Dante Ferretti ha fatto grandi cose
Album dei lavori di uno dei più grandi scenografi del mondo, tre volte premio Oscar, che oggi compie 75 anni
Il tempo in cui persone italiane, principalmente registi e attori, erano davvero dentro al cinema statunitense, e quindi al cinema mondiale, è passato da un po’: ma tra quei pochi pezzi che sono rimasti ce n’è uno che curiosamente ci è entrato quando “l’epoca d’oro del cinema italiano” era già finita da un po’. Dante Ferretti è uno dei più grandi e apprezzati scenografi del mondo, e nella sua lunga carriera ha accumulato tre premi Oscar e dieci nomination. Nacque a Macerata il 26 febbraio 1943, e oggi compie 75 anni.
Nelle foto di seguito, un po’ di scenografie di Dante Ferretti di film belli e famosi:
Ferretti fu uno che si affezionò ai registi con cui lavorava, o meglio: succedeva e succede il contrario. Con Pier Paolo Pasolini fece cinque film (più un paio da assistente), compreso il suo primo da capo scenografo, Medea; con Federico Fellini ne fece altrettanti tra la fine degli anni Settanta fino a La Voce della Luna, l’ultimo che Fellini diresse; ma la sua collaborazione più famosa è probabilmente quella con Martin Scorsese, con cui ha fatto otto film più uno che ancora deve uscire, The Irish Man.
La sua prima nomination all’Oscar arrivò con il secondo film di produzione straniera che fece: Le avventure del barone di Munchausen di Terry Gilliam, nel 1988. Ne ricevette anche per Amleto di Franco Zeffirelli, per L’età dell’innocenza di Martin Scorsese, per Intervista col vampiro di Neil Jordan, due per Kundun di Scorsese (anche per i costumi) e per Gangs of New York, sempre di Scorsese. Non vinse fino al 2005, quando ottenne il premio per le scenografie di The Aviator di Scorsese. Poi ogni altra volta che venne nominato vinse: per Sweeney Todd di Tim Burton e per Hugo Cabret, di nuovo, di Scorsese. Tutte le volte che vinse lo fece insieme a Francesca Lo Schiavo, scenografa che sposò negli anni Settanta e che lo affianca in quasi tutti i suoi film.
Ferretti ha detto che voleva fare lo scenografo da quando aveva 13 anni: forse perché si appassionò presto al cinema ed era figlio di un fabbricante di mobili. Si diplomò all’Accademia di Belle Arti di Roma e cominciò a lavorare con Pasolini, che lo scelse per Medea, come assistente dello scenografo Luigi Scaccianoce. «Ci capivamo molto bene, ci siamo sempre dati del lei, lui mi accennava appena qualcosa e io capivo e poi realizzavo», ha detto in un’intervista alla Stampa. Di Fellini invece ha detto che gli chiedeva sempre di raccontargli i suoi sogni: «lui lo sapeva che inventavo, ma voleva capire fino a che punto arrivava la mia fantasia». Con Scorsese diventò così amico che negli ultimi 25 anni ha saltato soltanto tre suoi film: Al di là della Vita, The Departed e Wolf of Wall Street.
Nonostante non ci abbia vinto l’Oscar, le scenografie che probabilmente lo resero più famoso furono quelle allestite per ricostruire il quartiere dei Five Points di Manhattan di metà Ottocento, in Gangs of New York. Ha spiegato che «ogni volta che devo fare un film ambientato in un determinato periodo storico, non copio perché quando uno copia sembra un set cinematografico, invece un po’ come gli attori mi metto nei panni di un architetto di quel periodo». In mezzo ai film ha fatto anche un sacco di scenografie per il teatro e per il cinema, e ha anche curato l’allestimento del Museo Egizio di Torino.