Cosa tenere d’occhio la notte del 4 marzo
In estrema sintesi: il nostro Ohio è il Sud Italia
Secondo esperti e sondaggisti, la sera di domenica 4 marzo, il giorno delle elezioni politiche, la cosa più importante da tenere d’occhio sarà quello che accadrà in Sud Italia. In quest’area il vero scontro sarà tra Movimento 5 Stelle e centrodestra, e il risultato sarà potenzialmente molto importante. Se il Movimento 5 Stelle dovesse andare molto bene (c’è chi lo stima al Sud a pochi punti dal 40 per cento), potrebbe ottenere abbastanza seggi da rendere impossibile o quasi la formazione di una grande coalizione che non lo includa. Secondo gli ultimi sondaggi resi pubblici, però, il Movimento 5 Stelle è quasi ovunque di pochi punti indietro rispetto al centrodestra. Se il voto dovesse confermare le aspettative, quindi, l’alleanza di Berlusconi, Salvini e Meloni potrebbe trovarsi a pochi seggi dalla soglia necessaria ad avere una maggioranza autonoma con cui governare.
Perché il sud è importante?
Sostanzialmente perché il risultato del voto nel resto del paese non è molto in discussione. Secondo Salvatore Vassallo, professore di Scienza politica all’Università di Bologna, costituzionalista e già parlamentare del PD, al Nord il buon risultato del centrodestra, e della Lega in particolare, è dato per certo. «Al Nord ci sono le grandi città nelle quali il centrosinistra può avere delle chance in qualche singolo collegio», ha spiegato al Post: «Ma a meno di un clamoroso, ma veramente clamoroso, fallimento delle rilevazioni demoscopiche è difficile immaginare un recupero significativo in questa regione». Al Nord, quindi, il centrodestra dovrebbe ottenere una vittoria senza difficoltà nella grandissima parte dei collegi uninominali e quindi un vantaggio consistente anche nella parte proporzionale. Il centrosinistra dovrebbe imporsi – anche se con qualche difficoltà in più – nel Centro e nelle cosiddette “regioni rosse”, Emilia-Romagna, Umbria e Toscana. Rimane solo il Sud, l’area che tradizionalmente oscilla di più tra i vari cicli elettorali.
Stime sul numero di seggi in bilico
Secondo gli ultimi sondaggi pubblicati prima del divieto, ci sono cinque regioni – Sicilia, Sardegna, Calabria, Puglia e Basilicata – in cui la forza politica di maggioranza relativa potrebbe essere sia il Movimento 5 Stelle che centrodestra (il centrosinistra invece non è competitivo in quest’area). Domenica, a causa della nuova legge elettorale, sarà doppiamente importante ottenere anche solo un punto percentuale in più degli avversari. Il Rosatellum assegna due terzi dei seggi in maniera proporzionale (più o meno ogni partito ottiene un numero di seggi proporzionale al numero di voti che riceve). Il restante terzo (348, di cui 232 alla Camera e 116 al Senato) viene assegnato tramite collegi uninominali in cui ottiene il seggio chi prende anche un solo voto più degli altri.
Sarà molto importante non solo guardare alle percentuali dei vari partiti e coalizioni, ma anche ai loro risultati nei singoli collegi. Secondo le principali simulazioni fatte per cercare di prevedere i risultati nei collegi (le più importanti sono quelle fatte da Quorum per YouTrend e dal professor Vassallo per Repubblica) al Sud ci sono almeno una cinquantina di collegi incerti (le stime differiscono a seconda di dove si fa cominciare il Sud rispetto al Centro). Questa situazione si può vedere abbastanza chiaramente nella mappa della simulazione realizzata dal professor Vassallo, in cui si vede che di fronte a un Nord colorato di blu, che indica collegi che probabilmente saranno conquistati dal centrodestra, c’è un Sud invece prevalentemente grigio, che indica collegi il cui risultato è in bilico. Secondo Vassallo: «La sera delle elezioni io guarderei i collegi dati in bilico al Sud, per vedere se c’è un’ondata del M5S oppure un’ondata di crescita di Forza Italia».
La simulazione di Salvatore Vassallo
La formula 40-70
Per sapere se il Centrodestra riuscirà a formare un governo autonomo si può applicare una semplice formula: per ottenere la maggioranza serve ottenere il 40 per cento al proporzionale e conquistare il 70 per cento dei collegi uninominali, cioè 162 seggi su 232, se parliamo della Camera. Con il 35 per cento, cioè la percentuale data al centrodestra dalla maggior parte degli ultimi sondaggi pubblici, i collegi uninominali da conquistare salgono a circa 175. Al momento il centrodestra ne dovrebbe vincere con sicurezza tra i 100 e i 120 (a seconda delle simulazioni). Per arrivare alla maggioranza quindi dovrebbe ottenere tutti o quasi i cinquanta seggi in bilico al Centro e al Sud.
E il resto del paese?
La notte delle elezioni non ci sarà in ballo soltanto il Sud e la possibilità del centrodestra di formare una maggioranza. Secondo Lorenzo Pregliasco, direttore di YouTrend, cosa seguire con attenzione la notte delle elezioni «dipende essenzialmente da cosa vogliamo vedere». Per esempio «se vogliamo vedere quante chance ci sono di un governo di larghe intese dobbiamo guardare a quanto sarà in grado di contenere i danni il PD», cioè l’altra grande forza politica che, insieme a Forza Italia, potrebbe formare una grande coalizione. Una vittoria a sorpresa del PD è esclusa dalla maggior parte degli osservatori, ma non è detto che il risultato elettorale sia una completa disfatta per il partito guidato da Matteo Renzi.
Il PD potrebbe riuscire a ottenere una sorta di “pareggio” se riuscisse a raggiungere lo stesso risultato ottenuto alle elezioni del 2013, cioè il 25 per cento a livello nazionale, concentrato nel Centro e nel Centro Nord. «Significa buoni risultati nei collegi urbani», spiega Pregliasco: «Torino, Milano, Roma e le zone periferiche delle regioni rosse, quindi Grosseto, Lucca, Rimini, le Marche». Sono aree storicamente di sinistra, ma in cui in anni recenti il PD ha dovuto fronteggiare la concorrenza sempre più agguerrita della Lega, in particolare lungo il Tirreno, e del Movimento 5 Stelle, sull’Adriatico. E questa volta il PD dovrà anche gestire la concorrenza a sinistra da parte di Liberi e Uguali, che potrebbe riuscire a sottrarre i pochi punti percentuale necessari a vincere alcuni collegi strategici.
L’ultima possibilità di cui tenere conto, infine, è un risultato inaspettato della Lega, uno dei partiti i cui elettori sono più cambiati negli ultimi anni. La domanda principale che si pongono gli esperti è se il segretario Matteo Salvini riuscirà finalmente a ottenere consensi significativi nel Sud (gli basterebbe anche solo il 4 per cento nel voto proporzionale). Se poi dovesse esserci una vittoria a sorpresa della Lega (che significherebbe, sostanzialmente, fare più di Forza Italia sul piano nazionale) significherà probabilmente che il partito di Salvini è finalmente riuscito a soppiantare Forza Italia nelle grandi città del Nord e del Centro, dove fino a oggi ha sempre avuto grosse difficoltà.
Quindi, cosa devo guardare?
In conclusione, durante la notte la cosa più importante da fare sarà tenere d’occhio il Sud e in particolare i primi risultati che arriveranno dai singoli collegi. Se ce ne saranno parecchi vinti dal Movimento 5 Stelle, la possibilità del centrodestra di formare una maggioranza saranno considerevolmente ridotte. È lo scenario più probabile secondo il Centro Italiano Studi Elettorali (CISE) dell’Università LUISS, che a metà febbraio ha realizzato un sondaggio con un campione di 6 mila elettori, molto più grande dei mille utilizzati solitamente (qui avevamo raccontato come si fanno di solito i sondaggi in Italia). Secondo il CISE il Movimento 5 Stelle potrebbe raggiungere fino al 38 per cento dei voti complessivi nel Sud, rendendo praticamente impossibile una maggioranza autonoma del centrodestra. La maggior parte degli altri istituti, invece, ritengono più probabile una vittoria del centrodestra, sufficiente per arrivare vicino alla maggioranza, anche se il margine di vittoria in molte aree del Mezzogiorno è molto sottile.
Per sapere se sarà possibile una larga coalizione bisognerà concentrarsi sul Centro e sul Centro Nord, dove il PD deve riuscire a mantenere le sue posizioni nelle ex “zone rosse” senza soffrire troppo la concorrenza di Liberi e Uguali e l’avanzata di Lega e Movimento 5 Stelle. Il PD dovrà anche riuscire a fare un buon risultato nei centri urbani del Nord: soprattutto Milano, Torino, Padova e Venezia. Senza queste città sarà molto difficile per il PD replicare i risultati del 2013 e quindi attestarsi intorno a quel 25 per cento (30 per cento contando la coalizione) necessario a rivendicare almeno un pareggio e, forse, a formare un governo di larghe intese con Forza Italia e altri partiti minori. Infine bisognerà tenere d’occhio il risultato della Lega in quelle stesse città: un buon risultato nei centri urbani significherebbe probabilmente grossi guai soprattutto per Forza Italia (il partito fino ad oggi scelto dalle élite urbane del Nord) e quindi minori probabilità che si formi una grande coalizione.