L’Assemblea nazionale del PD del 21 aprile è stata rimandata a data da destinarsi
L’Assemblea nazionale del PD del 21 aprile è stata rimandata a data da destinarsi. L’Assemblea è il principale organo del PD, che sabato avrebbe dovuto discutere tra le altre questioni la successione all’ex segretario Matteo Renzi, che si è dimesso in seguito alla sconfitta alle elezioni del 4 marzo. L’Assemblea avrebbe potuto eleggere un segretario reggente per coprire tutti o parte dei quattro anni che mancano al termine della segreteria Renzi; oppure avrebbe potuto convocare un nuovo congresso che avrebbe portato all’elezione di un nuovo segretario tramite primarie.
La richiesta di rimandare l’Assemblea è arrivata dai “renziani”, i dirigenti e parlamentari vicini all’ex segretario che costituiscono ancora la maggioranza nei vari organi del partito. Il primo a chiederla esplicitamente è stato, venerdì sera, Dario Parrini, segretario regionale del PD in Toscana. Secondo i principali quotidiani e le agenzie di stampa, la mattina di venerdì Renzi aveva fatto privatamente la stessa richiesta in un incontro con il segretario Maurizio Martina che, alla sera, ha annunciato di aver chiesto formalmente al presidente del partito Matteo Orfini di rimandare l’assemblea.
La ragione ufficiale, esposta da Parrini e Martina, è che a causa dell’assenza di un governo che abbia la fiducia della maggioranza parlamentare, la situazione politica è molto confusa e quindi non ha senso convocare l’Assemblea per discutere del futuro del PD. Nell’unica comunicazione ufficiale resa pubblica sulla questione, Martina ha scritto: «Il PD deve continuare a concentrare unitariamente tutte le proprie energie su questa situazione, nell’interesse generale del Paese, seguendo l’impegnativo lavoro del Presidente Mattarella».
La minoranza del partito ha criticato la decisione di rimandare l’Assemblea, sostenendo che si è persa l’occasione per chiarire la posizione del partito e il suo futuro. Il tesoriere del PD, Francesco Bonifazi, ha inviato una mail ai delegati che avrebbero dovuto partecipare all’assemblea promettendo un rimborso delle spese di viaggio per recarsi a Roma che alcuni delegati avevano già sostenuto.