La prima settimana della moda saudita è stata sospesa
Doveva tenersi a Riad questa settimana, è stata rinviata ad aprile: pare per ragioni organizzative
La prima edizione della Settimana della moda dell’Arabia Saudita doveva tenersi dal 26 al 31 marzo: nell’Apex Center, il centro disegnato dall’architetta Zaha Hadid, dovevano essere presentate le collezioni dei maggiori stilisti arabi e di alcuni marchi internazionali, come Roberto Cavalli e Jen Paul Gaultier. Venerdì scorso però, a tre giorni dalla cerimonia inaugurale, la Camera della moda araba l’ha rinviata senza dare spiegazioni. Lunedì ha annunciato le nuove date, dal 10 al 15 aprile all’hotel Ritz Carlton, dicendo che «dato l’importante momento storico del regno saudita, la Camera e gli stilisti hanno deciso insieme di posticipare le date per accogliere ospiti da tutto il mondo. E questo si poteva fare solo con un po’ di tempo in più».
Alcuni hanno parlato di problemi organizzativi legati a passaporti e permessi per giornalisti e modelle occidentali, altri a resistenze interne tra i più conservatori nel regime, che si oppongono alle recenti spinte verso una modernizzazione del paese. Come scrive il New York Times, soltanto due anni fa era impensabile che l’Arabia Saudita, uno dei paesi più conservatori e chiusi al mondo, organizzasse una settimana dedicata alla moda internazionale, ma le cose stanno cambiando rapidamente grazie all’ambizioso piano di riforme economiche del principe ed erede al trono Mohammed bin Salman (MbS, come viene chiamato). In pochi mesi il governo ha aperto a forme di intrattenimento prima proibite, come i concerti o la proiezione di film, ha emanato un decreto per permettere alle donne di guidare, di aprire attività imprenditoriali e di assistere a eventi sportivi dal vivo.
Ultimamente pare affacciarsi una certa apertura anche per le regole di vestiario imposte alle donne, dopo che MbS ha detto alla tv statunitense CBS che sono libere di vestirsi come vogliono: «le leggi sono molto chiare e in accordo con la sharia, la legge islamica: le donne possono vestire in modo decente e rispettoso, come gli uomini. Non si specifica se debbano portare una abaya nera [cioè la veste che copre tutto il corpo ma non il capo, coperto con il niqab, il velo che lascia scoperti solo gli occhi, o l’hijab, che non copre la faccia, ndr] o un copricapo nero. La decisione è lasciata interamente alla donna».
Il programma della Settimana della moda di Riad resterà identico, con sfilate di ready-to-wear da marchi di tutto il mondo tra cui Emirati Arabi Uniti, Egitto, Libano, Stati Uniti e Arabia Saudita. Le aziende internazionali sono interessate a sfruttare l’occasione per entrare nel mercato della moda mediorientale, come mostra anche la recente attenzione di alcuni marchi – come Nike, Uniqlo, Dolce & Gabbana e H&M – nel proporre capi per donne musulmane, velo compreso. Non è comunque l’unico evento di spicco organizzato dalla Camera della moda araba, fondata nel 2014 in rappresentanza di 22 paesi, che ogni anno organizza anche una Settimana della moda a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.