Le due Coree firmeranno un trattato di pace?
Formalmente sono ancora in guerra dagli anni Cinquanta, quando fu firmato solo un armistizio: ora sembra che qualcosa si stia muovendo
Mercoledì la Corea del Sud ha confermato di stare parlando con funzionari americani e nordcoreani della possibilità di negoziare un trattato di pace che metta formalmente fine alla guerra con la Corea del Nord. Per il momento non si hanno altre informazioni sui colloqui, che sembrano essere solo preliminari ed esplorativi. L’eventuale firma di un trattato di pace, che sostituirebbe l’armistizio del 1953, sarebbe un risultato storico per i rapporti tra le due Coree ma anche molto complicato da raggiungere: si intreccerebbe probabilmente con il tema della “denuclearizzazione” della Corea del Nord e dovrebbe avere il consenso di Stati Uniti e Cina, le due potenze straniere che nel 1953 firmarono l’armistizio. Inoltre, hanno notato diversi osservatori, implicherebbe il riconoscimento diplomatico della Corea del Nord da parte degli Stati Uniti, requisito necessario affinché entrambi i paesi possano mettere la firma sullo stesso trattato internazionale.
Il trattato di pace tra le due Coree è stato uno dei temi dell’incontro tra Chung Eui-yong, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente sudcoreano Moon Jae-in, e John Bolton, la sua controparte statunitense. Il colloquio era stato organizzato, tra le altre cose, in vista degli incontri che potrebbero tenersi nelle prossime settimane tra i presidenti dei tre paesi, il sudcoreano Moon Jae-in, il nordcoreano Kim Jong-un e l’americano Donald Trump. Lo scorso mese Chung, il consigliere per la sicurezza nazionale della Corea del Sud, aveva parlato con Kim Jong-un, il quale gli aveva confermato che la Corea del Nord sarebbe stata disposta a rinunciare alle sue armi nucleari se avesse ricevuto alcune garanzie: non è chiaro quali, ma in passato lo stesso governo nordcoreano aveva incluso la normalizzazione dei rapporti con gli Stati Uniti e un trattato di pace con la Corea del Sud.
È difficile dire quanto siano serie le intenzioni delle parti coinvolte, soprattutto per l’imprevedibilità del governo nordcoreano, ma non solo. Sappiamo però per certo che di recente si sono aperti canali di comunicazione che erano rimasti chiusi per molto tempo. Per esempio mercoledì Trump ha confermato la notizia dell’incontro tra il direttore della CIA, Mike Pompeo, e Kim Jong-un, che era stata anticipata da diversi giornali americani che avevano citato fonti dell’amministrazione Trump.
Mike Pompeo met with Kim Jong Un in North Korea last week. Meeting went very smoothly and a good relationship was formed. Details of Summit are being worked out now. Denuclearization will be a great thing for World, but also for North Korea!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) April 18, 2018
Mettere d’accordo tutti per firmare un trattato di pace tra le due Coree non è cosa facile, hanno spiegato Choe Sang-hun e Jane Perlez sul New York Times. Anzitutto dovrebbe convincersi la Cina, che durante la guerra di Corea appoggiò il Nord comunista e partecipò al conflitto con tre milioni di soldati, che oggi è il principale partner commerciale e diplomatico del regime e che ha interesse ad avere uno “stato cuscinetto” non alleato degli Stati Uniti oltre il suo confine.
Il governo cinese ha detto di voler avere un ruolo positivo nei colloqui, e già in passato aveva parlato della possibilità di firmare un trattato di pace, ma le tensioni degli ultimi mesi con l’amministrazione Trump potrebbero avere complicato l’intera situazione. Così come la Cina, anche gli Stati Uniti firmarono l’armistizio del 1953, anche se combatterono nell’altro schieramento, quello della Corea del Sud. Da settimane tra cinesi e americani va avanti una guerra commerciale piuttosto intensa, che ha già coinvolto decine di categorie di prodotti e che potrebbe complicare la cooperazione dei due paesi sulla Corea del Nord. Due giorni fa la tensione è aumentata di nuovo a causa del caso che ha coinvolto la grande società di telecomunicazioni cinese Zte, che per decisione del dipartimento del Commercio americano non potrà comprare per i prossimi sette anni componenti provenienti dagli Stati Uniti, perché accusata di avere violato le sanzioni imposte all’Iran e alla Corea del Nord. Il governo cinese è però indispensabile per la normalizzazione dei rapporti con la Corea del Nord, soprattutto dopo l’inaspettata visita di Kim Jong-un a Pechino dello scorso mese.
Un altro ostacolo alla firma di un trattato di pace – non insormontabile ma per lo meno molto ingombrante – è che gli Stati Uniti non hanno mai riconosciuto diplomaticamente la Corea del Nord. Un trattato di pace però non è né un memorandum né un comunicato, ed è necessario che le parti in causa si riconoscano a vicenda: sarebbe una decisione con un valore per lo più politico ma comunque di grande significato.
Non è chiaro cosa potrà contenere un eventuale trattato di pace tra le due Coree: non ci sono ancora proposte concrete in ballo, anche perché di fatto non sono ancora iniziati colloqui di alto livello strutturati in modo da affrontare una questione così delicata e complessa. Alcuni analisti sudcoreani, ha scritto il New York Times, hanno ipotizzato che le due Coree potrebbero accordarsi per rinunciare ad armi e truppe nell’attuale zona demilitarizzata, che divide i due paesi e che a dispetto del nome è una delle aree più militarizzate al mondo. Altre due condizioni che molto probabilmente potranno finire nell’accordo sono la denuclearizzazione della Corea del Nord – con modi e termini da stabilirsi, visto che non c’è troppo accordo sul significato di “denuclearizzazione” – e un totale o parziale ritiro delle truppe americane in Corea del Sud, cioè circa 30mila soldati. Il ritiro potrebbe anche essere in linea con la strategia di Trump definita “America First” (l’interesse americano prima di tutto), ma solo se tradotta nell’isolazionismo, e non è ancora chiaro come Trump sia intenzionato a interpretarla; e potrebbe essere una grande vittoria per la Cina, che avrebbe un competitore in meno nella ampia regione dell’Asia.