Teste mozzate alla sfilata di Gucci
Si è tenuta oggi, tra cuccioli di drago e serpenti e lettini da sala operatoria: foto e video
Gucci ha presentato la sua collezione per l’autunno inverno 2018/2019 nella seconda giornata della Settimana della moda di Milano, in corso fino al 26 febbraio. Le aspettative, come per ogni sfilata disegnata da Alessandro Michele, direttore creativo dal gennaio 2015, erano altissime e alimentate dalla stessa azienda, che ha scelto come invito per gli ospiti un timer arancione: indicava il conto alla rovescia per l’inizio della sfilata ed era infilato in una busta di plastica trasparente con scritto sopra “Avviso ai genitori, contenuto esplicito”.
For the #GucciFW18 fashion show, Creative Director #AlessandroMichele prompts us with a timer counting down in red digital numbers. Watch the show live https://t.co/S9feJ3cqOP tomorrow at 3PM CET. #mfw pic.twitter.com/2W3Og1gcIW
— gucci (@gucci) February 20, 2018
Un avviso ironico ma sensato, visto il tono angosciante e quasi macabro della sfilata, allestita in una finta sala operatoria con lettini e lampade scialitiche, sedie di plastica da sale d’attesa, pareti dal verde ospedaliero e in sottofondo lo Stabat Mater mescolato ai bip dei macchinari delle sale operatorie.
Presenting the Gucci Fall Winter 2018 show space. The concept of the operating room reflects the work of a designer—the act of cutting, splicing and reconstructing materials and fabrics to create a new personality and identity with them. Watch the show live through link in bio. pic.twitter.com/xG0U2EeMcm
— gucci (@gucci) February 21, 2018
Lo stile era il solito di Michele, che mescola e accosta in modo eccentrico linee, disegni, accessori, tessuti di epoche e paesi diversi, e la scenografia era una metafora del suo lavoro: «riflette il mestiere dello stilista che taglia, cuce e ricostruisce materiali e tessuti per creare una nuova personalità e identità». Dopo la sfilata Michele ha spiegato che «Io sono felice di essere nato ibridato, tutti lo siamo», «ci riappropriamo di ciò che vogliamo essere, siamo noi stessi i dottor Frankenstein delle nostre vite», «la rappresentazione di noi stessi passa per la sala operatoria del nostro cervello attraverso qualcosa di ultra naturale».
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Modelli e modelle indossavano maschere, passamontagna, veli intessuti di gioielli a coprire il viso, e accessori insoliti, come teste mozzate portate sottobraccio e identiche a quelle dei modelli vivi, oppure finti cuccioli di drago e di serpente.
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Sono stati realizzati da Makinarium, una fabbrica romana che si occupa di effetti speciali per Cinecittà e ha lavora con registi come Ridley Scott, Danny Boyle e Matteo Garrone per Il racconto dei racconti.