Queste formiche si fanno esplodere per salvare le loro compagne
Usano un sistema estremo ma molto efficace per fermare gli invasori che cercano di entrare nel formicaio
Una specie di formica esplosiva nel sudest asiatico è stata per la prima volta descritta e catalogata in una ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica ZooKeys. Gli esemplari appartenenti alla specie Colobopsis explodens hanno la capacità di farsi esplodere quando sono nelle vicinanze di un predatore che potrebbe mettere a rischio l’intera colonia. Il loro sacrificio permette di eliminare rapidamente la minaccia e di consentire alle loro compagne di proseguire la specie.
Gli entomologi (cioè quelli che studiano gli insetti) sono da tempo a conoscenza della capacità di alcune formiche di farsi esplodere. Le prime specie di questo tipo furono scoperte più di due secoli fa, ma osservarne di nuove in natura e catalogarle è comunque un lavoro lungo e complicato. Nonostante le formiche esplosive fossero già note, la catalogazione della prima specie avvenne solo un secolo fa. Negli anni seguenti ne furono catalogate altre, ma dal 1935 non ci sono più state grandi novità.
Guidati da Alice Laciny, del Museo di Storia Naturale di Vienna, i ricercatori hanno lavorato in modo sistematico per catalogare i vari esemplari di una specie nota da tempo, ma non ancora correttamente registrata. Hanno raccolto e descritto le formiche operaie, la regina e le altre appartenenti alle caste del formicaio. Ne hanno poi descritto il comportamento in natura e infine preparato uno studio, dove sono state descritte con il nuovo nome latino C. explodens.
La ricerca descrive nel dettaglio il comportamento di queste formiche, per la maggior parte instancabili lavoratrici, impegnate per circa 12 ore al giorno a cercare cibo e a portarlo nel formicaio. Laciny e colleghi hanno notato che un gruppo di operaie rimane spesso all’entrata della colonia e tocca con le zampe ogni altra lavoratrice, evidentemente per accertarsi che a entrare nel formicaio siano solo le formiche che fanno parte della comunità.
Per verificare la loro teoria, i ricercatori hanno provato a introdurre dall’ingresso del formicaio una formica tessitrice, tra i principali predatori delle C. explodens. Appena un’operaia ha sfiorato la predatrice, riconoscendo il pericolo, ha attivato la sua forma di difesa estrema: il suo addome si è aperto facendo fuoriuscire una sostanza collosa e tossica, che ha prima immobilizzato e poi ucciso la formica tessitrice. I ricercatori non sanno ancora quali siano le tossine presenti nella sostanza, ma hanno comunque scoperto che viene prodotta da una serie di ghiandole all’interno dell’organismo, che a loro volta riempiono piccole sacche. Quando queste si rompono in presenza di un pericolo, portano a una reazione e a una piccola esplosione che squarcia l’addome della formica causandone la morte.
Il fatto che un essere vivente per difendersi debba morire può sembrare un controsenso da un punto di vista della prosecuzione della specie, ma non lo è nel caso di molti insetti con strutture sociali più o meno complesse e grandi colonie. La morte di pochi esemplari garantisce infatti la sopravvivenza di tutti gli altri membri della colonia, che quindi possono continuare a moltiplicarsi e a tenere vivo il formicaio. Qualcosa di analogo avviene con diverse specie di api, che muoiono poco dopo avere punto una potenziale minaccia per l’alveare.