BlackBerry ha fatto causa a Facebook
Avete presente i numerini per le notifiche sul social network? BlackBerry dice che sono un suo brevetto, insieme a molte altre cose usate su WhatsApp e Instagram
BlackBerry ha fatto causa a Facebook – e alle sue controllate WhastApp e Instagram – con l’accusa di avere violato numerosi suoi brevetti legati alle tecnologie per scambiarsi messaggi. BlackBerry ritiene che Facebook abbia utilizzato i sistemi sviluppati per BlackBerry Messenger (BBM), applicazione che ancora prima della diffusione dei moderni smartphone serviva per lo scambio di messaggi e per ricevere notifiche.
Nei documenti presentati presso un tribunale della California, BlackBerry sostiene che Facebook abbia usato sistemi “innovativi per la sicurezza, l’interfaccia per l’utente e altre funzionalità che hanno portato al successo dei prodotti BlackBerry”. L’elenco delle accuse per le violazioni dei brevetti è lungo e comprende molte delle funzionalità di Facebook e delle sue applicazioni per dispositivi mobili. Si va dai sistemi per criptare i messaggi – in modo che siano leggibili solo a mittente e destinatario – alla possibilità di inserire tag, passando per altri elementi delle interfacce.
BlackBerry ritiene che Facebook abbia inoltre copiato il suo sistema per le notifiche, compresi gli accorgimenti grafici per mostrare un numero vicino alle icone, che indica la quantità di notifiche da leggere. Questo sistema è alla base di buona parte del successo di Facebook e delle sue altre applicazioni, che attirano l’attenzione degli utenti e li inducono a tornare con maggiore frequenza sulle app per controllare le ultime novità.
BlackBerry al momento dice di stare valutando diverse possibilità per essere risarcita: dalla richiesta di denaro a quella di ottenere ingiunzioni per impedire a Facebook di usare alcune tecnologie fino a quando non sarà risolto il contenzioso legale. Facebook ha risposto alle accuse dicendo di avere intenzione di “lottare” e uno dei suoi principali consiglieri legali, Paul Grewal, ha usato parole molto sprezzanti: “La causa di BlackBerry dimostra tristemente lo stato in cui si è ridotto il suo settore per la messaggistica. Avendo abbandonato qualsiasi sforzo per portare innovazione, BlackBerry ora sta cercando di ottenere soldi dalle innovazioni degli altri. Abbiamo intenzione di lottare.”
Per molti anni, la società canadese BlackBerry è stata sinonimo di “telefono cellulare aziendale”. I suoi dispositivi molto riconoscibili – grazie alla tastiera QWERTY in miniatura – erano nelle mani di milioni di impiegati e manager di aziende in giro per il mondo. Rispetto ai cellulari tradizionali, consentivano di inviare email e di navigare su Internet, per quanto con notevoli limitazioni e spesso su un numero ristretto di siti. Si stima che nei primi anni dopo il 2000, la rete gestita da BlackBerry per il suo servizio email contasse oltre 80 milioni di abbonati. La società sottovalutò l’arrivo degli iPhone di Apple e dei dispositivi Android, immaginando che le aziende non avrebbero investito in prodotti che sembravano pensati per i singoli consumatori e non per una gestione integrata nei contesti di lavoro. Complici le politiche aziendali di utilizzo del proprio dispositivo personale anche per lavorare, le cose andarono in un altro modo: BlackBerry in pochi anni passò da un valore di mercato intorno ai 61,7 miliardi di dollari a 2,5 miliardi di dollari.
Oggi la società è molto diversa e si occupa solo in parte di smartphone: nel 2016 ha venduto i diritti per progettare, produrre e vendere nuovi telefoni con il marchio BlackBerry alla multinazionale cinese TCL, mantenendo per sé la sola gestione di alcuni software e dei sistemi di sicurezza per la telefonia mobile. Grazie a una profonda ristrutturazione, è riuscita a ridurre le perdite e sta ora sperimentando, tra le altre cose, nuovi sistemi per la guida autonoma dei veicoli. La causa contro Facebook potrebbe trascinarsi per anni e rivelarsi inutile, ma potrebbe anche portare a un accordo extragiudiziale che frutterebbe qualcosa all’azienda.