E quindi che aria tira?
Tra due giorni si insedia il nuovo Parlamento: si parla di accordi tra centrodestra e Movimento 5 Stelle per i presidenti delle camere, ma sul governo siamo ancora in alto mare
Sono passate più di due settimane dalle elezioni politiche del 4 marzo e tra due giorni la XVIII legislatura avrà ufficialmente inizio con l’insediamento dei nuovi parlamentari. Il primo compito dei nuovi eletti sarà l’elezione dei presidenti delle due camere, che si svolgerà a partire da venerdì 23 marzo. È un momento politicamente molto atteso, perché trovare una maggioranza con cui eleggerli è considerato il primo passo per formarne una che possa poi sostenere un governo. Come vedremo, però, le cose non sono così semplici.
C’è un accordo centrodestra-Movimento 5 Stelle?
La novità degli ultimi giorni è che il centrodestra – quindi Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia – sembra molto vicino a un accordo con il Movimento 5 Stelle per spartirsi le presidenze delle due camere. Secondo quanto scrivono i giornali, il Movimento esprimerà la presidenza della Camera mentre Forza Italia quella del Senato, grazie al voto o almeno alla benevola astensione del Movimento. Questo risultato – se sarà confermato, ed è tutto da vedere – è il frutto soprattutto delle trattative e degli accordi all’interno del centrodestra, la forza politica che al momento si trova sotto le maggiori pressioni.
Forza Italia, in particolare, è in una situazione difficile. Il suo risultato elettorale è stato molto al di sotto delle aspettative, il partito ha perso la leadership della coalizione ed è diviso tra i principali collaboratori di Berlusconi che hanno elaborato le liste elettorali, come l’avvocato Niccolò Ghedini, e gli altri dirigenti che chiedono un cambiamento profondo all’interno (il presidente della Liguria Giovanni Toti è uno dei più conosciuti ed esposti su questo tema). Il partito è minacciato anche da una potenziale emorragia di dirigenti e parlamentari verso la Lega, vista da molti come la forza che presto o tardi finirà con l’egemonizzare il centrodestra.
Matteo Salvini, segretario della Lega, ha aumentato la pressione su Forza Italia facendo nei giorni scorsi una serie di più o meno velate aperture a un possibile governo con il Movimento 5 Stelle, lo scenario peggiore per il partito di Berlusconi, che si troverebbe tagliato fuori ed esposto a un lento logoramento. È in parte per questa ragione che diversi dirigenti di Forza Italia, come Renato Brunetta e Paolo Romani, hanno ricambiato queste velate minacce ricordando che i voti di Forza Italia tengono in piedi le giunte regionali a guida leghista di Lombardia e Veneto.
Ma dopo aver alzato la pressione nei confronti degli alleati, Salvini ha cercato di essere conciliante e fino a questo momento ha sempre evitato la rottura. Per esempio, Salvini ha accettato la richiesta di Forza Italia di poter scegliere anche il presidente del Senato. Ha invece imposto la candidatura di Massimo Fedriga in Friuli Venezia Giulia, dove si voterà per scegliere il presidente della regione il prossimo 29 aprile (in un primo momento era sembrato che la coalizione scegliesse invece Lorenzo Tondo, vicino a Forza Italia).
Quindi chi formerà il governo?
Nonostante i passi avanti fatti per l’elezione dei presidenti delle camere, trovare una maggioranza di governo appare ancora molto difficile. La notizia principale di oggi è un’indiscrezione che Berlusconi ha fatto arrivare ai giornali, secondo cui sarebbe disposto a lavorare a un governo con il Movimento 5 Stelle. «Noi non abbiamo preclusioni nei confronti del Movimento e pensiamo si possa trovare un’intesa su un governo di programma», scrive per esempio Repubblica, attribuendo la frase a un colloquio tra Berlusconi e i principali dirigenti del partito.
Ma più che una vera offerta di governo, questa sembra una scelta tattica fatta per cercare di tenere unita la coalizione di centrodestra: non sembra possibile infatti che il Movimento possa appoggiare un governo insieme a Berlusconi. E resta sempre il problema di chi questo governo dovrebbe guidarlo. Salvini rivendica la leadership del centrodestra ma non ha i voti da solo, e su questo punto il più intransigente appare proprio il Movimento 5 Stelle, che finora ha mantenuto pubblicamente una posizione molto chiara: l’unico governo che il Movimento è disposto a votare è quello guidato da Luigi Di Maio con i ministri che sono stati proposti nei giorni precedenti alle elezioni. Salvini è invece sembrato più possibilista, dicendo di essere disponibile a sostenere un governo anche non guidato da lui.
E il PD?
Per il momento il Partito Democratico sembra essersi ritirato dalle trattative in corso. Quasi tutti i suoi principali dirigenti sostengono apertamente che non è possibile appoggiare la formazione di alcun governo, ma non escludono che le cose possano cambiare nelle prossime settimane nel caso in cui tutti i tentativi di formare un governo dovessero fallire e il presidente della Repubblica facesse un appello per sostenere un nuovo governo in grado di occuparsi delle incombenze più importanti. Questa posizione è condivisa da moltissimi dirigenti del partito con l’eccezione dei più vicini all’ex segretario Matteo Renzi, che invece sostengono la necessità di restare all’opposizione in qualunque circostanza. Il PD quindi non avrà probabilmente un ruolo centrale nei prossimi giorni, quando Movimento 5 Stelle e centrodestra cercheranno di concludere gli accordi per la scelta dei presidenti delle camere e poi proveranno a formare una maggioranza di governo.
In questo periodo il PD dovrà invece affrontare una serie di questioni interne. La prima sarà l’elezione dei capigruppo alla Camera e al Senato. La scelta sarà se nominare figure considerate molto vicine a Renzi, oppure se fare una scelta che tenga conto anche delle altre componenti del partito. Poi, a metà aprile, si riunirà l’Assemblea nazionale del partito, che dovrà decidere il successore di Renzi alla segreteria. Il favorito sembra essere l’attuale vicesegretario Maurizio Martina (qui trovate un suo profilo), ma i giornali parlano molto anche dell’attuale ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio. Il segretario scelto dall’Assemblea dovrebbe guidare il partito fino al prossimo congresso, durante il quale il nuovo segretario sarà scelto tramite primarie.