Quello dei turisti italiani e svizzeri in Camerun non è stato un rapimento, come aveva invece detto il governo locale
Il 4 aprile il ministro della Comunicazione del Camerun Issa Tchiroma Bakary aveva detto che all’inizio della settimana 12 turisti europei, di cui cinque italiani, erano stati presi in ostaggio nella regione del Sudovest ed erano poi stati liberati dall’esercito camerunese: l’organizzazione turistica che ha organizzato il viaggio dei turisti, African Adventures, ha però smentito che si fosse trattato di un rapimento. Ha spiegato così i fatti:
«Il 2 aprile 2018 durante lo svolgimento del nostro viaggio in Camerun, su un percorso aperto al traffico e regolarmente autorizzato dalle competenti autorità locali, siamo stati fermati da un gruppo di persone armate che ha effettuato un controllo dei nostri documenti e veicoli. La nostra trattativa portata avanti con questo gruppo ci ha portato ad avere la loro autorizzazione a ripartire. Poco prima della nostra partenza, una pattuglia delle Forze speciali dell’esercito camerunese è arrivata sul luogo e ne è scaturito un breve confronto, dopodiché siamo potuti ripartire per raggiungere un’importante caserma militare ed in seguito la capitale Yaoundé, dove abbiamo incontrato le massime autorità camerunesi e i rappresentanti delle ambasciate italiana e svizzera. Nessuno ha subito violenze e tutti partecipanti del gruppo stanno bene».
La regione del Sudovest è una delle parti del Camerun popolata per la maggior parte dalla minoranza anglofona del paese: da più di un anno ci sono tensioni tra i movimenti separatisti anglofoni e il governo del presidente Paul Biya, che è il leader politico al potere da più tempo al mondo. Bakary aveva detto che i turisti erano stati presi in ostaggio da un gruppo di «terroristi», espressione che i membri del governo del Camerun usano per indicare i separatisti anglofoni.