Teniamo d’occhio il Missouri
Da alcune settimane il governatore Repubblicano è coinvolto in uno scandalo sessuale che potrebbe avere ripercussioni nazionali
Negli Stati Uniti, ci sono alcuni posti dove i partiti di minoranza non fanno campagna elettorale o quasi, perché non ne vale la pena. Nello Utah, per esempio, il candidato alla presidenza dei Repubblicani, quale che sia, prende spesso più del doppio dei voti di quello dei Democratici. In alcuni stati i partiti politici pensano e sperano che solo i cambiamenti demografici possano cambiare la situazione: da anni i Democratici sono convinti che prima o poi riusciranno a prendere più voti dei Repubblicani in Texas, per esempio, visto il costante aumento della popolazione ispanica.
E poi c’è il Missouri.
Qui la politica, anche a livello statale, «non si gioca sulla partigianeria. Piuttosto: hai delle cose da dire? Sei considerato una persona onesta?», ha spiegato a Vox uno stratega Democratico locale. I risultati si vedono. Nel 1994 il candidato indipendente alle presidenziali Ross Perot prese in Missouri il 22 per cento dei voti, cioè mezzo milione. Quattordici anni dopo Barack Obama ottenne il 49,3 per cento e arrivò a un passo dal prendere più voti di John McCain. Al momento il Missouri è rappresentato da un governatore Repubblicano e ha una senatrice Democratica molto popolare. Di recente, però, c’è stato un rimescolamento che potrebbe cambiare le cose in vista delle elezioni locali di novembre, che per la prima volta da tempo avranno una rilevanza nazionale.
Da tre mesi il governatore Eric Greitens – 44 anni, Repubblicano ma ex Democratico, un dottorato a Oxford e soprattutto pluri-decorato soldato d’elite dei Navy SEALs – è stato coinvolto in un brutto scandalo sessuale. La sua parrucchiera ha raccontato che una mattina del 2015, prima che Greitens diventasse governatore, lui l’aveva bendata, legata e costretta a un rapporto orale (forzato anche se consenziente, secondo la donna). Nella stessa occasione Greitens aveva fotografato la donna mentre era semi-nuda e l’aveva minacciata di divulgare tutto se avesse parlato ad altri del loro rapporto. La relazione fra Greitens e la donna è poi proseguita per un po’ di tempo, ma la storia è venuta fuori solo nel gennaio del 2018.
A fine febbraio Greitens è stato incriminato per invasione della privacy (cioè per avere scattato foto alla donna senza il suo consenso). Nel frattempo ha ammesso di avere avuto una relazione con la donna ma ha negato violenze e ricatti. La settimana scorsa, però, un rapporto speciale compilato dalla Camera del Missouri ha confermato violenze e ricatti. Greitens dice che non vuole dimettersi ma ha perso l’appoggio della stragrande maggioranza dei dirigenti Repubblicani del suo stato. Ed è qui che la storia assume una dimensione nazionale.
Alle elezioni di novembre del 2018 si voterà fra le altre cose per rinnovare 33 seggi su 100 del Senato, in cui attualmente i Repubblicani hanno una maggioranza di 51 a 49. Venticinque dei 33 seggi in palio sono controllati dai Democratici, e solo otto dai Repubblicani. Banalmente significa che i Democratici hanno un notevole svantaggio iniziale: devono difendere il triplo dei seggi dei loro avversari, e quindi hanno maggiori possibilità di perderne. Al momento però i Democratici sono molto avanti nei sondaggi nazionali, cosa che potrebbe bilanciare lo svantaggio iniziale.
Tenendo conto di questi fattori, il sito Ballotpedia ha individuato 11 stati i cui seggi sono maggiormente contendibili: 9 sono attualmente in mano ai Democratici, e solo 2 ai Repubblicani. Per sperare di conquistare la maggioranza in Senato, quindi, i Democratici non devono limitarsi a sottrarre i due seggi contendibili attualmente controllati dai Repubblicani – Nevada e Arizona – ma soprattutto devono conservare i nove considerati contendibili in cui il senatore uscente è Democratico.
Fra questi c’è anche il Missouri.
La senatrice uscente del Missouri si chiama Claire McCaskill, è in carica dal 2007 ed è una Democratica molto moderata e molto esperta. Nel 2012 fu rieletta anche grazie a una strategia che passò alla storia: durante le primarie Repubblicane per scegliere il suo avversario spese 1,7 milioni di dollari per far vincere il conservatore radicale Todd Akin, sperando che alle elezioni “vere” avrebbe avuto più difficoltà per via delle sue idee molto estremiste. McCaskill vinse poi le elezioni con un vantaggio di 15 punti. Alle elezioni presidenziali del 2016, Clinton ha perso in Missouri con un distacco di 20 punti da Trump. Avendo capito l’aria che tira, McCaskill ha iniziato a corteggiare gli elettori di Trump, tenendo per esempio una posizione piuttosto morbida sulla rimozione di statue erette durante la schiavitù o la Guerra civile, e dicendo cose come «il mio lavoro non è combattere il presidente, ma combattere per voi».
Il suo rivale sarà probabilmente il 38enne procuratore generale dello stato, Josh Hawley, il favorito per vincere le primarie Repubblicane che si terranno in agosto. Hawley è un conservatore religioso che sta provando ad allinearsi con Trump e che ha subito preso le distanze da Greitens, chiedendone le dimissioni. Insomma, i Repubblicani del Missouri devono allontanarsi il più possibile dal governatore Greitens ma devono stare attenti perché una procedura di impeachment nei suoi confronti potrebbe danneggiare il partito, dividerlo ulteriormente, in ogni caso concentrare le attenzioni degli elettori sui loro guai. Anche McCaskill però ha i suoi problemi: è stata accusata di aver trascurato gli elettori afroamericani, una fetta importante dell’elettorato dei Democratici (in Missouri si trova Ferguson, la città dove nel 2014 è stato ucciso il 18enne nero Michael Brown e in cui iniziarono le grandi proteste nazionali che portarono alla nascita del movimento Black Lives Matter).
Un sondaggio pubblicato di recente mostra che al momento McCaskill e Hawley sono praticamente pari.