Ci sono nuovi guai per Facebook
Gli utenti coinvolti nel caso Cambridge Analytica sono almeno 87 milioni e Zuckerberg ha ammesso altri errori nella gestione della privacy dei suoi iscritti
Cambridge Analytica potrebbe avere ottenuto molti più dati sugli iscritti a Facebook rispetto a quanto stimato finora. Facebook ha calcolato che gli utenti coinvolti potrebbero essere stati almeno 87 milioni, molti di più dei 50 milioni di persone ipotizzati in precedenza. La nuova stima tiene conto delle informazioni sugli iscritti a Facebook che erano amici di chi aveva ceduto i propri dati a quell’app che poi li aveva passati a Cambridge Analytica, controversa società di marketing vicina alla destra statunitense coinvolta nelle ultime elezioni presidenziali negli Stati Uniti e nella campagna referendaria per Brexit nel Regno Unito. La notizia di un numero così alto di persone ha portato a nuove critiche nei confronti di Facebook, con accuse di non avere tutelato a sufficienza i dati degli utenti.
Cambridge Analytica
Finora Facebook non aveva diffuso stime ufficiali sul numero di iscritti coinvolti nel caso Cambridge Analytica. La stima dei 50 milioni era stata diffusa dal New York Times, al termine di un’estesa inchiesta sulla società di marketing e sui dati che aveva ottenuto violando le regole di Facebook. Una di queste vieta esplicitamente ai produttori di applicazioni di condividere i dati che hanno raccolto sugli utenti con altre aziende, ma è ormai chiaro che Facebook non avesse gli strumenti per assicurare il rispetto delle sue stesse regole.
A partire dal prossimo lunedì 9 aprile, Facebook mostrerà un avviso agli utenti coinvolti nell’utilizzo non consentito delle loro informazioni da parte di Cambridge Analytica. Uno strumento in testa alla sezione Notizie (Newsfeed) consentirà di rivedere le autorizzazioni concesse nel tempo alle applicazioni, scegliendo quali rimuovere o limitare. L’iniziativa rientra in una più ampia serie di provvedimenti per rendere più trasparente e intuitivo l’utilizzo dei sistemi per gestire la propria privacy su Facebook.
Commentando la notizia degli 87 milioni di account, il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, ha detto che la sua azienda ha preferito diffondere “il numero massimo di persone che potrebbero essere state interessate”. La stima potrebbe essere quindi per eccesso, anche perché non è ancora chiaro se quei dati furono utilizzati o meno da Cambridge Analytica. La società di marketing ha comunque respinto le stime diffuse finora, dicendo di avere raccolto al massimo dati su 30 milioni di persone sul social network.
Meno dati
La società ha inoltre annunciato che sarà ridotta la quantità di dati resi accessibili alle applicazioni. Nomi e indirizzi email potranno essere condivisi normalmente, mentre per le altre informazioni gli utenti dovranno dare un esplicito consenso. Un meccanismo simile esiste già da tempo su Facebook, ma la schermata di avviso è poco chiara e soprattutto non offre molte opzioni su cosa inviare o meno all’applicazione che si sta attivando. Facebook vieterà la raccolta di informazioni come il proprio orientamento religioso o politico, con l’obiettivo di rendere meno dirette le campagna di marketing legate a questi temi e più in generale sulle elezioni.
Zuckerberg di solito non concede interviste, salvo rare eccezioni durante la presentazione dei dati finanziari della sua società, ma nelle ultime settimane è stato molto presente sui principali canali televisivi statunitensi e siti d’informazione. Nelle sue numerose interviste, organizzate per provare a recuperare il danno d’immagine per Facebook, Zuckerberg ha ammesso di avere commesso errori e di avere sottovalutato gli effetti nel medio-lungo periodo delle politiche per la privacy adottate dal social network.
Zuckerberg al Congresso
Ieri Zuckerberg ha confermato che testimonierà davanti a una commissione del Senato e una della Camera del Congresso, dopo giorni in cui aveva detto di volere inviare dirigenti più competenti di lui sulle politiche adottate per la privacy. La decisione è stata accolta positivamente dai membri delle due commissioni, che chiedono da tempo un confronto con Zuckerberg. Facebook è al centro di numerose indagini da parte del Congresso sulle sospette interferenze da parte della Russia durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2016, con l’obiettivo di screditare Hillary Clinton e favorire l’elezione di Donald Trump.
Oltre al Congresso, anche la Federal Trade Commission (FTC), l’autorità per la concorrenza negli Stati Uniti, sta indagando su Facebook per verificare se abbia violato un accordo del 2011, che era stato stipulato proprio per proteggere meglio la privacy dei suoi iscritti. Se fosse rilevata qualche irregolarità, Facebook rischierebbe una multa di svariati miliardi di dollari.
Ricerche su 2 miliardi di iscritti
Facebook ha anche ammesso di avere riscontrato un problema nel suo sistema di ricerca e per il recupero degli account. Conoscendo il numero di telefono di un utente o il suo indirizzo email, era possibile risalire a diverse altre informazioni personali dell’iscritto. Il problema ha potenzialmente interessato tutti i 2 miliardi di iscritti al servizio, ma non è chiaro se sia stato mai sfruttato in qualche modo e su larga scala. La società ha detto di avere risolto l’imprevisto modificando il funzionamento del social network.
Controllo dei messaggi
La quantità di ammissioni e di dettagli sul funzionamento di buona parte dei servizi da parte di Facebook negli ultimi giorni è senza precedenti, e dimostra quanto la società voglia anticipare qualsiasi altra rivelazione su eventuali errori nella gestione della privacy degli utenti. Facebook ha per esempio confermato di utilizzare un sistema che controlla link e immagini che le persone si scambiano tramite Messenger, con lo scopo di bloccare le informazioni che non rispettano le regole del social network. La pratica ha naturalmente molte implicazioni dal punto di vista della privacy, anche se il sistema effettua le analisi in modo automatico e anonimo.
Facebook ha anche annunciato che smetterà di conservare per più di un anno le informazioni su SMS scambiati e chiamate effettuate tramite Android. Il social network smetterà anche di raccogliere dati più dettagliati come l’ora precisa delle chiamate. Il problema era stato segnalato nei giorni scorsi e riguarda le autorizzazioni che venivano concesse durante l’installazione delle app di Facebook su Android.
Privacy globale
Infine, Zuckerberg ha smentito le notizie circolate negli ultimi giorni sul GDPR, il nuovo Regolamento generale sulla protezione dei dati che sarà pienamente in vigore a partire dal prossimo 25 maggio: Reuters e altre agenzie avevano detto che Facebook avrebbe applicato il GDPR solo in Europa, mantenendo regole diverse e meno vincolanti sulla privacy nel resto del mondo. Zuckerberg ha smentito questa circostanza e ha confermato che Facebook sta lavorando per adattare le sue regole per la privacy in modo che siano uguali in tutto il mondo, e che rispettino il GDPR, che offre molte più tutele per gli utenti.