Ora Donald Trump dice che vuole rientrare nel TPP
È l'accordo commerciale con 11 paesi che affacciano sul Pacifico e che aveva abbandonato un anno fa, definendolo «uno stupro della nostra nazione»
Il presidente statunitense Donald Trump vuole rientrare nel TPP, l’accordo commerciale tra undici paesi che affacciano sull’Oceano Pacifico che aveva abbandonato lo scorso gennaio, definendolo «uno stupro della nostra nazione», e che aveva criticato per l’intera campagna elettorale. Mercoledì il vice portavoce di Trump, Lindsay Walters, ha confermato che il presidente ha dato mandato a due funzionari di studiare la questione e capire se per gli Stati Uniti è possibile spuntare «condizioni migliori» delle precedenti.
Il TPP – ufficialmente ribattezzato CPTPP dopo l’uscita degli Stati Uniti – è un accordo commerciale che riguarda complessivamente 500 milioni di persone e ha l’obiettivo di rimuovere dazi e tariffe che ostacolano il libero commercio tra gli 11 paesi partecipanti. La decisione del presidente Trump di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo si deve al suo noto atteggiamento nazionalista e protezionista in economia, ma anche allo scetticismo traversale dell’opinione pubblica statunitense: oltre ai sostenitori di Trump, infatti, anche la corrente più di sinistra del Partito Democratico aveva criticato l’accordo sostenendo che avrebbe peggiorato le condizioni dei lavoratori statunitensi.
La politica commerciale di Trump però appare estremamente ondivaga e imprevedibile. Al momento, Trump ha alzato dazi e barriere doganali nei confronti della Cina e sta litigando con i suoi vicini Canada e Messico per via dell’accordo commerciale che li lega tutti e tre, il NAFTA. Infine minaccia il suo importante alleato orientale, la Corea del Sud, per via di un altro trattato commerciale. Con l’Unione Europea si è fermato a un passo dal punirla con dazi alle esportazioni e riceverne in risposta altri di rappresaglia.