Otto cose su “Tonya” e Tonya Harding
Il film è in Italia da ieri; la storia è davvero da film, piena di contraddizioni e personaggi assurdi
Tonya, nei cinema dal 29 marzo, è il film che racconta la storia della pattinatrice Tonya Harding, una campionessa di pattinaggio artistico su ghiaccio dalla vita complicata. Harding è ricordata soprattutto per una cosa successa il 6 gennaio 1994, a poche settimane dalle Olimpiadi invernali di Lillehammer, in Norvegia: Nancy Kerrigan, la sua principale rivale, fu aggredita da un uomo che la colpì a un ginocchio con un manganello della polizia. Harding e l’ex marito Jeff Gillooly furono accusati di aver pianificato e commissionato l’aggressione e la sua carriera nel pattinaggio – di fatto – finì lì.
Tonya ha avuto buone recensioni: tanti critici hanno apprezzato il modo in cui il film presenta una storia che negli Stati Uniti è arcinota; quasi tutti hanno lodato il modo in cui Margot Robbie interpreta Harding e Allison Janney interpreta sua madre (in un ruolo per cui ha vinto l’Oscar). Chi ha visto o vedrà il film – o chi vuole andare a vederlo e conosce già la storia – avrà di certo diverse domande su quanto visto nel film e curiosità su cosa il film sceglie di raccontare e su come lo fa.
Il film e i personaggi veri
La somiglianza fisica tra Margot Robbie e la vera Tonya Harding non è fortissima, ma le scene di pattinaggio sono state rifatte perfettamente seguendo passo dopo passo quelle delle coreografie originali. Nel film ci sono comunque dei personaggi che messi a confronto con gli originali sembrano sosia perfetti come Allison Janney/LaVona Golden o Sebastian Stan/Jeff Gillooly. Anche se forse quella che merita una menzione speciale è l’estrema somiglianza tra lo Shawn Eckardt interpretato da Paul Walter Hauser e quello originale.
Quanto è vera la storia?
Il film è basato su una sceneggiatura di 256 pagine e racconta la storia di Harding da quando ha 4 anni fino a quando ne ha 44. Lo sceneggiatore Steven Rogers ha raccontato di aver voluto scrivere una storia del film dopo aver visto il documentario di ESPN The Price of Gold e gran parte di quello che racconta il film è basato su due lunghe interviste che Rogers ha fatto a Harding e Gillooly. Il problema, ha detto Rogers, è che Harding e Gillooly hanno fornito «versioni incredibilmente contrastanti», e «non c’era una cosa su cui fossero d’accordo». A tutto questo va aggiunto il fatto che pure Harding e sua madre hanno dato versioni molto diverse della storia.
È quindi difficile dire quanto sia vera la storia. Molti eventi del film sono raccontati in modo fedele; su molte cose è invece impossibile esprimersi, perché i protagonisti hanno dato versioni troppo contrastanti. Il film racconta soprattutto il punto di vista di Harding, sposandone di conseguenza la versione dei fatti. Ma c’è spazio anche per la versione di Gillooly.
Le cose vere di sicuro
Tra Kerrigan e Harding c’era davvero una forte rivalità. Kerrigan era più giovane di un anno, in ascesa e benvoluta dagli sponsor; Harding era stata forte, la prima statunitense a completare il difficilissimo salto Triplo Axel, ma sempre più persone pensavano che la sregolatezza e la poca finezza fossero più del talento. Kerrigan si era fatta notare nel 1991, quando la squadra di pattinaggio statunitense si prese i tre posti del podio del campionato mondiale di pattinaggio artistico: Kerrigan vinse la medaglia di bronzo, Harding quella di argento e Kristi Yamaguchi quella d’oro. Quell’argento fu il miglior risultato di sempre per Harding, che non vinse mai una medaglia olimpica. Kerrigan vinse invece due medaglie olimpiche e un’altra medaglia ai Mondiali.
È vero che Shawn Eckardt, amico di Gillooly, assoldò qualcuno per far male a Kerrigan. Ed è vero che Harding ammise di aver saputo chi aveva fatto l’attacco e di non averlo detto, ma disse di non essere stata lei a decidere di far male a Kerrigan. È vero anche che l’FBI trovò nella pattumiera di Harding un foglio su cui erano stati appuntati luogo e orari di allenamento di Kerrigan. Harding fu veramente bandita a vita da ogni possibile ruolo nella federazione statunitense di pattinaggio su ghiaccio. È anche vero che dopo aver colpito Kerrigan, Shane Stant – non un genio – ruppe il vetro di una porta chiusa. È vero che le Olimpiadi invernali del 1994 arrivarono due anni (e non quattro) dopo le precedenti. Fino al 1992 Olimpiadi estive e invernali erano infatti nello stesso anno. È anche vero che nei primi Duemila Harding provò una breve carriera nel pugilato: senza troppa voglia e senza nessun successo.
La madre e la spia
LaVona, la madre di Tonya, si è rifiutata di parlare con Rogers, lo sceneggiatore. Gran parte di quello che è il suo personaggio è quello che Tonya ha raccontato di lei. Janne, l’attrice che interpretandola ha vinto l’Oscar, ha detto che Tonya Harding non ha più contatti con la madre e ha spiegato di essersi basata solo su qualche intervista fatta qualche anno fa a LaVona: «Durante le riprese non sapevamo nemmeno se fosse viva o morta». Ma è una storia strana, perché poco prima che uscisse il film Inside Edition riuscì a trovare LaVona e intervistarla, anche sul film. È però vero che LaVona fece un’intervista indossando una pelliccia, con un uccello sulla spalla. Vulture ha scritto che ci sono anche racconti di testimoni secondo i quali sarebbe vero che LaVona obbligò la giovane figlia a fare pipì sul ghiaccio, per non perdere tempo.
Shawn Eckhardt, l’amico di Gillooly che si crede una spia e vive con i genitori, sembra troppo strambo e tonto per essere vero. Eckhardt, che è morto nel 2007 e dopo quei fatti cambiò il nome in Brian Sean Griffith, era davvero come lo racconta il film. Nel 1994 Sports Illustrated scrisse: «Il suo curriculum farebbe impallidire James Bond; peccato che quasi niente di quello che c’è scritto sembri essere vero». Eckhardt sostenne anche che Gillooly fosse intenzionato a uccidere Kerrigan e che fu lui a convincerlo che un omicidio fosse esagerato.
Cosa dice Tonya, quella vera
A gennaio uscì sul New York Times un lungo articolo scritto dopo un incontro tra Tonya Harding e la giornalista Taffy Brodesser-Akner. Harding, che ora ha 47 anni, disse di pattinare ancora, ma solo ogni tanto e spiegò che la gente la odia: «Mi mettono ratti nella cassetta della posta», disse. Riguardo al suo essere considerata troppo muscolare e troppo poco elegante, disse: «Odiavo la parola “femminile”. Mi faceva pensare a un assorbente». Disse anche di essersi commossa dopo aver visto il film: lo definì “magnificò” e spiegò di aver apprezzato il modo in cui raccontava la sua vita difficile, non solo “l’incidente” del 1994. Volle però puntualizzare due cose: primo, non si mise a cacciare conigli per farsi una pelliccia; secondo, disse di essere molto meno sboccata rispetto al suo personaggio nel film. Harding ha anche raccontato che nel 1996 l’Australia la invitò a trasferirsi nel paese e gareggiare per la sua nazione, ma lei si rifiutò (la federazione australiana di pattinaggio ha smentito).
Brodesser-Akner ha però scritto che nella loro conversazione Harding usò diverse parolacce. Scrisse anche che Harding è una persona affascinante, ma anche ambigua e bugiarda: «C’è una cosa da dire: gran parte di quello che dice non è vero. Si contraddice senza fine». Harding, comunque, non disse mai «suck my dick» a un giudice.
Il Triple Axel
Brodesser-Akner ha scritto che durante la loro conversazione Harding – che ora è risposata e ha un altro cognome – ordinò un cocktail con vodka, Bacardi 151, liquore al melone, succo d’arancia e succo d’ananas. Si chiama, in suo onore, Triple Axel. È il salto di Tonya Harding, che fu davvero la prima statunitense – e, ancora oggi, una delle pochissime atlete – a farlo. È un salto che prevede tre rotazioni e mezzo e si esegue partendo «in avanti sul filo esterno sinistro della lama del pattino».
I Triple Axel che si vedono nel film sono fatti con effetti speciali, perché c’erano giusto un paio di atlete tecnicamente in grado di farlo, ma si stavano preparando per le Olimpiadi e, anche senza Olimpiadi, avrebbero rischiato di farsi male nel provare un salto così difficile per un film e non in una gara.
Cosa dice Margot Robbie di Tonya Harding? E Nancy Kerrigan di Tonya?
Nancy Kerrigan, che ha partecipato a “Ballando con le stelle”, ha detto che non le interessa vedere il film: «L’ho già vissuto una volta». Robbie ha incontrato Harding prima del film ma ha detto che non ha voluto imitarla ma interpretarla: «Volevo che ci fosse qualcosa di diverso tra la vera Tonya e la mia Tonya, non volevo fare una copia carbone». Le due si sono anche incontrate in diverse occasioni durante la promozione del film.
Un piccolo record di Robbie è che questo è il suo terzo film in cui c’è un personaggio che rompe la quarta parete, guardando in camera e rivolgendosi direttamente allo spettatore: era già successo in The Wolf of Wall Street e La grande scommessa.
La canzone di Sufjan Stevens
Sufjan Stevens ha fatto una canzone su Harding, ma non è nel film. Stevens l’ha scritta in autonomia, non perché glielo chiese la produzione del film. La fece poi avere alla produzione, che gli spiegò che non era considerata in sintonia col film. Stevens pubblicò quindi la canzone per i fatti suoi. Nell’intervista al New York Times Harding spiegò di non aver gradito la canzone. Brodesser-Akner scelse comunque di usare una frase della canzone per congedarsi da Harding:
This world is a bitch, girl
Don’t end up in a ditch, girl.