C’è un problema col bike sharing, in Cina
E come si dice in questi casi, le foto valgono più di mille parole
Dopo che per qualche anno il mercato cinese del bike sharing si era espanso moltissimo, negli ultimi mesi gli affari sono peggiorati e – oltre alla chiusura di molte start-up che avevano investito nel settore – l’effetto più evidente di questa crisi sono le migliaia di bici abbandonate in tutta la Cina. Il bike sharing, in breve, è l’affitto di biciclette per brevi periodi: i clienti delle società del settore – alcune delle quali attive anche in Italia – possono usarle quando le trovano in giro per la città, pagando solo il tempo di utilizzo e senza doversi preoccupare di manutenzione ed altre spese.
L’idea del bike sharing, che è nata in Olanda negli anni Sessanta, si è dimostrata molto popolare ed ha avuto un successo particolare in Cina, dove decine di società hanno fatto grossi investimenti, finendo però per sovraffollare il mercato con effetti dannosi per le società stesse. Il gran numero di biciclette di servizi di bike sharing che si trovavano nelle città cinesi ha spinto le amministrazioni locali a mettere regole e limiti al numero di mezzi che potevano essere messi su strada, creando grosse difficoltà a società che nel frattempo si erano allargate assumendo decine di dipendenti. Molte società sono quindi fallite, e le loro biciclette rimaste sulle strade sono state raccolte e accatastate qui e là, dove si trovava un po’ di spazio.