La donna che Trump ha scelto per guidare la CIA dovrà dare delle spiegazioni sulla tortura
Gina Haspel dovrà chiarire al Senato il suo ruolo negli interrogatori violenti in una prigione segreta in Thailandia, e non solo
Il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato ieri su Twitter un cambio ai vertici della CIA, l’agenzia statunitense di spionaggio per l’estero. L’attuale direttore Mike Pompeo lascerà l’incarico perché nominato nuovo segretario di Stato dopo il licenziamento di Rex Tillerson; il suo posto, ha scritto Trump, verrà preso da Gina Haspel, 61 anni, funzionaria molto esperta e rispettata all’interno dell’agenzia, ma anche molto discussa. La carriera di Haspel dentro la CIA è infatti molto legata all’uso di tecniche violente di interrogatorio usate negli ultimi due decenni contro i sospetti terroristi, come il waterboarding, e in molti pensano che la sua nomina voglia rafforzare le posizioni espresse da Trump in passato sull’uso della tortura durante gli interrogatori: cioè che funzioni e sia il caso di usarla.
Se la sua nomina verrà confermata dal Senato – cosa non scontata – Haspel diventerà la prima donna di sempre a guidare la CIA.
Haspel si unì alla CIA nel 1985, quando ancora c’era la Guerra fredda. Fu assegnata alla divisione dell’Europa centrale e trascorse diversi anni all’estero, per esempio in Turchia e in Asia centrale. Dopo l’uccisione di Osama bin Laden, l’allora capo di al Qaida e responsabile degli attacchi dell’11 settembre 2001, Haspel fu nominata a capo dell’ufficio della CIA a New York: tra le altre cose lavorò per collaborare più strettamente con l’FBI, la polizia federale statunitense. Nel corso della sua carriera diresse per due volte l’ufficio della CIA a Londra, un incarico molto importante soprattutto perché responsabile delle relazioni dell’agenzia con l’MI6, i servizi segreti britannici.
Nel febbraio dello scorso anno Haspel fu nominata vicedirettrice della CIA: il New York Times scrisse che la sua nomina «era un raro segnale pubblico di come, sotto l’amministrazione Trump, l’agenzia sarebbe stata diretta da funzionari che apparentemente avevano una visione molto più morbida dei loro predecessori di uno dei capitoli più bui» della storia dello spionaggio statunitense, cioè quello relativo all’uso della tortura come tecnica di interrogatorio. Trump in precedenza aveva detto cose tipo «secondo me, funziona», riferendosi alla tortura, e Haspel aveva dimostrato di pensarla nella stessa maniera, almeno in passato.
Ci sono almeno due episodi molto criticati nella carriera di Haspel, anche se non ancora chiarissimi, e sono entrambi legati agli anni in cui fu mandata in Thailandia a gestire una prigione della CIA, alla fine dell’ottobre 2002. In quel periodo arrivarono alla prigione due uomini sospettati di essere terroristi legati ad al Qaida: Abu Zubaydah e Abd al Rahim al Nashiri. Il primo fu sottoposto alla pratica del waterboarding 83 volte in un mese: fu quasi ucciso ma gli interrogatori non si fermarono finché la CIA non si convinse che Zubaydah non aveva alcuna informazione interessante da dare. Il secondo, accusato di essere coinvolto nell’attentato al cacciatorpediniere statunitense USS Cole, fu sottoposto al waterboarding tre volte. Secondo un funzionario della CIA citato dal New York Times e rimasto anonimo, Haspel arrivò alla prigione thailandese solo dopo l’interrogatorio brutale del primo sospettato. Altre ricostruzioni fatte dallo stesso New York Times e da altri giornali americani, come il Washington Post, sostengono invece che Haspel gestì la prigione segreta durante entrambi gli interrogatori.
Tre anni più tardi Jose Rodriguez, l’allora capo dei servizi clandestini della CIA, ordinò la distruzione delle registrazioni video che mostravano il waterboarding nella prigione thailandese. Il nome di Haspel, che era la capo dello staff di Rodriguez, fu trovato nel documento che ordinava l’eliminazione dei nastri; lei si giustificò in seguito dicendo che la decisione era stata presa da Rodriguez, che era il suo superiore.
Questi episodi condizionarono in parte la carriera di Haspel. Nel 2013 la senatrice Democratica Dianne Feinstein, membro della commissione per l’Intelligence del Senato statunitense, bloccò la promozione di Haspel a capo dei servizi clandestini della CIA. Da allora, ha scritto il New York Times, le due donne hanno trascorso del tempo insieme: ieri Feinstein ha definito Haspel un “buon vice”, riferendosi all’incarico di vicedirettrice della CIA. Ha aggiunto che avrebbe aspettato di sentire la testimonianza di Haspel di fronte alla commissione prima di decidere se confermare o meno la sua nomina a capo dell’agenzia annunciata da Trump. Secondo diversi giornali americani, la testimonianza di Haspel sarà fondamentale per decidere il suo futuro: i senatori, soprattutto quelli che più si oppongono ai metodi di interrogatorio violenti usati dalla CIA, potrebbero voler chiedere a Haspel di esprimersi sull’uso di tecniche come il waterboarding e sulle affermazioni di Trump sulla tortura.