Maroni dice che «a ottobre si tornerà alle urne»
Secondo l'ex presidente della Lombardia, Lega e Movimento 5 Stelle non riusciranno ad accordarsi per fare un nuovo governo
In un’intervista a Repubblica, Roberto Maroni – dirigente della Lega scettico sul segretario Salvini ed ex presidente della Lombardia – ha detto che secondo lui Lega e Movimento 5 Stelle non riusciranno a fare un accordo per formare una maggioranza di governo. Per questa ragione, ci sarebbe un’unica soluzione possibile alla crisi nata dopo il voto del 4 marzo.
«A ottobre si tornerà alle urne»
Al momento Lega e Movimento 5 Stelle sono disponibili a governare insieme, ma entrambi hanno posto condizioni che per la controparte sono molto difficili da accettare. Il Movimento 5 Stelle ha chiesto alla Lega di rompere la coalizione di centrodestra e di formare una maggioranza con il Movimento stesso, lasciando gli alleati di Forza Italia e Fratelli d’Italia all’opposizione. Luigi Di Maio ha anche ripetuto che l’unico governo che è disposto ad appoggiare è quello che ha lui stesso alla guida.
Secondo la Lega e il suo segretario Matteo Salvini, invece, il presidente del Consiglio dovrà invece essere un esponente del centrodestra, la coalizione che ha ottenuto il miglior risultato alle ultime elezioni. Salvini ha anche ripetuto in più di un’occasione che non intende rompere l’unità del centrodestra che, alle prossime consultazioni, dovrebbe presentarsi unito, con un’unica delegazione. Giancarlo Giorgetti, capogruppo della Lega alla Camera e principale consigliere di Salvini, ha detto che il suo partito e Forza Italia hanno un «patto di sangue».
Secondo Maroni, Salvini non romperà il centrodestra perché mantenere in piedi la coalizione, sostiene, «è l’unica soluzione possibile se si vogliono salvare le maggioranze che governano Lombardia, Veneto, e, a fine mese, anche il Friuli-Venezia Giulia. Salvini ha deciso così e ha fatto una scelta saggia». In Lombardia e Veneto, infatti, il centrodestra governa grazie a una coalizione tra Lega e Forza Italia, così come succede in Liguria, mentre in Friuli-Venezia Giulia la Lega ha candidato l’ex capogruppo alla Camera Massimo Fedriga con l’appoggio di Forza Italia.
Inoltre, sostiene Maroni, il rischio per la Lega è andare al governo come partner di minoranza di un governo del Movimento 5 Stelle e quindi ritrovarsi, dopo poco tempo, senza nessun risultato concreto da presentare ai suoi elettori. «Se io fossi Salvini o Di Maio non avrei dubbi. C’è una data già certa ed è il 26 maggio del 2019. Quel giorno si andrà a votare per le europee, non si scappa. E se entro quel giorno non avranno fatto il reddito di cittadinanza e l’abolizione della legge Fornero i due leader perderanno la faccia. E un vagone di consensi. A loro conviene votare prima».
Roberto Maroni ha 63 anni e al momento non ricopre incarichi politici. Fino allo scorso marzo è stato presidente della Lombardia, dopo essere stato per due volte ministro dell’Interno, vicepresidente del Consiglio, ministro del Lavoro e segretario della Lega Nord. All’interno della Lega è considerato il principale rivale del segretario Matteo Salvini. Maroni voleva mantenere la Lega un “partito territoriale” del Nord, ma è stato sconfitto da Salvini che ha invece preferito mettere in secondo piano i temi locali e concentrarsi su quelli nazionali.