Cuba ha un nuovo presidente, e non è Castro
Si chiama Miguel Díaz-Canel, è un ingegnere elettronico di 57 anni e fa parte della generazione di leader post-rivoluzionari
Miguel Díaz-Canel, ingegnere elettronico di 57 anni, è il nuovo presidente di Cuba: è stato eletto oggi dall’Assemblea Nazionale cubana e prenderà il posto di Raúl Castro, 86 anni, che aveva annunciato il ritiro dalla vita pubblica il giorno dopo la sua nomina per un secondo mandato presidenziale, nel febbraio 2013. L’elezione di Díaz-Canel per Cuba è la fine di un’era durata quasi 60 anni: per la prima volta dal 1959, cioè dalla rivoluzione che destituì il regime di Fulgencio Batista, alla guida del governo cubano non ci sarà infatti un esponente della famiglia Castro, dopo i molti anni di governo di Fidel e poi di suo fratello Raúl.
DIRECTO | Primeras palabras del nuevo presidente de Cuba, Miguel Díaz-Canel https://t.co/1yB99wfQLi pic.twitter.com/ZDTu4LlHhB
— EL PAÍS (@el_pais) April 19, 2018
Díaz-Canel, attuale primo vicepresidente, era dato come favorito a prendere il posto di Raúl Castro. Díaz-Canel iniziò a lavorare con assiduità con il Partito comunista di Cuba nei primi anni Novanta. Dopo alcuni incarichi amministrativi, nel 2009 fu scelto come ministro dell’Istruzione e tre anni dopo come vicepresidente del Consiglio dei ministri. La cosa più rilevante che lo riguarda, hanno scritto diversi osservatori, è che fa parte della generazione post-rivoluzionaria: non era ancora nato quando ci fu la rivoluzione, per dire. Per questa ragione in molti si stanno chiedendo se avrà la volontà e la possibilità di cambiare le cose, fare importanti riforme e aprire Cuba verso l’esterno.
Da una parte Díaz-Canel sembra collocato su posizioni più liberali rispetto ad altri leader politici cubani: si è detto sostenitore dei diritti degli omosessuali, di una maggiore apertura a Internet e anche di una stampa critica con il governo, tra le altre cose. Ci sono però molti dubbi sulle sue reali intenzioni, o possibilità di realizzarle. In un discorso tenuto a una riunione a porte chiuse del Partito comunista, Díaz-Canel ha promesso di chiudere i media critici con il governo e ha definito l’allentamento dell’embargo statunitense su Cuba un tentativo di distruggere la rivoluzione. L’impressione è che Díaz-Canel abbia voluto rassicurare la vecchia guardia, che continuerà a essere molto potente nonostante i cambi al vertice. Per esempio Raúl Castro rimarrà alla guida del Partito comunista, importante centro decisionale nella politica cubana. Ma non è chiaro quanto le sue parole siano state solo dirette a rassicurare la vecchia generazione di rivoluzionari, o quanto invece siano state l’espressione effettiva della sua visione politica.
Senza la mistica rivoluzionaria dei Castro, ha scritto l’Economist, l’azione di Díaz-Canel sarà giudicata in modo più puntuale. Prima di affrontare una serie di riforme dolorose, il nuovo presidente potrebbe cercare di aumentare la propria popolarità per esempio espandendo l’accesso a Internet. Il governo sta anche pianificando una serie di cambiamenti costituzionali per riconoscere tra le altre cose il diritto al lavoro autonomo. I cubani potrebbero votare le modifiche attraverso un referendum, che potrebbe dare a Díaz-Canel una specie di legittimità. Ma le misure più attese, secondo tutti gli osservatori, resteranno quelle economiche, che potrebbero migliorare concretamente la vita dei cubani.