Perché nel Partito Laburista britannico si litiga sull’antisemitismo, di nuovo
Alcuni parlamentari hanno organizzato una protesta contro il loro leader Jeremy Corbyn, per una storia di accuse che va avanti da tempo
Il 26 marzo più di una decina di parlamentari britannici del Partito Laburista ha partecipato a una manifestazione di protesta contro l’antisemitismo nel loro stesso partito. È un problema di cui si parla da anni e che è tornato attuale nel dibattito pubblico britannico perché la parlamentare Luciana Berger ha chiesto conto al leader del partito Jeremy Corbyn di un suo post su Facebook del 2012, in cui criticava la decisione di rimuovere un murale di orientamento antisemita nell’est di Londra invocando la libertà di espressione.
Lo stesso giorno della manifestazione, Corbyn si è scusato in una lettera inviata alle maggiori organizzazioni ebraiche britanniche, ha condannato l’antisemitismo e ha riconosciuto che «l’antisemitismo nel Partito Laburista è stato troppo spesso ignorato come una semplice faccenda di mele marce».
Il murale difeso da Corbyn nel 2012: l’autore, il cui nome d’arte è Mear One, ha spiegato che per rappresentare le persone che secondo lui controllavano l’economia mondiale si era ispirato ai volti di vari uomini d’affari del passato, tra cui John Davison Rockefeller, ma anche Amschel Mayer Rothschild e Paul Moritz Warburg, entrambi banchieri di origine ebraica. Mear One ha però negato che il suo murale abbia un contenuto antisemita.
@lucianaberger @jeremycorbyn This mural is about class, not race, and labeling it as anti-Semitic is a divisive, self-interested political tactic used to shut down forward-thinking conversation and bog us down with old-world rhetoric. pic.twitter.com/osR8mELo72
— MEAR ONE (@mearone) March 23, 2018
La questione dell’antisemitismo nel Partito Laburista è una delle molte critiche rivolte a Corbyn da quando è diventato leader del partito, due anni e mezzo fa. Corbyn ha posizioni politiche molto più a sinistra rispetto a quelle dei suoi predecessori, e nel conflitto israelo-palestinese è schierato nettamente dalla parte palestinese. Nel 2009 aveva addirittura invitato alcuni membri del gruppo palestinese Hamas e di quello libanese Hezbollah, considerati organizzazioni terroriste da molti paesi occidentali, a parlare al parlamento britannico. Come Corbyn la pensano anche i laburisti della sua corrente: in diverse occasioni in cui hanno parlato della questione palestinese, però, sono stati accusati di antisemitismo, e Corbyn è stato accusato di aver tenuto un comportamento ambiguo nei loro confronti.
Della questione si era parlato molto nel 2016 quando Naz Shah, una delle poche donne musulmane con un seggio al Parlamento britannico, era stata accusata di antisemitismo per una serie di post pubblicati su Facebook nel 2014. Uno di questi post diceva che gli ebrei israeliani avrebbero dovuto essere ricollocati negli Stati Uniti, in modo che i palestinesi potessero «farsi la loro vita e avere indietro le loro terre». In un altro Shah comparava le politiche di Israele a quelle del dittatore tedesco Adolf Hitler. Dopo che i post erano venuti fuori Shah era stata sospesa dal Partito Laburista: si era poi scusata, e successivamente era stata riammessa.
Prima della riammissione di Shah, lo scandalo che la riguardava si era aggravato perché Ken Livingstone, ex sindaco di Londra e membro del comitato esecutivo nazionale del Partito Laburista, già accusato di antisemitismo in precedenza, l’aveva difesa dicendo: «Quando Hitler vinse le elezioni nel 1932, la sua politica era che gli ebrei dovessero spostarsi in Israele. Era un sostenitore del sionismo prima che perdesse la testa e finisse per uccidere sei milioni di ebrei». Livingstone fu a sua volta sospeso dal partito e poi riammesso, ma attualmente è nuovamente sospeso e le organizzazioni ebraiche britanniche chiedono che sia espulso per sempre. Livingstone non si è mai scusato per le sue dichiarazioni sul sionismo e il nazismo.
Dopo i casi di Shah e Livingstone, Corbyn chiese all’autorevole avvocata Shami Chakrabarti di investigare sulle accuse di antisemitismo all’interno del Partito Laburista. Dopo due mesi di indagine, nel giugno del 2016, Chakrabarti concluse che il partito non era «permeato dall’antisemitismo» ma soffriva di «un’occasionale atmosfera tossica» e «un’evidente presenza di mentalità ignoranti». Chakrabarti mise insieme 20 raccomandazioni su come risolvere la questione, che però non sono state completamente seguite. Da allora ci sono state molte nuove accuse di antisemitismo verso politici laburisti: Jack Mendel del sito Jewish News ne ha contate circa 25, di cui una relativa a un caso di negazionismo dell’Olocausto. Lo stesso Corbyn lunedì ha detto che dal 2015 ci sono stati trecento casi di dichiarazioni antisemite tra i membri del Partito Laburista.
Un caso molto recente è quello di Alan Bull, che fino al 22 marzo era un candidato laburista per le elezioni amministrative di Peterborough, nell’Inghilterra centrale. La sua candidatura è stata ritirata dopo che il Jewish Chronicle ha chiesto al partito perché avesse candidato Bull nonostante lo scorso giugno avesse condiviso su Facebook un articolo intitolato “Un’inchiesta della Croce Rossa Internazionale conferma che l’Olocausto di 6 milioni di ebrei è una bufala”. L’episodio era già stato segnalato da un consigliere laburista, ma il partito non aveva rivisto la sua candidatura fino all’interessamento del Jewish Chronicle.
Martedì, il giorno dopo la manifestazione, Corbyn ha discusso della questione con altri importanti membri del Partito Laburista: insieme hanno deciso di adottare tutte e 20 le raccomandazioni di Chakrabarti, tra cui quella di un processo formale per indagare le accuse di antisemitismo. La polemica però non si è del tutto esaurita, anche perché giovedì Diane Abbott, una delle politiche laburiste più vicine a Corbyn, ha commentato l’intero dibattito sull’antisemitismo dicendo che si tratta di una «campagna di diffamazione» contro Corbyn, portata avanti dai suoi avversari all’interno del Partito Laburista e nella destra britannica.
Tra le persone che hanno criticato Corbyn per tutta questa faccenda c’è Alan Sugar, imprenditore, conduttore della versione britannica di The Apprentice ed ex membro del Partito Laburista, nonché suo grande finanziatore che ha lasciato il partito per via delle posizioni di Corbyn. Sugar ha messo su Twitter un fotomontaggio in cui si vede Corbyn di fianco a Hitler. Per questo lo hanno criticato sia John McDonnell, cancelliere ombra e uno dei più stretti alleati di Corbyn, sia John Mann, un parlamentare laburista critico di Corbyn: entrambi hanno chiesto a Sugar di cancellare il tweet con l’immagine, lui ha risposto dicendo che era una battuta.