La storia delle mani mozzate in Siberia non è proprio come l’avete letta
Non c'è nessun serial killer o seguace della "legge del taglione", probabilmente solo qualcuno che non ha fatto bene il proprio lavoro
Giovedì scorso il giornale russo in lingua inglese Siberian Times ha riportato la notizia del ritrovamento di un sacco contenente 54 mani amputate in un’isola del fiume Amur, vicino alla città di Khabarovsk, a circa 30 chilometri di distanza dal confine con la Cina. La notizia è stata ripresa da molti giornali stranieri – soprattutto tabloid inglesi – e da qualche giornale italiano, che l’ha raccontata parlando di «un atroce, dannato mistero» e alludendo a potenziali cause macabre, religiose o criminali. Ma la spiegazione è più semplice.
Come ha scritto lo stesso Siberian Times in un articolo successivo, il sacco proviene con ogni probabilità da un laboratorio forense e le mani sarebbero state amputate da corpi non identificati per conservarne e registrarne le impronte digitali. Sembra che per qualche ragione le 27 coppie di mani non siano state smaltite seguendo le normali procedure ma che invece siano state gettate nel fiume Amur o sotterrate sull’isola, frequentata soprattutto da pescatori.
Come inoltre hanno riportato alcuni giornali locali, con il sacco sarebbero stati ritrovati anche dei materiali ospedalieri, tra cui bendaggi e sacchi. Le mani amputate sono ora in fase di analisi, così come tutti gli altri materiali ritrovati nelle vicinanze. La Sledkom, un’agenzia federale investigativa che risponde alla presidenza, ha fatto sapere che il ritrovamento non è legato a circostanze criminali e ha aggiunto che chiederà conto del ritrovamento agli esperti forensi che lavorano a Khabarovsk.