Gli scontri a Barcellona per l’arresto di Puigdemont
Le foto delle migliaia di persone che hanno manifestato contro l'arresto dell'ex presidente della Catalogna, e le ultime notizie
Domenica pomeriggio in diverse città della Catalogna, in Spagna, migliaia di persone hanno manifestato contro l’arresto dell’ex presidente catalano Carles Puigdemont, fermato ieri in Germania. A Barcellona la manifestazione più grande è stata convocata dall’Assemblea Nazionale Catalana (ANC), organizzazione indipendentista il cui leader più noto, Jordi Sànchez, è in carcere accusato tra le altre cose del reato di ribellione, che prevede una pena massima di 30 anni di prigione. Ieri sera e questa notte ci sono stati anche diversi scontri tra polizia e manifestanti: sono state arrestate almeno sei persone e più di 90 sono state ferite.
I momenti di maggiore tensione si sono verificati di fronte alla delegazione del governo spagnolo a Barcellona, dove nel tardo pomeriggio si sono trovate centinaia di persone dei Comitati per la difesa della Repubblica, piccole organizzazioni indipendentiste nate per difendere la “Repubblica catalana,” la cui nascita era stata annunciata durante il governo Puigdemont dopo il referendum convocato nonostante il divieto imposto dalla magistratura e dal governo spagnolo.
Le manifestazioni erano state convocate dopo che la polizia tedesca aveva confermato di avere arrestato Puigdemont vicino al confine tra Danimarca e Germania. Puigdemont stava cercando di tornare in Belgio dalla Finlandia in macchina, dopo che il Tribunale supremo spagnolo aveva deciso di riattivare l’ordine di arresto europeo a suo carico che era stato sospeso qualche mese fa. L’intenzione di Puigdemont, sembra, era riuscire a raggiungere il Belgio prima di essere fermato da altre polizie europee: da mesi, infatti, i suoi avvocati stavano preparando la sua difesa sulla base della legislazione belga, che viene considerata tra le più flessibili in Europa riguardo al tipo di richiesta di estradizione fatta dalla Spagna per lo stesso Puigdemont.
Puigdemont ha passato la notte nella prigione tedesca di Neumünster, nello stato di Schleswing-Holstein, il più settentrionale della Germania. In mattinata si presenterà di fronte al giudice del Tribunale amministrativo locale, che deciderà se lasciarlo in libertà con alcune misure cautelari, come gli era successo lo scorso novembre in Belgio, o tenerlo in carcere mentre viene esaminata la richiesta di estradizione. È difficile dire quale sarà la decisione finale della giustizia tedesca, che per decidere sulla domanda di estradizione dovrà valutare se nel codice penale della Germania siano presenti reati simili a quelli imputati dalla giustizia spagnola a Puigdemont. La Germania, comunque, è uno dei paesi che gli avvocati di Puigdemont avevano sconsigliato di frequentare al loro assistito mentre c’era il rischio di riattivazione del mandato di arresto europeo.
La Catalogna è senza governo dalle ultime elezioni, tenute lo scorso dicembre, sia a causa delle divisioni interne al fronte indipendentista, sia per le complicate vicende giudiziarie che hanno coinvolto diversi importanti politici catalani. L’ultimo tentativo di eleggere un presidente è stato pochi giorni fa, con la candidatura di Jordi Turull, ex ministro del governo Puigdemont. Turull è stato appoggiato da Junts pel Catalunya ed ERC, le due principali forze indipendentiste del Parlamento catalano, ma non dalla CUP, partito di sinistra radicale, anch’esso indipendentista. È difficile dire cosa succederà ora, anche perché l’arresto di Puigdemont potrebbe aggravare una situazione giù complicata e tesa. Al momento non è stata fissata alcuna nuova seduta del Parlamento.