Guida alle elezioni in Lombardia
Perché domenica non ci sono solo le elezioni politiche, e alle regionali si vota con un sistema elettorale molto diverso
Domenica 4 marzo, oltre che per il rinnovo del Parlamento, in Lombardia si voterà anche per scegliere il nuovo presidente della regione. I due candidati favoriti sono Attilio Fontana, ex sindaco di Varese della Lega appoggiato dal centrodestra, e Giorgio Gori, sindaco di Bergamo appoggiato dal PD e da parte del centrosinistra. Secondo gli ultimi sondaggi diffusi prima del divieto, Gori è più di cinque punti dietro Fontana. Dario Violi, impiegato e dal 2011 attivista del Movimento 5 Stelle, è molto lontano e i sondaggi lo danno sotto al 20 per cento.
Fontana, 65 anni, è considerato un leghista moderato ma molto vicino a Salvini (qui una sua biografia più estesa) ed è sostenuto da tutto il centrodestra. All’inizio della campagna elettorale ha pronunciato una battuta razzista sulla necessità di difendere la “razza bianca” che gli ha attirato molte critiche. Prima di essere candidato presidente, Fontana aveva una folta barba che ha fatto sparire durante la campagna elettorale (una scelta di recente criticata da Berlusconi, che in passato però aveva spesso fatto tagliare baffi e barba ai suoi candidati). Dopo la gaffe, Fontana ha condotto una campagna elettorale molto tranquilla, quasi sottotraccia: per questo i suoi rivali hanno spesso accusato il centrodestra di volerlo “nascondere”. Gli ultimi sondaggi pubblicati prima del divieto davano Fontana al 41 per cento, all’incirca lo stesso risultato di Maroni nel 2013.
Gori, 57 anni, è dal 2014 sindaco di Bergamo, dopo aver avuto una lunga carriera da imprenditore e manager televisivo. È stato direttore di Canale 5 e Italia 1 e ha fondato la società di produzione televisive Magnolia. È stato uno dei più importanti sostenitori di Matteo Renzi e un suo stretto consigliere all’inizio della sua carriera politica anche se, come ha ammesso lui stesso, il ruolo di consigliere, o spin doctor come si dice in gergo, non è durato molto. Gori è stato scelto come candidato del centrosinistra alla fine dello scorso ottobre, senza passare dalle primarie: è appoggiato dal PD e dai suoi alleati minori ma non da Liberi e Uguali, l’altra principale forza del centrosinistra. Secondo gli ultimi sondaggi pubblicabili Gori era intorno al 35 per cento, cioè circa 3-4 punti in meno di Umberto Ambrosoli, candidato del centrosinistra nel 2013.
Onorio Rosati, ex sindacalista della CGIL e consigliere regionale uscente eletto nel 2013 con il PD, è il candidato di Liberi e Uguali. La scelta di LeU di presentare un suo candidato è stata discussa e sofferta, visto che la mancata ricandidatura di Roberto Maroni e la candidatura al suo posto di Fontana, molto meno conosciuto, poteva dare al centrosinistra unito una buona occasione di riconquistare la presidenza della Lombardia dopo quasi 25 anni di governo del centrodestra. L’assemblea lombarda di LeU, però, ha deciso di non appoggiare Gori in parte per via del suo passato, considerato troppo manageriale, troppo vicino a Berlusconi e poi a Renzi, in parte anche perché i vertici del partito hanno ritenuto che la candidatura di Gori fosse senza possibilità e quindi non valesse la pena appoggiarlo.
I candidati alle elezioni di domenica sono in tutto sette. Oltre a Fontana, Gori, Violi del Movimento 5 Stelle e Rosati di LeU si candidano anche Giulio Arrighini, ex deputato della Lega Nord e fondatore del movimento Grande Nord; Massimo Gatti, ex consigliere provinciale di Milano con Rifondazione Comunista e oggi candidato della lista “Sinistra per la Lombardia” (vicina a Potere al Popolo); Angela De Rosa, consigliera comunale di Novate Milanese, candidata di Casa Pound. È la prima volta che la lista neofascista riesce a presentare un suo candidato alla regione Lombardia. L’ultima volta che l’estrema destra era riuscita a raccogliere le 20 mila firme necessarie a presentare una candidatura era stato nel 2010, quando il candidato di Forza Nuova ottenne lo 0,57 per cento dei voti.
Come si vota alle regionali
Il meccanismo di voto alle elezioni regionali è diverso da quello per le politiche. Nella scheda per le regionali è possibile fare due segni diversi: uno sul candidato presidente della regione e uno sulle liste. È consentito il voto disgiunto: per esempio è possibile scegliere il candidato di centrosinistra ma votare per una lista di centrodestra. Se si fa un segno soltanto sul nome del candidato, nessuna lista riceverà il voto ma appunto solo il candidato. Infine è possibile fare un segno soltanto sul contrassegno della lista: in questo caso il voto varrà anche per il candidato appoggiato da quella lista. Infine, alle regionali è possibile esprimere un massimo di due preferenze, necessariamente di sesso diverso, scrivendo i loro nomi nell’apposito spazio della scheda. Vince il candidato che prende un voto in più degli altri.
Alle elezioni politiche, che si svolgeranno nello stesso giorno, non sono previste preferenze e il voto disgiunto è vietato. Le schede su cui verranno mesi due segni diversi, uno su un candidato uninominale e l’altro su una lista diversa da quelle che lo appoggiano, saranno annullate. Per votare bisogna invece fare un segno sul contrassegno della lista. In questo modo il voto sarò automaticamente valido anche per il candidato appoggiato da quella lista. Si può anche fare un segno solo sul candidato nel collegio uninominale. Se il candidato è appoggiato da più di una lista, i voti di coloro che hanno votato solo il candidato saranno distribuiti sulle liste che lo appoggiano in proporzione ai voti ricevuti da ciascuna lista.