È morta Barbara Bush
L'ex first lady statunitense, moglie del presidente George H.W. Bush, aveva 92 anni
Barbara Bush, ex first lady degli Stati Uniti e moglie per 73 anni del presidente George H.W. Bush, è morta il 17 aprile a 92 anni. La notizia è stata data da un portavoce della famiglia solo un giorno dopo l’annuncio che avrebbe rinunciato alle cure mediche per passare il tempo a casa con i suoi cari. Negli ultimi tempi la sua salute era infatti peggiorata, aveva avuto una broncopneumopatia cronica ostruttiva e una insufficienza cardiaca. Il marito le ha tenuto la mano per tutto il giorno ed è rimasto al suo fianco fino alla fine: sono stati la coppia presidenziale sposata più a lungo della storia americana, si conobbero quando lei aveva 17 anni e lui 18, hanno avuto sei figli e quattordici nipoti.
Oltre che moglie di H.W. Bush, che ora ha 93 anni ed è stato presidente dal 1989 al 1993, Barbara Bush è la madre dell’ex presidente George W. Bush (2000-2008) e dell’ex governatore della Florida Jeb Bush (1999-2007): è l’unica donna insieme ad Abigail Adams – moglie del presidente John Adams e madre di John Quincy Adams – a essere stata sia moglie che madre di un presidente americano.
Statement by President George W. Bush on the passing of Mrs. Barbara Bush: https://t.co/PwYs9SHwo3 pic.twitter.com/FZMcRwv0Ve
— The George W. Bush Presidential Center (@TheBushCenter) April 18, 2018
Barbara Bush è sempre stata molto amata dagli americani indipendentemente dagli schieramenti politici, per i suoi modi spicci e concreti lontani da glamour e frivolezze, per il piacere di prendersi in giro, per il parlar franco e i gesti spiritosi, come quando ricambiò il baciamano che le aveva fatto Denis Thatcher, marito del primo ministro britannico Margaret Thatcher.
Fu così fino all’ultimo e nella campagna elettorale del 2016 non si trattenne dal criticare e ridicolizzare Donald Trump, candidato dei Repubblicani, il suo partito.
Radunava in sé tutte le virtù della madre e moglie americana, roccia della famiglia e alleata di ferro del marito, al suo fianco in tutte le campagne elettorali a cui partecipò: quella come vice-presidente di Ronald Reagan nel 1984, come presidente nel 1988, e poi nel 1992 quando cercò di vincere un secondo mandato ma lo perse; e poi replicò con il figlio George W. Bush, nel 2000. In campagna elettorale era abile e a suo agio nei discorsi e seppe guadagnare molti fondi per il partito. La sua devozione alla carriera di figli e marito aveva però un limite: «non mi colorerò i capelli, non cambierò i miei vestiti e non mi metterò a dieta», disse una volta.
Anche da First Lady rimase fedele al suo personaggio, non prendendo posizioni su questioni controverse, in particolare in quelle in cui sembrava in disaccordo col marito; si diceva per esempio che fosse a favore dell’aborto ma non lo disse mai apertamente. In un’intervista del 1992, quando era ancora first lady, disse però che «Devi avere una certa influenza. Se dopo 47 anni di matrimonio non ce l’hai, allora sei veramente nei guai». Si prese a cuore alcune cause più universali, come l’alfabetizzazione e il movimento dei diritti civili, di cui divenne un’instancabile sostenitrice. Secondo un sondaggio del 1999 il 63 per cento degli americani aveva una buona opinione di lei, non ce l’aveva soltanto il 3 per cento.
Questo suo candore l’ha anche messa più volte in imbarazzo, con uscite poco opportune: nel 2005 disse che le persone rimaste senza casa dopo l’uragano Katrina e affollate nell’Astrodome, un palazzetto dello sport di Houston, in Texas, “erano degli sfortunati” che lì “stavano molto bene”; quando suo figlio annunciò l’invasione dell’Iraq disse di non seguire la copertura del conflitto: «perché dovrei sprecare la mia bella mente in qualcosa del genere?”. Recuperò delle simpatie nel 2013 quando le venne chiesto se l’altro suo figlio Jeb si sarebbe dovuto candidare alla presidenza e lei rispose «Penso davvero di no. È pieno di gente in grado di farlo, abbiamo avuto abbastanza Bush». Poi disse di aver cambiato idea e quando si candidò si mise a far campagna elettorale anche per lui.
Barbara Bush nacque l’8 giugno del 1925 a New York; era la terza figlia di Pauline Robinson, figlia di un giudice della Corte suprema dell’Ohio, e di Marvin Pierce, che poi divenne presidente della casa editrice McCall; era anche imparentata alla lontana con Franklin Pierce, 14esimo presidente degli Stati Uniti. Anche da ragazzina non era tipo da farsi intimorire: «a 12 anni ero alta un metro e settanta, cosa che preoccupava i ragazzi». Incontro George Bush nel 1941 a un ballo di Natale in un club del Connecticut, dove lui era cresciuto, figlio di un dirigente di Wall Street poi diventato senatore dello stato. Nel 1942 Bush partì in guerra, nel 1944 venne ferito in missione: lei non ebbe sue notizie per un mese. Nel frattempo si era iscritta all’università, anche se passò l’estate a lavorare in una fabbrica di bulloni. Quando lui ottenne un congedo e tornò a casa si sposarono, il 6 gennaio del 1945. A quel punto lei lasciò l’università: «La verità è che non mi interessava. Mi interessava soltanto George».