Guida al ciclismo di quest’anno
Quando saranno le corse più importanti, come saranno e chi ci sarà: prendete le agende, oggi si inizia con la Milano-Sanremo
di Gabriele Gargantini
Accendendo la tv oggi pomeriggio tra le 14 e le 17 potrebbe capitarvi di vedere decine di ciclisti che, quasi di certo sotto l’acqua, pedaleranno in un qualche punto tra la Lombardia e la Liguria. È la Milano-Sanremo, la prima corsa davvero importante della stagione del ciclismo su strada. È una delle cinque “classiche monumento”, importanti corse di un giorno chiamate così perché esistono da più di un secolo e sono molto difficili: un po’ per il percorso, un po’ perché tutti vogliono vincerle.
Ma la stagione è già iniziata a gennaio, in Australia, e un normale ciclista professionista ha già fatto almeno una decina di giorni di gara e diverse migliaia di chilometri di allenamento. Sono già successe abbastanza cose per provare a capire cosa potrebbe succedere nel ciclismo dei prossimi mesi. Per prima cosa alla Milano-Sanremo – che è anche nota come “Classicissima”, perché è ancora-più-classica delle altre – poi alle altre classiche di primavera, al Giro d’Italia, al Tour de France e ai Mondiali, che quest’anno saranno in Austria, su un percorso con molta salita.
Si conoscono già i percorsi di quasi tutte le corse e in molti casi si sa anche quali corridori proveranno a vincere cosa. È il momento di prendere l’agenda per appuntarsi cose e il calendario per fare i cerchietti sui giorni importanti.
Prima di cominciare
Tre paragrafi che può saltare chi sa cos’è il Grammont, cos’è un puncheur e da quanti anni Peter Sagan indossa la maglia iridata.
Il ciclismo professionistico su strada è fatto da decine di gare. Le 37 corse più importanti fanno parte dell’UCI World Tour (l’UCI sta al ciclismo come la FIFA al calcio e i grandi giri hanno 21 tappe ma contano come un’unica corsa). Alle gare dell’UCI World Tour partecipano di diritto le 18 squadre più forti, più alcune invitate di volta in volta dagli organizzatori di ciascuna gara. Ogni squadra ha almeno una ventina di corridori, ma non tutti partecipano alle stesse corse. Di volta in volta si decide chi correrà dove: perché non tutte le gare vanno bene per tutti e perché fare tutte le corse sarebbe impossibile.
L’UCI World Tour ha una classifica – a seconda dei piazzamenti si accumulano dei punti: chi a fine anno ha più punti è il miglior ciclista dell’anno – e vincere questa classifica è un riconoscimento importante, ma non il più importante. Per un ciclista, per un tifoso e per uno sponsor è più importante una vittoria al Tour de France, al Mondiale o alla Parigi-Roubaix.
Ma il calendario del ciclismo, soprattutto nel periodo da marzo a settembre, è fatto di molte corse. Tra quelle importanti che non ci stanno nelle prossime righe ci sono il Giro di Romandia, il Giro del Delfinato, la Freccia Vallone, il Giro di Svizzera, la Amstel Gold Race e la Classica di San Sebastián. Tutte, queste e le altre, si potranno seguire in TV: in molti casi in chiaro, sulla Rai; oppure su Eurosport. Sarà anche il primo anno dopo il ritiro di Tom Boonen e Alberto Contador, tra i migliori corridori della storia per le classiche e i grandi giri.
Il 2018 fin qui
Al primo posto della classifica UCI c’è al momento il sudafricano Daryl Impey, che ha fatto alcuni buoni piazzamenti e ha vinto il Tour Down Under, una piccola corsa a tappe australiana, in cui il principale ostacolo è il gran caldo. Altre due corse a tappe sono state la Parigi-Nizza e la Tirreno-Adriatico, che sono versioni ridotte di Tour de France e Giro d’Italia. Le hanno vinte lo spagnolo Marc Soler e il polacco Michał Kwiatkowski, il cui nome salterà di nuovo fuori tra un po’.
La corsa più bella e importante di questi primi mesi è però stata senza dubbio la Strade Bianche, che si corre in Toscana sulle stesse strade dell’Eroica. Si chiama “Strade Bianche” perché parte del percorso è su strade sterrate (solo che quando piove, e quest’anno è successo, il colore dominante non è più il bianco). La Strade Bianche esiste da pochi anni e non è una classica, ma al pubblico – e a molti corridori – piace tanto. Quest’anno l’ha vinta il belga Tiesj Benoot e quella qui sotto è una foto del belga Wout van Aert, che è arrivato terzo. C’è un piccolo particolare da sapere su van Aert: non è un ciclista su strada, fa ciclocross. Uno sport in cui si pedala su distanze più brevi, con bici diverse, su terreni diversi (terra e fango, non cemento). Nell’ultima salita della Strade Bianche è caduto, esausto, si è rialzato ed è andato avanti fino all’arrivo, dove è ricaduto a terra. Van Aert ha 23 anni: “ne sentiremo parlare”.
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La Milano-Sanremo
Esiste dal 1907 ed è così importante perché, oltre ad arrivare prima di tutte le altre, ha un percorso strano, aperto a diverse possibilità. È lunga 291 chilometri: a 130 c’è una salita, il Passo del Turchino, e poco prima dell’arrivo ce ne sono altre due: la Cipressa e il Poggio. Non sono difficilissime: la Cipressa è a 20 chilometri da Sanremo ed è lunga 6 chilometri con pendenza media del 4 per cento; il Poggio è a cinque chilometri dall’arrivo ed è una salita di meno di quattro chilometri. Anche se non sono difficili, lo diventano se fatte a marzo mentre si pedala da ore a quaranta e passa chilometri all’ora, magari bagnati fradici. La Sanremo ha poi un arrivo in pianura, l’ideale per una volata di velocisti, ma il suo bello è che è tecnicamente aperta anche a esiti diversi dalla volata di gruppo.
Per capirci, la Milano-Sanremo l’ha vinta Mario Cipollini – velocista per antonomasia – ma è anche una corsa in salita in cui provò ad attaccare Marco Pantani e in cui una volta è arrivato terzo Vincenzo Nibali e una volta ha vinto Claudio Chiappucci, uno scalatore basso e leggero, che non c’entra nulla con un velocista come Cipollini.
Ci sono due modi per vincere la Milano-Sanremo: stare in gruppo con gli altri, sperare che ci sia un arrivo in volata e arrivare davanti a tutti. Oppure attaccare sul Poggio (o se si è proprio sfrontatissimi e in gran forma sulla Cipressa) e sperare di arrivare al traguardo un attimo prima del gruppo. I favoriti in caso di volata sono il francese Arnaud Demare e l’italiano Elia Viviani (che sarebbe il primo italiano a vincere la Milano-Sanremo dopo Filippo Pozzato nel 2006). Quelli che potrebbero attaccare prima sono Kwiatkowski, l’italiano Gianni Moscon, il francese Julian Alaphilippe o i belgi Philippe Gilbert e Greg van Avermaet: tutti nomi che torneranno anche quando si parlerà delle prossime classiche.
Il vero favorito per la vittoria è uno così forte che ha vinto i tre ultimi Mondiali di ciclismo su strada (e che da tre anni indossa quindi la maglia iridata) e che potrebbe vincere sia in volata che attaccando sul Poggio: è lo slovacco Peter Sagan, che alla Milano-Sanremo è finora arrivato due volte secondo. Il suo problema principale è decidere cosa fare; il suo secondo problema è che sapendolo così forte tutti gli altri guarderanno soprattutto lui.
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Il Giro delle Fiandre
Si correrà l’1 aprile, il giorno di Pasqua. È una corsa lunga 266 chilometri e le sue difficoltà sono due: i muri e il pavé. I muri sono salite brevi, un paio di chilometri al massimo, ma con pendenze che possono superare il 20 per cento (come le rampe di certi garage, quelle ripide). Il pavé è quello che su molti di questi muri c’è al posto dell’asfalto. Il principio secondo cui una ruota fa fatica a girare su dei cubetti spigolosi e le leggi della gravità rendono questa corsa difficile per chi la fa e bella per chi la guarda. Il muro più famoso è il Kappelmuur, o muro di Grammont, dopo 170 chilometri. Il più difficile è il Koppenberg: 700 metri con pendenza massima del 22 per cento, dopo 220 chilometri.
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Nessuno ha mai vinto il Giro delle Fiandre più di tre volte, e 69 volte su 101 ha vinto un belga. I favoriti sono i corridori detti puncheur, bravi sul pavé e forti su salite brevi e ripide: due anni fa ha vinto Sagan, l’anno scorso il belga Gilbert. Altri belgi da tenere d’occhio sono Van Avermaet, Benoot e di nuovo van Aert. Anche l’italiano Moscon è tra i favoriti. Per la prima volta in carriera anche Nibali, che è soprattutto un corridore da grandi giri, sarà al Giro delle Fiandre: ma è davvero difficile che possa vincere.
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La Parigi-Roubaix
Si correrà l’8 aprile, una settimana dopo il Giro delle Fiandre: parte da Compiegne (non da Parigi) ma arriva davvero a Roubaix, nel nord della Francia, vicino al Belgio. Sarà lunga 257 chilometri, con 29 settori in pavé, per un totale di oltre 50 chilometri. Chiedendo a qualsiasi corridore che corsa di un giorno vorrebbe vincere, quasi di certo risponderebbe la Parigi-Roubaix (fatta eccezione per qualche belga, perché per loro il Giro delle Fiandre vale ancora più che per gli altri). I tratti di pavé più noti e duri sono la Foresta di Arenberg e il Carrefour de l’Arbre.
Se pensate al ciclismo come a 150 ciclisti che pedalano insieme su uno stradone asfaltato, questa è un’alaltra cosa: tanti forano, qualcuno cade, molti si staccano. Ci saranno tanti gruppetti, non un unico grande gruppo; e succederanno più cose che in altre corse. Tantissimi si stancano molto più che in altre corse, per la fatica di guidare la bicicletta su un pavé molto più dissestato che nelle altre corse e, se piove, per la pioggia (e da quelle parti piove spesso). Si dice che un uomo inviato a testare il percorso della corsa, quando a fine Ottocento si pensava di crearla, disse che era un “progetto diabolico”, una “follia inutile”.
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I favoriti sono – indovinate – Sagan e Van Avermaet, che l’ha vinta l’anno scorso. Ma, di nuovo, potrebbe farcela anche Moscon. Chi vincerà, lo farà in un luogo storico per il ciclismo: l’arrivo è nel velodromo di Roubaix. Anche alla Roubaix, pioggia > fango.
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Il Giro d’Italia
Il 101esimo della storia: inizierà il 4 maggio in Israele e finirà il 27 maggio a Roma, dopo essere passato su alcune delle più difficili salite del nord Italia. Ci saranno 21 tappe, per un totale di 3.546 chilometri, con due cronometro individuali e sette arrivi in salita. La quattordicesima tappa terminerà sul Monte Zoncolan, una delle più difficili d’Europa, su cui il Giro non arriva dal 2014. Il 25 maggio ci sarà la tappa da Venaria Reale a Bardonecchia, con un passaggio sul Colle delle Finestre. È a oltre duemila metri di altezza ed è la cima Coppi di questo giro (il nome dato alla salita che termina alla massima altitudine). È ripida e per nove chilometri è sterrata.
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Il giorno dopo ci sarà la tappa con arrivo a Cervinia, dopo tre salite con un dislivello totale di oltre 4.500 metri. Ci saranno anche diversi omaggi a Michele Scarponi, morto il 22 aprile 2017 e, due anni fa, protagonista di una delle più belle tappe degli ultimi anni di Giro d’Italia.
Da quando è diventato il più forte corridore a tappe degli ultimi anni, Chris Froome non ha mai corso il Giro d’Italia e si è sempre e solo concentrato sul Tour de France. Quest’anno ha detto che correrà al Giro. Froome è il corridore più forte e corre nella Sky, la squadra più forte e ricca. La Sky ha cambiato il ciclismo perché, specie nei grandi giri, è riuscita a “controllare la corsa” grazie ai suoi forti corridori, rendendo molto difficili gli attacchi degli altri. Quest’anno potrebbero cambiare un pochino le cose perché ai grandi giri le squadre saranno fatte da otto corridori e non più nove.
Quest’anno Froome proverà a vincere sia il Giro d’Italia che il Tour de France: sarebbe una gran cosa, perché diventerebbe uno dei cinque ad aver vinto cinque Tour, e perché l’ultimo a vincere Giro e Tour nello stesso anno fu Marco Pantani, nel 1998. Al Giro non ci sarà Vincenzo Nibali, che punterà al Tour, ma dovrebbe esserci Fabio Aru, l’altro italiano in grado di puntare alla vittoria in classifica generale di una grande corsa a tappe, in cui bisogna essere forti sia in salita che a cronometro (o bravini a cronometro e fortissimi in salita). Quasi di certo correrà il Giro anche l’olandese Tom Dumoulin, che lo vinse l’anno scorso, che come Froome proverà a vincere sia Giro che Tour e che come Froome è fortissimo sia a cronometro che in salita. Molti altri corridori parteciperanno al Giro per vincere la Maglia rosa, ma ora è presto per dire chi ci sarà di sicuro e se starà abbastanza bene da essere davvero competitivo.
A proposito di chi ci sarà, c’è un problema: Froome forse sarà squalificato per doping, o forse correrà in attesa di un’eventuale squalifica. È una storia complicata, dovuta a questa vicenda, spiegata bene qui.
Il Tour de France
In Italia ci piace ogni tanto raccontarcela diversamente, ma come la Parigi-Roubaix è più importante della Milano-Sanremo, anche il Tour è un’altra cosa rispetto al Giro. Le salite sono meno difficili ma in genere la concorrenza è molto più alta. Al Tour si va sempre fortissimo, c’è il meglio del meglio e anche le tappe apparentemente semplici non lo sono mai.
Il Tour de France sarà dal 7 al 29 luglio, con arrivo, come da tradizione, sugli Champs-Élysées di Parigi. Sarà lungo 3.329 chilometri e ci saranno più salite del solito, una cronometro individuale e una a squadre (per oltre 60 chilometri totali a cronometro). Ci sarà anche una tappa sui Pirenei, vicino alla Spagna, molto breve ma tutta tra salite e discese. Sarà lunga 65 chilometri e una tappa così corta sarà spettacolare, perché tutti andranno a tutta e perché i corridori sono poco abituati a distanze così brevi: qualcuno potrebbe andare benissimo, qualcuno malissimo. La salita più nota sarà l’Alpe d’Huez, la tappa più particolare sarà la nona, con arrivo a Roubaix, con oltre 20 chilometri sul pavé. Molti dei corridori che puntano ai grandi giri non sono per niente bravi sul pavé, che per loro potrebbe far più danni di una lunga salita o una tappa a cronometro.
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Al Tour dovrebbero esserci Froome, Dumoulin e un altro molto forte, che fin qui non era saltato fuori: lo spagnolo Mikel Landa. E ci sarà anche Nibali, che il Tour l’ha già vinto nel 2014, quando guarda caso ci fu una tappa con il pavé in cui lui dimostrò di cavarsela molto bene.
I Mondiali
Dopo il Tour ci saranno anche la Vuelta di Spagna – in genere la corsa a tappe più vivace e imprevedibile – e il Giro di Lombardia (la classica con il maggior numero di chilometri in salita, l’anno scorso vinta da Nibali). Poi, il 30 settembre, ci saranno i Mondiali. Ogni anno si corrono in un posto diverso, cercando di cambiare il percorso: qualche volta è per velocisti, altre volte per corridori più bravi su salite brevi, rare volte per “scalatori”, cioè corridori forti in salita. La prova su strada maschile sarà intorno a Innsbruck, in Austria, su un percorso di oltre 250 chilometri, molti dei quali in salita.
I Mondiali si corrono a squadre e l’Italia ha Nibali, uno degli scalatori più forti, particolarmente bravo nelle gare di resistenza, in cui ci sono da fare tante salite una dopo l’altra. Se starà bene, sarà tra i favoriti. Un altro che potrebbe vincerlo è lo spagnolo Alejandro Valverde, che non è mai stato nominato finora ma è uno che potrebbe vincere praticamente di tutto. Gli ultimi tre Mondiali li ha vinti Sagan, ma questo non è proprio il percorso per lui: sarebbe sorprendente se anche solo riuscisse a essere in qualche modo competitivo.
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