La letteratura è una storia a distanza
«In fondo di questo si occupa il mio lavoro. Una persona che scrive in silenzio in una stanza cercando di entrare in contatto con un’altra persona che in un’altra stanza più o meno silenziosa legge. Una storia può divertire, insegnare qualcosa, a volte sostenere un punto di vista. Ma per me è fondamentale che trasmetta sensazioni. Che faccia appello a ciò che come esseri umani condividiamo al di là di confini e divergenze. Grandi e splendide industrie si ergono intorno alle storie: editoria, cinema, televisione, teatro. Ma alla fine tutto si risolve in una persona che dice a un’altra: Questo è ciò che sento io. Riesci a capire quello che dico? È lo stesso anche per te?»
Kazuo Ishiguro in La mia sera del Ventesimo secolo e altre piccole svolte: è il discorso che ha tenuto a Stoccolma nel ricevere il premio Nobel per la letteratura, il 7 dicembre 2017, in cui racconta i momenti cruciali che hanno cambiato il suo modo di scrivere. È stato pubblicato da Einaudi nella traduzione di Susanna Basso, ma si può anche leggere in inglese qui.