A che punto siamo coi vaccini e le scuole
Da ieri possono essere ammessi ad asili e materne solo i bambini vaccinati, ma intanto ci sono i primi dati positivi sugli effetti della legge
Ieri, lunedì 12 marzo, non sono stati segnalati particolari problemi negli asili e nelle scuole italiane per le vaccinazioni obbligatorie, dopo giorni di articoli piuttosto allarmati sui giornali per l’arrivo della scadenza imposta dal ministero della Salute per mettere in regola i propri figli. Alcuni bambini non sono stati ammessi negli asili e nelle materne, perché non vaccinati o privi della documentazione che dimostrasse la prenotazione delle vaccinazioni presso l’ASL, mentre altre scuole elementari stanno valutando la segnalazione degli alunni non in regola in vista delle multe previste dalla legge. È comunque molto difficile avere un quadro completo sul numero effettivo di bambini non in regola, tra asili, materne e scuola dell’obbligo, sia per motivi di privacy sia perché i dati sono raccolti dalle singole regioni, cui spetta la gestione del sistema sanitario. Nei giorni scorsi erano circolate stime su almeno 30mila bambini non in regola in tutta Italia, dato che però non ha trovato molte conferme ufficiali.
Termine per vaccinarsi
La legge approvata lo scorso anno per incentivare le vaccinazioni, a fronte di un aumento preoccupante di alcune malattie come il morbillo (l’Italia è seconda per nuovi casi solo alla Romania e ha fatto registrate alcune morti), prevedeva che entro il 10 marzo i genitori dovessero dimostrare di avere vaccinato i loro figli o di avere prenotato le somministrazioni presso le ASL. I bambini non in regola sono quindi quelli non vaccinati e per i quali non è stata fatta domanda presso le ASL.
Questi bambini non possono accedere da ieri – primo giorno lavorativo dopo il 10 marzo – ai nidi e alle scuole materne, mentre possono frequentare le elementari (in quanto scuola dell’obbligo). In questo caso i genitori rischiano però una multa che può variare tra i 100 e i 500 euro.
Procedure e regioni
I genitori avevano tempo fino al 10 marzo per presentare alle scuole i documenti sull’avvenuta vaccinazione dei loro figli, o sulla prenotazione per farla entro i prossimi mesi. Alcune regioni hanno già adottato una procedura semplificata, che sarà obbligatoria per legge solo dal prossimo anno scolastico, per rendere automatica la trasmissione dei dati dalle ASL alle scuole senza dover passare dai genitori. Il sistema in teoria dovrebbe velocizzare le operazioni di verifica ed evitare che siano presentate documentazioni parziali o con dati fasulli. Attualmente la procedura semplificata è già usata in Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Marche, Bolzano-Trento, Liguria, Lazio, Valle d’Aosta e Sicilia.
Avvisi e multe
Nel caso del sistema semplificato, entro il prossimo 20 marzo le scuole invieranno ai genitori con i figli non in regola una comunicazione scritta. I genitori avranno dieci giorni di tempo per presentare la loro documentazione sui vaccini, nel caso in cui ci siano stati disguidi o problemi nella trasmissione diretta dei dati dalle ASL agli istituti scolastici. I bambini saranno riammessi agli asili e alle materne non appena sarà stata dimostrata la regolarità delle vaccinazioni. I bambini e i ragazzi da 7 a 16 anni potranno continuare la scuola dell’obbligo, ma i genitori non in regola riceveranno multe.
Copertura vaccinale
Ieri, intanto, il direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezza, ha diffuso i primi dati parziali sulle vaccinazioni da quando è in vigore la nuova legge. Per il vaccino esavalente (difterite, tetano, pertosse, polio, Haemophilus influenzae ed epatite b) la copertura vaccinale è salita sopra il 95 per cento, mentre per il morbillo c’è stata una crescita del 6 per cento, che fa avvicinare alla soglia dell’immunità di gregge. Rezza ha spiegato che i numeri dimostrano che: “Le vaccinazioni sono aumentate e questo era l’obiettivo del decreto, non punire i genitori inadempienti. Perché i vaccini sono innanzitutto un diritto”.
I dai diffusi da Rezza sono preliminari e riguardano un numero limitato di regioni, ma saranno completati nelle prossime settimane e comunicati dal ministero della Salute. Il risultato è incoraggiante per l’esavalente, che era sceso sotto la soglia del 93 per cento. Sul morbillo c’è invece ancora da lavorare, anche se i dati sono positivi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’anno scorso i casi di morbillo in Italia sono stati 5.006, a fronte degli 862 del 2016.
È difficile stabilire con precisione quale sia stata l’influenza delle campagne contro i vaccini nell’aumento dei casi di morbillo, e delle morti collegate alla malattia. Le campagne dei cosiddetti movimenti “no vax”, spesso contrari ai vaccini per leggende metropolitane o a causa di una delle frodi scientifiche più grandi nella storia medica recente, ha fatto sì che il numero di bambini vaccinati diminuisse sensibilmente, mettendo a rischio l’immunità di gregge.
Il vaccino è infatti la risorsa più importante per rendersi immuni dalle malattie senza doverle contrarre, con i rischi che queste malattie comportano. È fondamentale che in una popolazione si raggiunga la cosiddetta “immunità di gregge”: se la stragrande maggioranza delle persone è vaccinata, la malattia non riesce a diffondersi e si proteggono indirettamente anche i pochi che non si possono vaccinare per altri motivi medici. In un certo senso vaccinarsi è anche un gesto altruista, perché chi non può ricorrere a un vaccino ha spesso problemi con il proprio sistema immunitario, quindi è ancora più esposto ai rischi di malattie virali particolarmente aggressive. Nel caso del morbillo, l’esperienza medica ci dice che si raggiunge un’immunità di gregge quando sono vaccinate tra il 90 e il 95 per cento delle persone. Al di sotto di questa soglia, un’epidemia di morbillo ha molte più probabilità di diffondersi, come mostrano i dati dell’OMS.