La Corte Suprema brasiliana ha revocato le misure cautelari a Cesare Battisti
La Corte Suprema brasiliana ha revocato le misure cautelari imposte a Cesare Battisti dal tribunale di Cananeia dopo che era stato arrestato nell’ottobre 2017 mentre cercava probabilmente di lasciare il Brasile a Corumbá, una città vicina al confine con la Bolivia. Il tribunale federale aveva accolto la richiesta di liberazione degli avvocati di Battisti, ma aveva anche imposto all’ex terrorista l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico, di presentarsi in commissariato una volta al mese, e il divieto di lasciare la località in cui risiede, nel distretto di San Paolo, senza l’autorizzazione di un tribunale. I suoi avvocati avevano allora fatto ricorso contro le misure precauzionali.
Cesare Battisti si trova in Brasile dal 2004. Vive all’estero dal 1981, anno in cui evase dal carcere in Italia per sfuggire prima al proprio processo e poi alla condanna in contumacia, avvenuta nel 1988, a due ergastoli per aver partecipato alle azioni del gruppo terrorista di estrema sinistra Proletari armati per il comunismo (PAC), tra cui quattro omicidi. La sua storia di fughe e provvedimenti giudiziari è abbastanza complessa: in Brasile è stato arrestato per tre volte (compresa quella del 4 ottobre) e ha passato più di quattro anni in carcere, ma la cosa più rilevante successa nell’ultimo decennio è stata la decisione dell’ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva di negare la sua estradizione in Italia. Fu l’ultimo atto di Lula da presidente. Secondo le recenti ricostruzioni dei giornali italiani, l’attuale presidente Michel Temer vorrebbe concedere l’estradizione, come gesto diplomatico per rinsaldare i rapporti con l’Italia e Battisti aveva deciso di fuggire dopo un articolo pubblicato sul quotidiano brasiliano O Globo sul rinnovo della richiesta di estradizione da parte dell’Italia.