Chi ha vinto e chi ha perso
Hanno stravinto Movimento 5 Stelle e Lega, è crollato il Partito Democratico, è andata male anche Forza Italia: che però potrebbe comunque andare al governo
Le elezioni politiche italiane sono andate come previsto dalla gran parte dei sondaggi – nessuna lista o coalizione sembra avere una chiara maggioranza in Parlamento: qui gli ultimi aggiornamenti – ma ci sono stati comunque risultati sorprendenti e ci sono ancora margini per cambiamenti anche significativi, visto che la traduzione dei voti in seggi non è ancora stata completata.
Le foto della notte elettorale
Le notizie principali sono tre
La prima notizia è il gran risultato del Movimento 5 Stelle, che secondo le proiezioni ha ottenuto il 32 per cento su base nazionale. In alcune regioni d’Italia, soprattutto al Sud, il Movimento 5 Stelle è arrivato vicino al 50 per cento; ma ha ottenuto vittorie importanti anche al Nord, per esempio battendo i partiti autonomisti in Val d’Aosta.
La seconda notizia è l’altrettanto grande risultato della Lega, che col 17 per cento che le attribuiscono le proiezioni ha quadruplicato i voti che aveva ottenuto nel 2013 in termini percentuali e soprattutto ha staccato nettamente il suo principale alleato, Forza Italia. Questo risultato è stato possibile grazie ai molti consensi ottenuti dalla Lega al Nord ma anche al primo vero sfondamento al Centro e al Sud dopo anni di tentativi vani, ottenuto prendendo in molte regioni percentuali di voto tra il 4 e il 7 per cento.
La terza notizia è il tracollo del Partito Democratico, che secondo le proiezioni avrebbe ottenuto circa il 19 per cento, perdendo almeno due milioni di voti rispetto al 2013 e uscendo sconfitto così anche in molti collegi uninominali che alla vigilia considerava sicuri. La netta sconfitta del PD non è stata accompagnata da un buon risultato dei suoi alleati più moderati – +Europa probabilmente non supererà la soglia di sbarramento del tre per cento, Insieme e Civica Popolare non arrivano nemmeno all’uno – né dei suoi avversari di sinistra.
Chi governerà l’Italia
Diverse proiezioni nel corso della serata hanno tentato di tradurre i voti in seggi, indicando la coalizione di centrodestra – Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia – come la più vicina alla maggioranza assoluta alla Camera e al Senato, ma molto dipenderà dall’assegnazione dei collegi uninominali, che possono far ballare ancora decine di seggi: i risultati definitivi arriveranno nelle prossime ore, ma se al centrodestra dovessero mancare pochi seggi è plausibile che riesca a trovare – tra quelli eletti con altre liste, o all’estero – i parlamentari “responsabili” pronti a sostenere un suo governo. Per questo lo scenario più realistico al momento è che ci sia un governo di centrodestra con a capo Matteo Salvini, visto che per l’intera campagna elettorale il centrodestra ha promesso che il partito più votato della coalizione avrebbe espresso il presidente del Consiglio, e questo è certamente quello che pretenderebbe la Lega avendo la delegazione di parlamentari più consistente.
C’è un altro scenario che avrebbe sicuramente i numeri in Parlamento, ma è meno realistico: un governo del Movimento 5 Stelle con il sostegno – interno o esterno – della Lega o di altre forze parlamentari eventualmente disponibili: ma lo stesso Salvini nella mattinata di oggi ha detto che vuole governare col centrodestra e non con «alleanze strane». Lo scenario considerato più probabile da alcuni prima delle elezioni – una grande coalizione che comprenda PD, Forza Italia e gruppi centristi – è invece molto lontano da avere i numeri in Parlamento, e quindi va escluso.
Per il resto
Liberi e Uguali dovrebbe aver superato a stento la soglia di sbarramento del 3 per cento, ottenendo più o meno la metà di quanto gli davano a un certo punto i sondaggi: e diversi suoi dirigenti hanno ottenuto sconfitte personali durissime prendendo solo pochi punti percentuali e arrivando quarti nei loro collegi, come Pietro Grasso a Palermo, Massimo D’Alema a Gallipoli e Vasco Errani a Bologna. Tra chi non ha ottenuto abbastanza voti per arrivare in Parlamento nella quota proporzionale ci sono anche Potere al Popolo (intorno all’uno per cento), +Europa (intorno al 2,6 per cento, ma Emma Bonino ha vinto nel suo collegio uninominale a Roma) e CasaPound (sotto l’uno per cento).
Prossima tappa sicura
Il 23 marzo si insedia il nuovo Parlamento, che dovrà come prima cosa eleggere i presidenti di Camera e Senato. Soltanto in quel momento si capirà davvero se e quale maggioranza è possibile nel nuovo Parlamento. Le consultazioni del presidente della Repubblica inizieranno solo dopo l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. Da qui ad allora però potranno succedere ancora molte cose: e si aspettano per oggi le prime parole di Matteo Renzi, segretario di un Partito Democratico che ha ottenuto il peggior risultato della sua storia, e di Luigi Di Maio, capo politico del primo partito del paese.