Mangiare meno fa invecchiare più lentamente?
Uno studio americano dice che la restrizione calorica fa rallentare il metabolismo e quindi forse anche alcuni processi d’invecchiamento
Il metabolismo di un gruppo di 34 persone che per due anni ha mantenuto un regime di restrizione calorica – cioè ha mangiato meno di quanto facesse in precedenza – è rallentato. È il risultato del più grande esperimento di questo tipo mai fatto con le persone e potrebbe significare che mangiare meno faccia invecchiare più lentamente, anche se per saperne di più ci vorranno altri studi. L’esperimento in questione è stato fatto all’interno di un programma finanziato da un’agenzia del ministero della Salute americano che si chiama CALERIE: sta per “Comprehensive Assessment of Long term Effects of Reducing Intake of Energy”, cioè “Valutazione completa degli effetti a lungo termine della restrizione calorica”. È stato pubblicato il 22 marzo sulla rivista Cell Metabolism.
In totale hanno partecipato allo studio 53 persone (di cui 36 donne) con età compresa tra i 21 e i 50 anni; erano divise in due gruppi, uno di 34 che si è sottoposto alla restrizione calorica, uno di 19 che invece ha fatto da gruppo di controllo continuando ad alimentarsi come faceva prima. La restrizione calorica a cui le persone del primo gruppo si sono sottoposte era del 15 per cento: significa che è stato ridotto il loro consumo di calorie del 15 per cento, senza però che venissero private delle quantità indispensabili di nutrienti. Alla fine del primo e del secondo anno dell’esperimento tutti i partecipanti si sono sottoposti a una serie di test per misurare il metabolismo, cioè l’insieme di meccanismi con cui i corpi usano l’energia che assumono attraverso il cibo, e gli indicatori biologici dell’invecchiamento.
Hanno anche passato 24 ore in una camera metabolica al Pennington Biomedical Research Center di Baton Rouge, in Louisiana. Le camere metaboliche sono piccole stanze in cui minuto per minuto viene misurata la quantità di ossigeno consumato dal proprio occupante e quella di anidride carbonica prodotta: permettono ai ricercatori di misurare con grande precisione come funziona il metabolismo di una persona. Inoltre, mettendo insieme il rapporto tra ossigeno consumato e anidride carbonica prodotta e l’analisi delle urine, si può capire se la persona nella camera metabolica stia bruciando grassi, carboidrati o proteine.
Gli autori dello studio hanno rilevato che durante il sonno i partecipanti che si erano sottoposti alla restrizione calorica usavano l’energia in modo più efficiente rispetto al gruppo di controllo. In media queste persone sono dimagrite di 9 chilogrammi nei due anni dello studio: secondo i ricercatori non è stata solo la diminuzione di peso a rendere più efficace il loro metabolismo, ma anche la qualità della loro dieta. Tutti gli altri test a cui i partecipanti si sono sottoposti hanno indicato una piccola diminuzione degli effetti legati all’invecchiamento.
Prima che fosse fatto questo studio già si sapeva che in varie specie animali la restrizione calorica rallenta il metabolismo, con effetti legati anche a un allungamento della vita. Negli anni Novanta erano stati fatti esperimenti sul tema con popolazioni di Caenorhabditis elegans, un tipo di verme che vive due-tre settimane in laboratorio, e di Drosophila melanogaster, il moscerino della frutta. Poi furono fatti test analoghi con topi: si scoprì che i topi sottoposti a restrizione calorica avevano una durata della vita più lunga del 65 per cento rispetto agli altri. Ci sono altri test in corso sulle scimmie: per ora suggeriscono che le scimmie che si alimentano seguendo la restrizione calorica vivano di più e invecchino più lentamente delle altre.
Leanne Redman, fisiologa del Pennington Biomedical Research Center e prima autrice dello studio pubblicato su Cell Metabolism, ha spiegato a Nature che per dire che la restrizione calorica può far vivere le persone più a lungo serviranno altri studi, molto più lunghi di due anni. Lo scopo di CALERIE era capire se questo tipo di dieta avrebbe avuto sulle persone effetti simili a quelli riscontrati negli animali. Il problema è che non è semplice trovare volontari che si sottopongano a una dieta così rigida per tanto tempo. Per questo Redman vorrebbe ripetere lo studio imponendo ai partecipanti una restrizione calorica meno intensa, combinata però all’assunzione di sostanze come il resveratrolo, che ha effetti simili a quelli della restrizione calorica, oppure stabilendo una certa dose di cibi antiossidanti nelle diete dei partecipanti.
Altri scienziati che stanno studiando l’invecchiamento hanno provato a vedere se imporre la restrizione calorica solo per qualche giorno ogni mese ha effetti sul metabolismo. Nei topi questo tipo di dieta è risultata efficace per ridurre l’incidenza di diabete e disturbi neurodegenerativi, malattie legate all’invecchiamento, quanto la restrizione calorica continuativa.