La riforma dell’immigrazione di Macron
È molto contestata: introduce un reato di entrata illegale e vuole ridurre i tempi della presentazione delle domande di asilo e dei ricorsi
Oggi, mercoledì 21 febbraio, il governo francese del presidente Emmanuel Macron proporrà al consiglio dei ministri un disegno di legge «per un’immigrazione controllata e per un diritto di asilo effettivo»: il testo è stato criticato da tutte le organizzazioni che lavorano per i diritti umani, ma anche da alcuni deputati che fanno parte dell’attuale maggioranza. Sarà discusso all’Assemblea Nazionale il prossimo aprile.
Il ministro dell’Interno Gérard Collomb ha spiegato che l’obiettivo generale della legge è ridurre i tempi burocratici dell’accoglienza, portandoli a sei mesi al massimo contro gli undici di oggi. Le critiche riguardano soprattutto le modalità con cui si è deciso di intervenire sulla riduzione di questi tempi. Mentre finora un richiedente aveva fino a 120 giorni per presentare la propria domanda di asilo, ora ne avrà 90: se la richiesta dovesse essere rifiutata avrà due settimane (e non più un mese) per depositare un ricorso. La questione è molto problematica visto che ci vogliono circa 30 giorni lavorativi per ottenere un appuntamento in prefettura.
Le domande di asilo presentate in Francia passano innanzitutto dall’Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi (OFPRA); se una domanda viene respinta, il richiedente può presentare ricorso. A quel punto la Corte nazionale del diritto di asilo (CNDA, organo del Consiglio di Stato) istruisce la sua pratica. Le modifiche sui tempi significano che la CNDA e e l’OFPRA dovranno rispondere a una richiesta in meno di sei mesi. Il problema è che oggi un giudice gestisce già 325 casi all’anno, un numero considerato molto elevato. I dipendenti della Corte nazionale del diritto di asilo sono dunque entrati in sciopero da diversi giorni contro la proposta di legge: «Non siamo gestori di flusso. Siamo lì per ascoltare storie di sofferenza e stabilire se c’è un diritto all’asilo», ha detto un rappresentante sindacale della CNDA, Sébastien Brisard. E ancora: «In una giornata di udienze vengono trattate 13 pratiche. Tuttavia, non si ascolta una persona allo stesso modo al mattino o alle 7 di sera dopo aver sentito altre 12 pratiche. Il tempo necessario all’ascolto non viene rispettato, e le pratiche sono sempre più complicate e con problematiche più sottili da analizzare.»
Un altro punto che viene criticato nella nuova proposta è l’estensione delle audizioni video: «Un’audizione video è uno schermo tra il tribunale e il richiedente. La Corte non sarà in grado di sentire il richiedente. Non vedremo se è stressato, non potremo rassicurarlo. Ci sono molte cose che non saremo in grado di rilevare. La dimensione fisica è molto importante in questo tipo di pratiche», ha spiegato sempre Sébastien Brisard. Tutti questi interventi rafforzano insomma una «logica produttivistica a discapito dell’attuazione di una giustizia di qualità e minano tanto i diritti dei richiedenti asilo», quanto le condizioni di lavoro dei funzionari che lavorano per i richiedenti asilo. La legge prevede nuove assunzioni che sono giudicate però non sufficienti (150 nuovi posti nelle prefetture, cioè un posto nuovo in ciascuna singola prefettura).
La proposta di legge interviene anche sulla durata massima della permanenza in detenzione amministrativa che sarà aumentata da 45 a 90 giorni (che possono diventare 135) e porta da 16 a 24 ore il fermo amministrativo per verificare i documenti. Diverse organizzazioni che lavorano con i migranti sostengono che si tratti di misure repressive e inutili e fanno notare che i due terzi delle espulsioni si verificano già nei primi dodici giorni di reclusione amministrativa. «È chiaro che si vuole dare un segnale più che fare qualcosa per essere efficaci. Il governo vuole innanzitutto dissuadere i migranti dal venire in Francia», ha spiegato a Le Monde Serge Slama, professore di diritto pubblico all’Università di Grenoble-Alpes. Altre organizzazioni hanno fatto notare poi come nel 2011, il passaggio da 32 a 45 giorni di detenzione sia stato di fatto senza senso: le espulsioni non sono aumentate ma molte persone hanno sofferto «di privazioni inutili e assurde della loro libertà» per un tempo ancora più a lungo.
La proposta rafforza infine le misure di controllo e repressione alla frontiera e istituisce un reato di entrata illegale: chi arriva in Francia senza passare per i posti di frontiera potrebbe rischiare fino a un anno di carcere e il pagamento di una multa pari a quasi 4 mila euro. Il governo ha comunque affiancato a queste misure considerate repressive altre modifiche che sono state giudicate in modo positivo: un permesso di soggiorno di quattro anni (invece che di uno) per alcune categorie di rifugiati, un rafforzamento della protezione per le donne minacciate di mutilazioni sessuali e delle facilitazioni per i minori richiedenti asilo e per i ricongiungimenti dei fratelli e delle sorelle.
La nuova proposta di legge potrebbe comunque creare dei problemi all’interno della maggioranza attualmente al governo, che è composta da deputati che provengono sia da partiti di destra che da partiti di sinistra e che su questo tema hanno posizioni piuttosto differenti. Matthieu Orphelin, parlamentare di partito La République En Marche!, il partito di Macron, ha affermato ad esempio che presenterà una serie di emendamenti per modificare il disegno di legge. Un’altra deputata del partito di Macron, Sonia Krimi, ha accusato il governo di «giocare con le paure della gente». Il primo ministro Edouard Philippe ha rassicurato la maggioranza promettendo che le 72 proposte fatte dal deputato En Marche! Aurélien Taché per migliorare l’integrazione dei rifugiati saranno realizzate (prevedono, tra le altre cose, un aumento delle ore dei corsi di formazione e di lingua e la riduzione da 9 a 6 mesi del tempo in cui un richiedente asilo non ha il diritto di lavorare).
Il disegno di legge potrebbe essere molto popolare tra gli elettori. Un sondaggio condotto da BVA all’inizio di questo mese ha mostrato che il 63 per cento dei cittadini francesi intervistati ritiene che in Francia ci siano troppi immigrati: il numero di persone che hanno presentato richieste di asilo in Francia ha raggiunto un record nel 2017, superando le 100 mila domande.