Per cosa ricorderemo le Olimpiadi in Corea del Sud
Atleti e storie che rimarranno, di questi giorni di gare a Pyeongchang
I ventitreesimi Giochi olimpici invernali ospitati dalla provincia sudcoreana di Pyeongchang si sono conclusi dopo diciassette giornate di gare a cui hanno partecipato 2.952 atleti da 92 paesi diversi. Nella prima Olimpiade invernale con più di cento gare da medaglie ci sono state grandi vittorie, sconfitte memorabili e imprese di atleti che nessuno aveva previsto, come in ogni Olimpiade che si rispetti.
Fra tutto quello che è successo, i Giochi in Corea del Sud ce li ricorderemo soprattutto per loro.
Arianna Fontana, Sofia Goggia e Michela Moioli
Sono state le tre atlete italiane che hanno ottenuto le vittorie più prestigiose e significative in Corea del Sud. Gli unici tre ori della delegazione italiana, che hanno contribuito più di ogni altra medaglia al dodicesimo posto finale nel medagliere.
A 22 anni Michela Moioli è riuscita a vincere la medaglia d’oro nello snowboard cross. Grande favorita già in partenza, ha concluso la gara per prima dopo aver staccato di diversi metri le avversarie negli ultimi metri del tracciato: una prova di forza impressionante. Il suo oro è stata la prima medaglia italiana nella storia dello snowboard cross.
A 27 anni compiuti Arianna Fontana, portabandiera della delegazione italiana a Pyeongchang, ha ottenuto tre medaglie nel pattinaggio di velocità short track a Pyeongchang: oro nei 500 metri, argento nella staffetta e bronzo nei 1.000 metri, specialità in cui non era mai arrivata fra le prime tre. In Corea è arrivata a quota otto medaglie complessive in quattro edizioni delle Olimpiadi invernali, cosa che fa di lei l’atleta più vincente di sempre nel pattinaggio short track olimpico.
Sofia Goggia era invece l’atleta italiana più attesa. La vittoria nella discesa libera – una delle prove più importanti fra tutte le gare olimpiche – è stata l’apice degli ultimi suoi due anni di carriera, che l’hanno vista diventare una delle sciatrici più forti al mondo. Nella stazione sciistica di Jeongseon, Goggia ha concluso la sua discesa precedendo di appena 9 centesimi nella classifica finale la norvegese Ragnhild Mowinckel, medaglia d’argento, e di 47 centesimi la statunitense Lindsey Vonn.
Ester Ledecka
A Pyeongchang Ester Ledecka, snowboarder praghese di 22 anni, ha vinto come ci si aspettava il gigante parallelo dello snowboard. Una settimana prima, però, aveva incredibilmente vinto anche il supergigante dello sci alpino, una delle prove più importanti delle Olimpiadi: ma non era nemmeno la sua specialità. Ledecka ha battuto di appena 1 centesimo l’austriaca Anna Veith, che era comprensibilmente già sicura della vittoria.
Ledecka è diventata così la prima persona a competere in una prova di sci alpino e di snowboard in una Olimpiade; la prima persona a vincere due ori nello sci alpino e nello snowboard e la terza nella storia delle Olimpiadi moderne a vincere due ori in due diverse discipline ai Giochi invernali: l’ultima volta fu nel 1928.
La squadra statunitense di curling
Nessuno credeva in loro: né il Comitato olimpico statunitense, che aveva deciso di tagliare i fondi destinati alla disciplina per gli scarsi risultati, né chi ha seguito le prime gare del torneo olimpico, dopo le prime quattro sconfitte ai gironi, compresa quella contro l’Italia. E invece i dilettanti John Shuster, Matt Hamilton, John Landsteiner e Tyler George hanno vinto il primo oro statunitense nel curling battendo in finale i campioni olimpici – e professionisti – svedesi segnando 5 punti in un colpo solo nell’ottava mano della finale, una delle ultime: hanno vinto 10-7.
Yuzuru Hanyu
Uno degli atleti che verranno più associati ai XXIII Giochi olimpici invernali di Pyeongchang sarà il pattinatore artistico giapponese Yuzuru Hanyu, che in Corea del Sud, a soli 23 anni, ha vinto la sua seconda medaglia d’oro olimpica diventando il primo pattinatore di figura a vincere due titoli consecutivi nel singolo negli ultimi 66 anni.
Quattro anni fa, a Sochi 2014, Hanyu vinse l’unica medaglia d’oro giapponese della manifestazione. A Pyeongchang è rientrato da un infortunio e per questo non ha partecipato alla competizione a squadre. Oltre ai due ori olimpici, in carriera è stato due volte campione mondiale, nel 2014 e nel 2017, ha stabilito dodici record del mondo di punteggio e attualmente detiene i record mondiali per programma corto, libero e punteggio finale.
Nell’ultima settimana di giochi la Gangneung Ice Arena si è letteralmente riempita di suoi sostenitori, i quali, al termine delle esibizioni, hanno lanciato verso di lui decine di pupazzi di Winnie the Pooh. Per scaramanzia e per altri motivi personali, infatti, Hanyu è solito viaggiare sempre con un pupazzo di Winnie the Pooh. Alle Olimpiadi, tuttavia, le regole sui marchi e gli sponsor sono particolarmente rigide e Hanyu non ha potuto portarsi il pupazzo nelle arene di Pyeongchang. Per questo motivo, al termine dell’esibizione che gli ha fatto vincere il secondo oro olimpico, rendendolo definitivamente uno dei migliori pattinatori della storia, i suoi sostenitori hanno lanciato decine di Winnie the Pooh sul ghiaccio.
Le Coree
Le Olimpiadi erano attese anche per la partecipazione di una delegazione proveniente dalla Corea del Nord, paese che è formalmente ancora in guerra con la Corea del Sud. L’accordo per la partecipazione nordcoreana raggiunto dai due paesi, che ha previsto anche una squadra mista di hockey femminile e la partecipazione di 22 atleti nordcoreani, è stato visto come uno sviluppo significativo dei loro rapporti, anche perché nell’ultimo anno la situazione tra le due Coree era diventata molto tesa e più volte si era parlato del rischio di una guerra.
Durante la cerimonia di apertura c’è stata una storica stretta di mano fra leader nord e sudcoreani. A stringersi la mano sono stati Kim Yo-jong, la sorella 30enne del dittatore nordcoreano Kim Jong-un e probabilmente la donna più potente del paese, e il presidente sudcoreano Moon Jae-in, promotore del riavvicinamento con la Corea del Nord. Non era mai successo che un membro della famiglia Kim mettesse piede in Corea del Sud dopo la storica separazione del paese, tanto meno che stringesse la mano a un presidente sudcoreano.
Ma ci sono stati anche dei problemi. Quando a inizio mese la nave nordcoreana Mangyongbong è arrivata al porto di Donghae, in Corea del Sud, con un pezzo della delegazione della Corea del Nord alle Olimpiadi invernali, è successo un mezzo casino. Prima i manifestanti che si erano radunati al porto per protestare contro la presenza dei nordcoreani ai Giochi si sono scontrati con la polizia, che nel frattempo stava cercando di mantenere il controllo della situazione. Poi la nave è rimasta a secco di carburante e il comandante ha chiesto ai sudcoreani di potersi rifornire, una cosa vietata dalle sanzioni internazionali imposte alla Corea del Nord per il suo programma nucleare e missilistico.
Martin Fourcade
È il biatleta più vincente in attività: 27 coppe di cristallo, 11 volte campione del mondo dal 2011 al 2017. In Corea del Sud, quattro anni dopo aver vinto un oro e un argento a Sochi, ha concluso i Giochi con ben tre medaglie d’oro, nell’inseguimento, nella partenza in linea (battendo al fotofinish il tedesco Simon Schempp) e nella staffetta mista. Ha preso anche un argento nella partenza in linea.
Alina Zagitova (ed Evgenija Medvedeva)
A Pyeongchang Alina Zagitova ha ottenuto la prima medaglia d’oro olimpica di una carriera che potrebbe rivelarsi una delle più vincenti nella storia del pattinaggio di figura. Perché Zagitova è nata nel 2002, farà 16 anni il prossimo maggio e ha vinto – come in molti prevedevano – l’oro nel pattinaggio di figura femminile con un incredibile punteggio complessivo di 239.57, superando la connazionale Evgenija Medvedeva, 18 anni e medaglia d’argento, con cui probabilmente si contenderà tutte le maggiori vittorie internazionali nei prossimi anni.
Shaun White
Soprannominato The Flying Tomato per i suoi capelli rossi, Shaun White è uno che i 30enni di oggi si ricordano perché circa 15 anni fa – poco più che adolescente – rivoluzionò la disciplina dello snowboard. È stato campione olimpico a Torino 2006 e a Vancouver 2010. A Sochi si presentò come il grande favorito ma arrivò sorprendentemente quarto. La sua vittoria a Pyeongchang è importante perché è arrivata al termine di una gara condotta benissimo, perché i suoi avversari avevano un’età media di 21,9 anni e lui ne ha 31, e perché solo tre mesi fa si era procurato un brutto infortunio battendo violentemente la testa sulla neve durante un allenamento.
Marit Bjørgen, la “regina dello sci di fondo”
Nell’ultima giornata delle Olimpiadi la Germania, con l’oro e l’argento vinto nel bob-a-quattro e poi con l’argento nell’hockey maschile, aveva superato per qualche ora la Norvegia in testa al medagliere. Ma nell’ultima gara delle Olimpiadi di Pyeongchang, la 30 chilometri di tecnica classica con partenza in linea dello sci di fondo, la norvegese Marit Bjørgen ha ottenuto l’ultimo oro norvegese in Corea, riportando il paese scandinavo al primo posto del medagliere con 39 medaglie complessive: un risultato storico e oltre ogni aspettativa per il paese scandinavo.
A 37 anni e alla quinta Olimpiade in carriera, l’obiettivo di Bjørgen in Corea del Sud era superare il connazionale Ole Einar Bjørndalen, l’atleta più vincente nella storia dei Giochi olimpici invernali, che vanta tredici medaglie di cui otto d’oro (tutte nel biathlon). Ci era già riuscita: aveva vinto due bronzi, un argento e un oro, arrivando a 14 medaglie olimpiche in carriera. Nell’ultima giornata ha vinto un altro oro, per un totale di 15 medaglie olimpiche in carriera di cui cinque solo a Pyeongchang.