L’ultima cosa di cui preoccuparvi è la stazione spaziale cinese che cadrà sulla Terra
Rientrerà nell'atmosfera tra qualche giorno, ma è una cosa che succede spesso con i veicoli spaziali
Negli ultimi giorni avrete probabilmente letto articoli o visto servizi di telegiornale sulla Tiangong-1, la base spaziale cinese che tra la fine di marzo e l’inizio di aprile rientrerà sulla Terra con alcuni suoi rottami che potrebbero arrivare al suolo. La notizia è circolata molto in Italia anche in seguito alla diffusione di un comunicato della Protezione Civile che, a sua volta, ha portato alla pubblicazione di articoli poco rassicuranti e in molti casi inutilmente allarmistici.
È vero che un grande pezzo di metallo nei prossimi giorni rientrerà nell’atmosfera, ma sentiamo di potervi rassicurare: il rischio che qualcosa vi cada sulla testa è bassissimo, la probabilità è 10 milioni di volte inferiore alla possibilità annua di essere colpiti da un fulmine.
Cos’è Tiangong-1
Si parla poco del programma spaziale della Cina, eppure da tempo il suo governo investe grandi quantità di denaro per migliorare i sistemi di lancio e sperimentarne altri per vivere in orbita. Come avviene in buona parte degli altri ambiti scientifici, la Cina lavora per conto proprio e con rare collaborazioni internazionali. La mancata presenza di progetti comuni è dovuta in parte a una certa diffidenza, sul piano dei brevetti e delle tecnologie che potrebbero essere usati per scopi militari, da parte degli Stati Uniti, la nazione che più spende per lo Spazio. Le leggi statunitensi vietano che la NASA cooperi con la Cina ai suoi progetti spaziali, e questo ha in parte condizionato lo sviluppo dei programmi cinesi.
I progressi tecnologici raggiunti dalla Cina si sono concretizzati nel 2011 con il lancio della Tiangong-1, la prima stazione messa in orbita dall’Agenzia spaziale cinese. La base è stata utilizzata per esperimenti in orbita di vario tipo e abitata, per brevi periodi, da alcuni taikonauti (il termine taikonauta è di solito utilizzato in Occidente per identificare gli astronauti cinesi, derivato dalla parola tàikōng che significa Spazio).
Nella forma, la Tiangong-1 ricorda un satellite con due cilindri di diverse dimensioni, collegati tra loro da un tronco di cono. La base ha una lunghezza massima di 10 metri e un diametro massimo di 3,35 metri; la sua massa complessiva è di circa 8,5 tonnellate. Per fare un confronto, la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) è lunga quasi 73 metri e raggiunge una larghezza massima di 108,5 metri, con una massa di circa 420 tonnellate. Insomma, la Tiangong-1 è lunga quanto un autobus di linea, mentre la ISS quasi quanto un campo da calcio.
Perché sta cadendo
La Tiangong-1 avrebbe dovuto terminare la sua missione nel 2013, ma la Cina all’epoca decise di estenderne la durata di un paio di anni, mentre perfezionava la nuova Tiangong-2, messa poi in orbita nel 2016. E proprio in quell’anno l’Agenzia spaziale cinese annunciò di avere perso i contatti e il controllo con la sua base spaziale, senza avere quindi la possibilità di pianificare e gestire il suo rientro sulla Terra. Spesso, infatti, satelliti e altri veicoli spaziali molto voluminosi e pesanti vengono dotati di propulsori da usare al termine della loro missione, in modo da decidere la zona del loro rientro nell’atmosfera e assicurarsi che si distruggano a dovere, riducendo ulteriormente i rischi di far precipitare rottami al suolo.
In circa due anni, la Tiangong-1 ha continuato a passare in orbite sempre più ravvicinate al nostro pianeta e ormai manca pochissimo al suo contatto con gli strati più densi dell’atmosfera, la grande e invisibile bolla che sostanzialmente ci permette di esistere. Il rientro sarà “incontrollato”, quindi avverrà in modo piuttosto casuale e senza che dalla Terra si possa intervenire: saremo semplicemente spettatori del rientro, ma questo non significa che correremo grandi rischi, anzi.
Dove cadrà Tiangong-1
Negli ultimi mesi la Tiangong-1 è stata molto sorvegliata, per studiare la sua traiettoria orbitale e capire dove andrà a finire. Il problema è che non potremo saperlo con molta precisione fino a poche ore dal suo effettivo rientro. Sappiamo comunque che il rientro avverrà in una fascia ampia, delimitata dal 43esimo parallelo dell’emisfero boreale (il nostro) e dal 43esimo parallelo dell’emisfero australe. Comprende molte aree densamente popolate, ma al tempo stesso sterminati territori disabitati e soprattutto una grandissima quantità di superficie coperta dagli oceani.
Corriamo rischi?
Ogni giorno e per tutta la vita corriamo rischio di ogni tipo: potenzialmente tutto ciò che abbiamo intorno potrebbe ucciderci, da un interruttore della luce difettoso a un salatino andato per traverso. Il fatto è che a molti di questi rischi siamo ormai abituati e tendiamo a non farci nemmeno caso, mentre ci restano più impresse cose anomale e che appaiono meno ordinarie. Benché sia un mezzo di trasporto molto sicuro, abbiamo più paura di prendere un aereo rispetto all’automobile (che uccide ogni giorno molte più persone) semplicemente perché quando c’è un incidente aereo la notizia si fa notare, e ci colpisce di più. Lo stesso vale se leggiamo un articolo allarmistico dove si prospetta la possibilità che una base spaziale ci caschi sulla testa.
Nel suo turbolento rientro incontrollato, la Tiangong-1 si ridurrà in frammenti sempre più piccoli, buona parte dei quali si incendieranno e polverizzeranno senza mai raggiungere il suolo. La base spaziale è comunque piuttosto densa, quindi non si può escludere che qualche pezzo più grande superi l’atmosfera, finendo da qualche parte. È molto probabile che i detriti superstiti si tuffino nell’oceano, o che qualcosa cada in una zona non abitata.
Non è la prima volta
Complice un certo allarmismo sui media, il rientro della Tiangong-1 sembra essere un caso eccezionale, ma in realtà accade di continuo che cose che abbiamo mandato in orbita tornino indietro. A inizio anno, per esempio, uno degli stadi del razzo spaziale russo Zenit è rientrato nell’atmosfera in modo incontrollato mentre si trovava sopra al Perù. Aveva dimensioni paragonabili a quelle della Tiangong-1, seppure con una massa minore, e alcuni detriti hanno raggiunto il suolo, senza causare feriti o altri tipi di danni. Rientri di questo tipo sono frequenti e non causano mai particolari problemi.
Con molti successi, e qualche fragoroso fallimento, raggiungiamo l’orbita terrestre e ci spingiamo nello Spazio profondo con le sonde da circa 60 anni. Non ci sono notizie di persone morte a causa della caduta di un detrito spaziale. Nel 1997 Lottie Williams di Tulsa, Oklahoma (Stati Uniti), stava passeggiando lungo un sentiero quando sentì qualcosa urtarle lievemente le spalle, si girò e scoprì di essere stata urtata da uno strano rottame caduto dal cielo. In seguitò si scoprì che era il pezzo di un razzo spaziale Delta II.