anni prima in Svezia
Trent’anni fa oggi, in Italia, veniva introdotto l’obbligo di utilizzare le moderne cinture di sicurezza nelle auto private. Qualcuno se lo ricorderà: le automobili vecchie non le avevano, o ne avevano una versione presto entrata in disuso. L’invenzione delle cinture che usiamo ancora oggi la dobbiamo a un ingegnere svedese che lavorava per la Volvo, e che le ideò nel 1959. Da quel momento in poi furono rapidamente adottate da tutti i produttori di auto, e da allora hanno probabilmente salvato milioni di vite.
I produttori di automobili si posero il problema di introdurre un sistema di sicurezza in caso di incidenti solo con la diffusione delle auto su scala mondiale. Fino agli anni Cinquanta, però, l’unica misura era una cintura – detta “a due punti”, come quelle degli aeroplani – che si legava alla vita del guidatore e impediva che sbalzasse fuori in caso di incidente. Il suo utilizzo non era però coì diffuso – «le uniche persone che se la allacciavano regolarmente erano i piloti di auto da corsa», ricorda il sito di History Channel – e inoltre aveva un grosso difetto: in caso di urto o decelerazione improvvisa impediva effettivamente che il guidatore potesse sbalzare fuori, ma lo lasciava vulnerabile a violenti colpi contro il parabrezza, e potenziali danni agli organi interni causati dall’urto.
Nils Bohlin aveva iniziato la sua carriera come ingegnere della sicurezza per l’aviazione svedese: il suo compito era quello di progettare i seggiolini eiettabili utilizzati dai piloti in caso di guasti. Nel 1958, quando aveva soli 28 anni, Volvo lo assunse per un incarico che fino a quel momento non esisteva: capo del reparto sicurezza. Si dice che il CEO dell’epoca, Gunnar Engelau, fosse diventato più sensibile sul tema dopo che un suo parente era morto in un incidente automobilistico.
Nel giro di un anno, Bohlin trovò un compromesso fra le cinture a due punti e quelle “avvolgenti” che venivano usati per i piloti degli aerei, poco pratiche per le automobili: il risultato fu la cosiddetta cintura “a tre punti”, cioè quella che usiamo ancora oggi. «Avevo capito che dovevo fissare con un’unica cintura sia la parte superiore sia quella inferiore del corpo, e che doveva passare per il petto e i fianchi», ricordò Bohlin tempo dopo: «la cintura aveva bisogno di essere allacciata a lato dei fianchi, così da tenere fermo efficacemente il corpo in caso di collisione. Era solo questione di trovare una soluzione che fosse semplice, efficace e che potesse essere fissata con una mano sola».
Volvo installò immediatamente la soluzione di Bohlin sulle proprie auto, e poi rese disponibile il suo brevetto a tutte le altre case automobilistiche. Già nel 1966, il Congresso americano approvò una legge che obbligava tutti i produttori americani ad installarle sulle auto a partire dal 1968.
Il primo paese a rendere l’uso delle cinture di sicurezza obbligatorio fu l’Australia, nel 1972. L’anno dopo seguì la Francia. L’Italia ci arrivò un po’ più tardi, quando Bohlin era già andato in pensione (si ritirò nel 1985): l’obbligatorietà fu imposta dalla legge 111 del 13 aprile 1988, iscritta sulla Gazzetta Ufficiale due giorni prima che decadesse il governo di Giovanni Goria, sostenuto dal cosiddetto Pentapartito. La legge entrò in vigore il 26 aprile dello stesso anno e lasciava un altro anno di tempo per consentire ai proprietari di auto vecchie di installare le “nuove” cinture di sicurezza. Dal 27 aprile 1989 l’obbligo non ebbe più eccezioni.
L’obbligo però valeva solo per i posti anteriori. La legge è stata modificata nel 2006 secondo direttive europee, e da allora prevede che debbano allacciarsi la cintura tutte le persone a bordo dell’auto.