Oggi in Polonia potrebbe passare una durissima legge contro l’aborto
Il governo, sostenuto ufficialmente dalla chiesa, vuole vietare di interrompere la gravidanza in caso di gravi malformazioni del feto: ci saranno proteste in tutto il paese e in altre città dell'Europa
Venerdì 24 marzo il parlamento della Polonia discuterà una proposta di legge che impone nuove restrizioni all’interruzione di gravidanza. La Polonia ha già una delle legislazioni sull’aborto più restrittive d’Europa, che fu approvata nel 1993 e consente l’aborto solo in tre casi: pericolo di vita per la madre, stupro e grave malformazione del feto. L’obiezione di coscienza pone poi le credenze religiose personali dei medici al di sopra dei loro doveri professionali, rendendo ancora più complicato il ricorso all’aborto. La nuova legge, chiamata “Stop all’aborto”, vuole eliminare uno dei soli tre casi in cui l’interruzione di gravidanza è consentita, quello delle malformazione e malattie genetiche del feto: questo significa che le donne dovranno portare a termine una gravidanza anche sapendo che il feto non sopravviverà dopo la nascita. Oggi, in cinquanta città del paese, compresa Varsavia, e in diverse altre città dell’Europa decine di migliaia di donne vestite di nero protesteranno contro la proposta.
Il governo polacco è guidato dalla maggioranza ultraconservatrice di Diritto e Giustizia (Pis), partito molto di destra di cui fa parte anche Mateusz Morawiecki, il primo ministro. Diritto e Giustizia aveva vinto le elezioni del 2015 anche grazie al sostegno della Chiesa cattolica (il 90 per cento dei cittadini polacchi si definisce cattolico), promettendo tra le altre cose importanti riforme di politica interna a favore della cosiddetta “famiglia tradizionale”. Negli ultimi due anni sono stati fatti molti tentativi di limitare la libertà di abortire. Nel 2016 era stata presentata una proposta di iniziativa popolare appoggiata da diversi gruppi religiosi cattolici e dalla Conferenza episcopale polacca che avrebbe permesso l’aborto solo nei casi in cui la vita della donna fosse stata ritenuta a rischio. C’erano state proteste in tutto il mondo (chiamate “proteste in nero”, “Czarny Protest”) e la Camera bassa del Parlamento aveva alla fine respinto il disegno di legge.
Nel gennaio del 2018 sono stati presentati altri due progetti di legge: il primo, del comitato “Salviamo le donne”, chiedeva la liberalizzazione dell’aborto entro la dodicesima settimana e offriva un migliore accesso alla contraccezione d’emergenza, alle cure mediche e all’educazione sessuale, ma era stato respinto. Il secondo, “Stop all’aborto” (“Stop Aborcji”) era stato invece approvato in prima lettura al Sejm, la camera bassa del parlamento polacco, e inviato per ulteriori controlli in commissione Giustizia che lo scorso 19 marzo ha dato parere positivo.
L’approvazione è stata accelerata da un intervento ufficiale e molto esplicito dell’Episcopato polacco: «I vescovi chiedono la ripresa immediata dei lavori parlamentari sull’approvazione della legge di iniziativa parlamentare Stop Aborcji», c’era scritto nel comunicato della chiesa polacca diffuso mercoledì 14 marzo. Cinque giorni dopo la proposta è stata sbloccata e potrebbe essere definitivamente approvata oggi.
Venerdì mattina Jarosław Kaczyński, il presidente del partito Diritto e Giustizia, ha dichiarato pubblicamente che per lui la cosa più importante è che il bambino nasca anche se è sicuro che non potrà vivere, in modo da poter essere battezzato e sepolto. La parlamentare Kaja Godek, promotrice del nuovo disegno di legge, ha detto che dopo l’approvazione i medici dovranno interrompere la diagnosi prenatale che permette di controllare lo stato di salute del feto durante la gestazione: «L’idea originale alla base delle diagnosi prenatali è stata completamente distorta. Invece di preparare genitori e medici a ricevere un bambino e ad aiutarlo, rende più facile scegliere lo sterminio».
Da settimane il movimento di protesta delle donne in nero e i gruppi femministi del paese hanno ripreso forza con l’organizzazione di mobilitazioni davanti alle diocesi di decine di città (il più importante quotidiano polacco, Gazeta Wyborcza, aveva in prima pagina il titolo “Le donne contro i vescovi”). Questa volta le manifestanti non hanno agitato degli ombrelli neri, ma delle grucce, simbolo degli aborti praticati clandestinamente.
Oggi pomeriggio sono previste decine di manifestazioni in tutto il paese, soprattutto a Varsavia, ma anche in altre città d’Europa. Sui social network è possibile sostenere le donne polacche con diversi hashtag (#SolidarityWithPolishWomen, #StopTheBan, #BlackFriday).
#SolidarityWithPolishWomen fighting against plans to further restrict abortion rights in Poland pic.twitter.com/dETaK0tFEd
— Women's Studies, UCC (@uccwomenstudies) March 22, 2018
Circa 80 mila donne polacche all’anno vanno all’estero o abortiscono clandestinamente con gravi conseguenze per la loro vita e la loro salute. Attualmente a Varsavia 9 interventi autorizzati su dieci riguardano proprio i casi di malformazione del feto. In generale, dicono le statistiche ufficiali, l’aborto nei casi di gravi malformazioni fetali rappresenta il 96 per cento degli aborti totali praticati oggi in Polonia: eliminare questa circostanza significherà di fatto vietare l’aborto nel paese. Più di 200 movimenti e associazioni hanno nel frattempo firmato un appello per il parlamento polacco in cui si dice che se la nuova proposta verrà approvata «metterà a rischio la salute e la vita delle donne e violerà gli obblighi internazionali della Polonia in materia di diritti umani».