Perché c’è la Giornata internazionale della donna
Google l'ha celebrata con un doodle, online già da ieri, ed è un'occasione per riprendere la storia e l'origine della "festa della donna"
Oggi, giovedì 8 marzo, è la Giornata Internazionale della Donna, e un doodle di Google – comparso già a partire dalla giornata di ieri – ne celebra la ricorrenza. La Giornata è stata istituita per ricordare i diritti e le conquiste sociali ottenuti nel corso degli ultimi decenni dalle donne ed è osservata in tutto il mondo, ma solo in Italia per l’occasione si regalano le mimose, e lo si fa relativamente da poco tempo.
La prima festa della donna fu celebrata negli Stati Uniti nel febbraio 1909 su iniziativa del Partito socialista americano, che aveva invitato tutte le donne a partecipare a una manifestazione in favore del diritto di voto femminile. L’iniziativa del Woman’s Day fu ripetuta anche l’anno seguente, sempre per chiedere il diritto di voto e per manifestare alcune rivendicazioni sindacali, e nell’estate del 1910 la questione fu portata all’attenzione del VIII Congresso dell’Internazionale socialista, organizzato a Copenaghen. Inizialmente non fu raggiunto un accordo formale sull’istituzione di una giornata della donna che venisse celebrata da tutti nello stesso giorno: negli Stati Uniti venne mantenuta l’ultima domenica di febbraio, mentre in altri stati come Germania, Danimarca e Svizzera la Giornata della Donna fu legata all’anniversario di particolari eventi storici e fu celebrata tra il 18 e il 19 marzo 1911. Altri paesi organizzarono negli anni seguenti le loro feste della donna, ma la Prima guerra mondiale portò alla fine delle celebrazioni.
Il doodle di Google
Google ha ricordato la ricorrenza sostituendo il suo classico logo con un doodle che mostra dodici brevi storie illustrate da altrettante disegnatrici e grafiche di diversi paesi: sono Philippa Rice, Saffa Khan, Karabo Poppy Moletsane, Laerte, Kaveri Gopalakrishnan, Chihiro Takeuchi, Tnlaya Dunn, Tillie Walden, Estelí Meza, Anna Haifisch, Francesca Sanna e Isuri. Ognuna racconta in modo diverso le donne nelle società e nelle culture in cui vivono, le loro aspirazioni e la possibilità o meno di realizzarle, le cose che sono cambiate nella loro condizione e le cose che sono ancora da cambiare.
Lo sciopero delle donne dell’8 marzo
In occasione della Giornata internazionale della donna, in Italia e in più di 70 paesi del mondo, è stato organizzato un grande sciopero delle donne per protestare contro le forme di disuguaglianza tra uomini e donne. È organizzato da diversi movimenti femministi e, in Italia, da Non Una Di Meno. È uno sciopero femminista, sociale e politico, e non solo uno sciopero dal lavoro classicamente inteso: un’astensione da ogni attività anche di cura, formale o informale, gratuita o retribuita e sarà uno sciopero dal consumo e dai ruoli imposti dagli stereotipi di genere. Sul sito di Non Una di Meno si spiega che l’obiettivo principale della mobilitazione è il contrasto alla violenza maschile e a tutte le forme di violenza di genere.
La prima Festa della donna
Dopo la manifestazione del 1909 negli Stati Uniti, alla Seconda Conferenza internazionale delle donne, organizzata nel 1910 a Copenaghen, si discusse di istituire una festa ufficiale, senza però stabilire una data precisa. L’anno successivo, il 19 marzo, venne festeggiata da oltre un milione di donne in Svizzera, in Danimarca, negli allora Impero austroungarico e Impero tedesco.
La prima Giornata internazionale della donna ad essere festeggiata un 8 marzo fu quella del 1914, forse perché quell’anno era una domenica. Tre anni dopo ci fu un’altra manifestazione, sempre avvenuta l’8 marzo, nella quale le donne della capitale dell’Impero russo, San Pietroburgo, protestarono per chiedere la fine della guerra. Quattro giorni dopo lo zar abdicò – l’Impero attraversava da tempo una profondissima crisi – e il governo provvisorio concesse alle donne il diritto di voto: quella delle donne di San Pietroburgo fu una delle prime e più importanti manifestazioni di quella che oggi viene chiamata Rivoluzione di febbraio (perché, per il calendario giuliano all’epoca in vigore in Russia, avvenne il 23 febbraio). Dopo la rivoluzione bolscevica, nel 1922 Vladimir Lenin istituì l’8 marzo come festività ufficiale.
La Festa della donna e l’URSS
Fino agli anni Settanta la Festa della donna si festeggiò quasi esclusivamente nei paesi dell’Unione Sovietica e in Cina. Il 1975 fu dichiarato “Anno internazionale delle donne”, e le Nazioni Unite invitarono tutti i paesi membri a celebrare la ricorrenza dell’8 marzo. Due anni dopo, con una risoluzione ufficiale, l’ONU istituzionalizzò la festività.
Leggende metropolitane
Negli anni si sono diffuse leggende e storie infondate sulla nascita della Festa della donna. Una delle più comuni sostiene che venne istituita per ricordare un incendio che uccise centinaia di operaie di una fabbrica di camicie a New York l’8 marzo 1908. Quest’incendio non avvenne mai, in realtà: ce ne fu uno il 25 marzo del 1911 nel quale morirono 140 persone, soprattutto donne immigrate italiane e dell’Europa dell’Est, ma non fu davvero all’origine della festività, anche se l’episodio divenne uno dei simboli della campagna in favore dei diritti delle operaie. Allo stesso modo, non è vero – come sostiene un’altra versione – che la Giornata internazionale della donna viene celebrata per ricordare la dura repressione di una manifestazione sindacale di operaie tessili organizzata sempre a New York nel 1857.
Perché l’8 marzo si regalano le mimose?
In moltissimi paesi è tradizioni regalare fiori alle donne l’8 marzo ma la relazione tra i fiori di mimosa e la Festa della donna c’è solo in Italia. Nel nostro paese la Giornata internazionale della donna cominciò a essere celebrata anche dopo la Seconda guerra mondiale su iniziativa del Partito Comunista Italiano e dell’Unione delle Donne in Italia (UDI). Secondo i racconti dell’epoca, inizialmente si voleva usare come fiore simbolo della festa la violetta, un fiore con una lunga tradizione nella sinistra europea: uno dei sostenitori di questa idea era il vice-segretario del Partito Comunista Luigi Longo. Alcune dirigenti del Partito Comunista però si opposero: la violetta era un fiore costoso e difficile da trovare. L’Italia era appena uscita dalla guerra e molti si trovavano in condizioni economiche precarie e avrebbero avuto molte difficoltà a procurarsi le violette. Tra loro c’era Teresa Mattei, una ex partigiana che negli anni successivi avrebbe continuato a battersi per i diritti delle donne. Di lei è diventato leggendariouno scambio che ebbe con un deputato liberale a proposito della parità tra uomini e donne all’interno della magistratura: «Signorina, ma lei lo sa che in certi giorni del mese le donne non ragionano?», chiese il deputato. E lei rispose: «Ci sono uomini che non ragionano tutti i giorni del mese».
Mattei, insieme a Rita Montagna e Teresa Noce, propose di adottare un fiore molto più economico, che fiorisse alla fine dell’inverno e che fosse facile da trovare nei campi: da qui nacque l’idea della mimosa. Anni dopo, in un’intervista Mattei disse: «La mimosa era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette. Mi ricordava la lotta sulle montagne e poteva essere raccolto a mazzi e gratuitamente». Anche se la festa della donna non divenne una ricorrenza popolare fino agli anni Settanta, la tradizione della mimosa ebbe successo e si mantiene ancora oggi. Come disse Mattei, morta nel 2013 a 92 anni: «Quando nel giorno della festa della donna vedo le ragazze con un mazzolino di mimosa penso che tutto il nostro impegno non è stato vano».