È il caso di conoscere Antonio Tajani
La storia del presidente del Parlamento europeo, che Berlusconi ha candidato a guidare il governo in caso di vittoria del centrodestra
L’attuale presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, è l’uomo candidato a guidare il governo in caso di vittoria alle elezioni di domenica 4 marzo della coalizione di centrodestra. Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, lo ha annunciato la sera del primo marzo durante la trasmissione televisiva Matrix. Il nome di Tajani come potenziale presidente del Consiglio circolava ormai da settimane, in ragione della sua grande esperienza e notorietà in Europa che dovrebbe rassicurare la comunità internazionale sul peso delle forze anti-establishment nella coalizione di centrodestra. Poco dopo l’annuncio di Berlusconi, Tajani ha pubblicato questo tweet per dare la propria disponibilità:
Ringrazio Il Presidente Berlusconi per il suo atto di stima nei miei confronti.Ho dato a lui,stasera,la mia disponibilità a servire l’Italia.Ora ogni ulteriore decisione spetta ai nostri concittadini ed al Presidente della Repubblica
— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) March 1, 2018
Tajani è romano, ha 64 anni, è stato ufficiale dell’aeronautica militare e membro del Partito Monarchico (qui una sua breve biografia sul sito Cinquantamila). Ha lavorato come giornalista e inviato per Radio Rai e per Il Giornale. Nel 1994 venne scelto da Silvio Berlusconi come portavoce del suo primo governo. Nello stesso anno fu eletto per la prima volta al Parlamento europeo.
Il gennaio del 2017 Tajani era stato eletto presidente del Parlamento europeo al quarto scrutinio con 351 voti, battendo il candidato del Partito Socialista Europeo (PSE) Gianni Pittella che ha ottenuto 282 voti. Tajani, che era il candidato del Partito Popolare Europeo, è un politico esperto dei meccanismi istituzionali europei e dei suoi equilibri: è stato eletto quattro volte al Parlamento ed è stato Commissario europeo tra il 2008 e il 2014. È apprezzato per i suoi modi affabili e la sua capacità di stringere buoni rapporti con gli altri parlamentari, ma è anche criticato per la sua mancanza di carisma, per la sua vicinanza a Silvio Berlusconi e a molte lobby.
Nel 2008 fu al centro di uno scontro politico tra il presidente del Consiglio uscente Romano Prodi e Silvio Berlusconi, che aveva appena vinto le elezioni. In quei mesi al governo italiano spettava fornire alla Commissione l’indicazione di un commissario italiano. Prodi e Berlusconi non riuscirono a trovare un candidato comune e si scontrarono per decidere a chi spettasse la nomina. Alla fine, grazie all’aiuto del presidente della Commissione, José Manuel Barroso – membro del PPE come Berlusconi – Tajani riuscì a ottenere la nomina, prima a commissario ai Trasporti e poi, dal 2010, all’Industria.
Secondo alcuni documenti pubblicati lo scorso autunno, durante il suo mandato di commissario ai Trasporti, Tajani ignorò gli avvertimenti sulle emissioni eccessive di alcuni motori diesel prodotte da importanti aziende automobilistiche europee. Secondo alcuni, il fatto che Tajani non abbia fatto pressione sul settore affinché venissero introdotti maggiori controlli sulle emissioni ha contribuito direttamente allo scandalo Dieselgate, che ha portato al ritiro di migliaia di automobili Volkswagen, soprattutto dal mercato degli Stati Uniti, e ha coinvolto molti altri produttori.
Anche per questa ragione, ha detto un anonimo funzionario della Commissione al giornale Politico.eu, Tajani è considerato vicino a lobby e gruppi di interesse. Lo stesso funzionario descrive Tajani come un politico dotato di istinto e in grado di comprendere problemi concreti, ma senza visione e prospettiva storica: «Non è un intellettuale». Tajani è considerato da molti parlamentari europei troppo vicino a Berlusconi e il sito Politico.eu lo ha definito un “leale consigliere” dell’ex presidente del Consiglio italiano. Tajani è stato anche criticato per le posizioni avute in passato sulle unioni tra persone dello stesso sesso. Nel 1996 fu autore di un’interrogazione parlamentare in cui scriveva che i figli di genitori omosessuali subiscono «gravi problemi psicologici e di inserimento nella società».
Negli ambienti delle istituzioni europee Tajani è comunque stimato da tempo, anche per via dei suoi diversi incarichi alla Commissione. Per la maggior parte del tempo l’incarico di presidente del Parlamento Europeo è soprattutto di rappresentanza, visto che gli europarlamentari si radunano in seduta plenaria solamente una volta al mese. In teoria prevede di «rappresentare il Parlamento nelle sue relazioni internazionali, e compiere visite ufficiali all’interno e al di fuori dell’Unione». In pratica significa diventare il volto delle istituzioni europee: Tajani incontra a cadenza settimanale i più importanti leader mondiali, tiene con loro conferenze stampa congiunte, stringe loro le mani e viene trattato come un capo di stato. Il suo predecessore Martin Schulz ha sfruttato questa visibilità per candidarsi a cancelliere della Germania, sfidando Angela Merkel. Tornando spesso in Italia sia per eventi politici sia di rappresentanza, Tajani nei mesi scorsi aveva ulteriormente alimentato le voci sulle sue ambizioni.
Oltre all’italiano parla fluentemente l’inglese, il francese e lo spagnolo – che a volte alterna anche nello stesso discorso – ed è in confidenza con decine di politici e funzionari europei. Sul Foglio Marianna Rizzini ha raccontato che negli anni Tajani si è anche costruito «una fama ibrida di conservatore con punte di progressismo».
Nel 2013 per esempio, da commissario dell’Industria, fece da intermediario fra i lavoratori spagnoli della Tenneco, una multinazionale americana che produce sistemi di sicurezza per veicoli, e i dirigenti dell’azienda. Tajani contribuì a far riaprire una fabbrica che l’azienda aveva deciso di chiudere a Gijon, nel Principato delle Asturie. Per ringraziarlo del suo intervento, a Gijon gli è stata dedicata una strada. Più di recente, in qualità di presidente di un’istituzione europea, ha sostenuto posizioni inusuali per un leader del centrodestra italiano come la parità di genere, la lotta al cambiamento climatico – «non è una favola, ma una dura realtà che riguarda la vita delle persone» – e ha mantenuto un approccio piuttosto aperto sull’immigrazione.