Guida alle elezioni in Lazio
Il presidente uscente del centrosinistra Nicola Zingaretti è dato come favorito, ma a poca distanza da Roberta Lombardi del Movimento 5 Stelle e Stefano Parisi del centrodestra
Domenica 4 marzo in Lazio si voterà anche per scegliere il nuovo presidente della regione, oltre che per rinnovare il Parlamento. Ci sono tre candidati favoriti: il presidente uscente Nicola Zingaretti, appoggiato dal centrosinistra, la deputata Roberta Lombardi, sostenuta dal Movimento 5 Stelle, e l’ex candidato a sindaco di Milano Stefano Parisi, sostenuto dal centrodestra. Secondo gli ultimi sondaggi diffusi prima del divieto di pubblicazione, Zingaretti è avanti con circa il 30-33 per cento dei voti, seguito da Lombardi, data tra il 24 e il 29, e da Parisi, stimato tra il 22 e il 25 per cento dei voti. Zingaretti è stato dato come favorito per tutta la campagna elettorale, ma le distanze si sono accorciate nel corso degli ultimi mesi.
Zingaretti, 52 anni, è probabilmente il candidato più noto agli elettori laziali. Nel 2013 vinse le elezioni regionali con il 40 per cento dei voti, battendo di più di dieci punti il suo rivale di centrodestra, Francesco Storace. Ex segretario della sinistra giovanile e fratello dell’attore Luca Zingaretti, prima di diventare presidente della regione è stato presidente della provincia di Roma, eurodeputato e segretario della Sinistra Giovanile. È considerato un esponente della sinistra del PD, molto apprezzato anche dai fuoriusciti dal partito confluiti in Liberi e Uguali. Anche per queste ragioni la lista guidata da Piero Grasso ha deciso di appoggiare la sua candidatura invece di presentarne una alternativa, come ha fatto in Lombardia.
Il rivale più insidioso per Zingaretti, almeno stando agli ultimi sondaggi, è Roberta Lombardi, 44 anni, deputata candidata con il Movimento 5 Stelle. Lombardi è nota soprattutto per essere stata la prima capogruppo del Movimento 5 Stelle, un ruolo che le permise di condurre le trattative con Pier Luigi Bersani e poi Enrico Letta che, dopo le elezioni del 2013, furono notoriamente trasmesse in streaming. Negli anni è diventata una delle principali dirigenti del Movimento nel Lazio, un ruolo che l’ha portata a scontrarsi con la sindaca di Roma Virginia Raggi in diverse occasioni. Il Lazio è una regione dove l’estrema destra è molto forte e Lombardi è sembrata corteggiare questo elettorato in diverse occasioni. Negli ultimi giorni di campagna elettorale ha diffuso una foto sui social network in cui era scritto: «Quando penso alle province del Lazio e ai suoi borghi penso ad accogliere più turismo, che rilancia l’economia locale, e meno migranti, che invece pesano sull’economia locale. Non è questione di destra o di sinistra, ma di buon senso».
Chi sembra stia andando meglio delle aspettative è Stefano Parisi, 61 anni, candidato sostenuto da tutto il centrodestra, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia (qui trovate un sua biografia più estesa). Gli ultimi sondaggi pubblici lo danno terzo a poca distanza da Roberta Lombardi, un risultato migliore dell’inizio della campagna elettorale, quando si trovava a parecchi punti di distacco sia da Zingaretti che da Lombardi. Parisi è un ex dirigente ministeriale e del comune di Milano, direttore generale di Confindustria, amministratore delegato di Fastweb e imprenditore (è il fondatore di Chili TV, un servizio streaming italiano). Nel 2016 è stato candidato sindaco di Milano con il centrodestra, perdendo al ballottaggio per poco più di tre punti contro il candidato del centrosinistra Beppe Sala. La scelta di candidarlo in Lazio ha richiesto lunghe trattative tra i leader del centrodestra ed è arrivata soltanto alla fine dello scorso gennaio, molto dopo le decisioni di centrosinistra e Movimento 5 Stelle.
Il problema principale di Parisi è la presenza di un avversario interno alla destra, in grado di raccogliere il consenso più radicale ed estremista di cui in passato hanno goduto i candidati della destra in Lazio. Alle elezioni, infatti, è candidato anche Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice e fondatore della lista di destra radicale “Sergio Pirozzi presidente”, ribattezza informalmente “lo scarpone” per via del disegno di un’impronta di stivale sul simbolo (e del titolo di un libro pubblicato da Pirozzi lo scorso ottobre). Secondo gli ultimi sondaggi resi pubblici, Pirozzi potrebbe raggiungere il 10 per cento.
Quest’anno potrebbe entrare per la prima volta nel consiglio regionale anche Casa Pound, il movimento neofascista che candida alla presidenza Mauro Antonini, uno dei fondatori di Casa Pound e coordinatore del partito in Lazio. Secondo gli ultimi sondaggi pubblici Casa Pound è intorno al 4 per cento, cioè oltre la soglia di sbarramento che gli consentirebbe di eleggere consiglieri regionali.
Come si vota alle regionali
Il meccanismo di voto alle elezioni regionali è diverso da quello per le politiche. Nella scheda per le regionali è possibile fare due segni diversi: uno sul candidato presidente della regione e uno sulle liste. È consentito il voto disgiunto: ad esempio, è possibile scegliere il candidato di centrosinistra, ma votare per una lista di centrodestra. Se si vota soltanto sul nome del candidato, nessuna lista riceverà il nostro voto. Infine è possibile fare un segno soltanto sul contrassegno della lista: in questo caso il voto varrà anche per il candidato appoggiato da quella lista. Infine, alle regionali è possibile esprimere un massimo di due preferenze, necessariamente di sesso diverso, scrivendo i loro nomi nell’apposito spazio della scheda.
Alle elezioni politiche, che si svolgeranno nello stesso giorno, non sono previste preferenze e il voto disgiunto è vietato. Le schede su cui verranno mesi due segni diversi, uno su un candidato uninominale e l’altro su una lista diversa da quelle che lo appoggiano, saranno annullate. Per votare bisogna invece fare un segno sul contrassegno della lista. In questo modo il voto sarò automaticamente valido anche per il candidato appoggiato da quella lista. Si può anche fare un segno solo sul candidato nel collegio uninominale. Se il candidato è appoggiato da più di una lista, i voti di coloro che hanno votato solo il candidato saranno distribuiti sulle liste che lo appoggiano in proporzione a quanti ai voti ricevuti da ciascuna lista.