Darsi una calmata, sui congiuntivi
Stefano Bartezzaghi ridimensiona le indignazioni e i rigori sulla scrittura contemporanea
Stefano Bartezzaghi, linguista, scrittore e collaboratore di Repubblica, ha scritto qualche giorno fa un articolo a proposito dell’eccessivo scandalo – eccessivo secondo lui – seguito alla scoperta che i partecipanti a un concorso pubblico per aspiranti maestri d’asilo hanno compiuto diversi errori di ortografia, grammatica e sintassi nelle loro prove. Bartezzaghi scrive, in estrema sintesi: diamoci tutti una calmata.
Concorso sì, ma di colpa. Viene naturale pensarla così quando arrivano notizie a proposito di un concorso pubblico che ha dato risultati duplicemente desolanti: per il livello dei concorrenti ma anche per vizi e pasticci formali commessi da chi lo ha gestito. Il tutto in Friuli e in Venezia Giulia, due fra le poche zone d’Italia non soggette a stereotipi su ignoranza, disorganizzazione e cialtroneria diffusa.
Se ne parla oggi ma si tratta di un bando di due anni fa e riguarda aspiranti maestri d’asilo. Per 189 posti messi in concorso si sono presentati 700 candidati, molti dei quali già impegnati come precari. Le cronache parlano di esiti disastrosi alla prova scritta: «ha», «hanno» scritti senz’acca, come fossero la preposizione «a» e il sostantivo «anno»; «un» senza apostrofo davanti a vocaboli al femminile, con vocale iniziale; congiuntivi e doppie eseguiti ad libitum; abbreviazioni più comuni in un post su Facebook che in una prova scritta concorsuale.
Cose da pazzi? Cose da farci disconoscere i nostri simili e indurci piuttosto a emigrare? Non esageriamo. Questi errori sono accomunati da due caratteristiche.