La prima Settimana della moda saudita, senza uomini
Nel backstage e tra il pubblico delle 16 sfilate c'erano solo donne e c'è stato un altro giorno di ritardo per problemi organizzativi
Dall’11 al 15 aprile si è tenuta a Riad la prima edizione della Settimana della moda dell’Arabia Saudita, dopo che a fine marzo era stata rinviata di due settimane per problemi organizzativi e perché molti giornalisti e modelle stranieri non avevano ottenuto il visto in tempo. La serata di apertura con le prime sfilate era fissata per mercoledì sera, ma a 45 minuti dall’inizio la Camera della moda araba, società con sede a Dubai che ha organizzato l’evento, ha avvertito gli ospiti con un messaggio su WhatsApp che l’evento era stato rimandato di altre 24 ore: a causa del brutto tempo il tendone in cui si sarebbe dovuto tenere non era agibile e sicuro.
L’inaugurazione si è quindi tenuta giovedì, in una struttura allestita nell’hotel Ritz-Carlton, lo stesso usato per “ospitare” recentemente i reali sauditi e gli uomini d’affari arrestati per corruzione. Il numero dei partecipanti della prima serata non è stato per ora reso noto, ma c’erano molte sedie vuote, un po’ per la disorganizzazione generale, che ha portato molti marchi a rinunciare, un po’ per il costo del biglietto, di circa 400 dollari, oltre 300 euro.
Il tendone poteva comunque ospitare fino a 1.500 persone e nelle serate successive il costo del biglietto era di 130 dollari, circa cento euro. Hanno sfilato modelle quasi esclusivamente russe e dell’Europa dell’Est davanti a un pubblico di sole donne: stilisti, fotografi, giornalisti uomini non erano infatti ammessi, cosa che almeno ha permesso alle donne di togliersi l’abaya, la tunica scura che copre braccia e gambe che sono tenute a indossare in pubblico; in poche però l’hanno fatto. Soltanto gli organizzatori hanno potuto scattare le foto, che dovevano essere approvate dalla censura del governo prima di venire pubblicate, mentre gli abiti presentati non dovevano avere trasparenze, scollature e tagli sopra al ginocchio. I giornalisti stranieri hanno ricevuto insieme alla cartella stampa un elenco di 14 punti che ricordava le leggi e gli usi del paese, tra cui il divieto di alcol e l’illegalità di pratiche sessuali omosessuali e al di fuori del matrimonio.
Nonostante queste misure, la Settimana della moda saudita è considerata da molti stilisti e da molte donne un passo avanti importante, sia per il mondo della moda che per una maggiore apertura del paese. Le sfilate sono state 16, con collezioni di marchi sauditi e internazionali, tra cui libanesi, italiani, egiziani, e degli importanti stilisti Jean-Paul Gaultier e Roberto Cavalli. Gli abiti avevano forme soprattutto femminili, con piume e paillettes, insieme alla collezione di completi con influenze berbere della saudita Arwa Al-Banawi: tutti capi che vengono indossati dalle donne saudite sotto l’abaya. Si è vista poca della cosiddetta moda modesta, cioè gli abiti eleganti ma tradizionali, che nascondono e coprono le forme, perché come ha spiegato Marriam Mossalli, una consulente del lusso di Gedda: «O ci mettiamo le abaya o abiti occidentali sotto, non c’è una via di mezzo come in altri paesi islamici. Man mano che le cose cambiano qui comunque la moda modesta avrà un mercato enorme».
Le donne saudite sono molto interessate alla moda e al lusso e, dice la stilista libanese Naja Saade, hanno gusti stravaganti e apprezzano gli abiti pieni di dettagli: «alle donne saudite piace lo stile europeo, vogliono sembrare donne europee. Gli piacciono le finiture fatte a mano e un abito speciale». Jacob Abrian, amministratore delegato della Camera della moda araba, ha ricordato che le principesse saudite sono le maggiori collezioniste di alta moda al mondo e che in generale il paese è un mercato di riferimento e in crescita della moda, anche grazie ai molti adolescenti. Per questo cercherà di trasformare Riad in una capitale della moda: la prossima settimana di sfilate si terrà, se tutto va bene, in autunno.