L’inchiesta su Virginia Raggi è stata archiviata
Il gip ha accolto la richiesta della procura, che non ha trovato prove della volontà di Raggi di favorire Salvatore Romeo
L’inchiesta sulla sindaca di Roma Virginia Raggi per la nomina di Salvatore Romeo a capo della sua segreteria è stata archiviata dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della procura di Roma, che non aveva trovato prove sufficienti per sostenere l’accusa di abuso di ufficio che era stata formulata. Raggi era accusata di abuso di ufficio per aver scelto Romeo come capo della sua segreteria in modo arbitrario e avergli attribuito uno stipendio molto maggiore di quello che aveva per il suo precedente lavoro al Dipartimento partecipate.
Romeo stesso era indagato con l’accusa di concorso in abuso di ufficio, e anche per lui la procura ha chiesto e ottenuto l’archiviazione dell’indagine. Questa indagine è quella collegata alla famosa storia delle polizze vita intestate da Romeo a Raggi, ma non è l’unica inchiesta sul conto della sindaca di Roma, che dal prossimo 21 giugno sarà a processo per l’accusa di falso per la nomina di Renato Marra a un altro incarico comunale.
Dall’inizio, in breve
Poche settimane dopo la sua elezione a sindaco di Roma, nell’estate del 2016 Virginia Raggi nominò Salvatore Romeo a capo della sua segreteria, un ruolo di aiuto al lavoro del sindaco per sua natura basato su un rapporto fiduciario con il sindaco stesso. Romeo era già dipendente dell’amministrazione comunale romana e lavorava al Dipartimento partecipate con uno stipendio di 39.000 euro l’anno.
La promozione temporanea di dipendenti comunali a ruoli maggiormente “politici” è una prassi di tutte le amministrazioni ed è regolata dall’articolo 90 del Testo unico per gli enti locali (TUEL), che però ha un problema. Il TUEL prevede infatti una differenza di stipendio per i dipendenti dell’amministrazione comunale chiamati a incarichi speciali temporanei dal sindaco: se fanno parte delle stessa amministrazione comunale mantengono il loro stipendio normale, se fanno parte di un’altra amministrazione comunale possono essere inquadrati con uno stipendio da dirigenti.
Questa regola può però creare grosse disparità di stipendio tra persone che fanno di fatto lavori simili: Romeo, per esempio, avrebbe dovuto mantenere il suo stipendio da dipendente comunale pur facendo un lavoro di maggior impegno e responsabilità. Per questa ragione era prassi consolidata delle amministrazioni comunali applicare a tutti i casi simili l’eccezione prevista per gli incaricati chiamati da amministrazioni di altre città, e così fece anche Raggi con Romeo, a cui venne attribuito uno stipendio da dirigente di fascia III, ovvero di circa 111 mila euro all’anno.
Per arrivare alla nomina e all’attribuzione dello stipendio, Raggi aveva chiesto il parere dell’avvocatura comunale di Roma e dell’ANAC, l’autorità anticorruzione: l’avvocatura aveva confermato la possibilità di inquadrare Romeo con uno stipendio da dirigente, l’ANAC aveva però indicato che lo stipendio fosse quello di un dirigente di fascia I, di circa 93.000 euro all’anno. Lo stipendio di Romeo era quindi stato abbassato.
L’accusa
Secondo l’accusa della procura, la scelta di attribuire a Romeo uno stipendio da dirigente era illegittima e per questo Raggi era stata accusata di abuso di ufficio, avendo procurato a Romeo un ingiusto vantaggio patrimoniale. Secondo la procura, inoltre, la nomina era stata approvata con un iter procedurale errato ed era quindi illegittima. Romeo era stato accusato di concorso in abuso di ufficio e si era dimesso nel dicembre 2016 dal suo incarico di capo della segreteria della sindaca Raggi. Erano i primi e molto turbolenti mesi della nuova amministrazione del Movimento 5 Stelle a Roma e Romeo era anche stato accusato dalla ex capo di gabinetto del comune di aver agito per estromettere dall’amministrazione comunale tutte le persone considerate “nemiche” della nuova sindaca.
Le polizze
La vicenda della nomina di Romeo era quella collegata alla storia delle due polizze vita che Romeo stesso aveva stipulato e di cui Raggi era beneficiaria. La storia era stata raccontata da un’indagine dell’Espresso a inizio 2017: si era scoperto che Romeo aveva circa 10 polizze vita i cui beneficiari erano membri del Movimento 5 Stelle e c’era il sospetto che queste polizze avessero in qualche modo a che fare con la sua nomina a capo della segreteria della sindaca. Raggi aveva sempre detto di non sapere niente delle polizze, che avevano un valore complessivo di circa 60.000 euro e che potevano essere liquidate solo in caso di morte di Romeo.
L’archiviazione
Il giudice per le indagini preliminari di Roma Annalisa Marzano ha accolto la richiesta di archiviazione della procura per Raggi e Romeo per “infondatezza della notizia di reato”. Secondo le conclusioni di Marzano, la nomina di Romeo e l’ammontare del suo stipendio erano stati scelti seguendo una prassi che esisteva da tempo nell’amministrazione comunale e Raggi – avendo chiesto pareri all’avvocatura e all’ANAC – aveva agito in buonafede e nella convinzione di non violare nessuna legge.
Il decreto di Marzano ha anche escluso che le polizze stipulate da Romeo possano aver avuto un ruolo nella sua nomina, dicendo che è del tutto credibile che Raggi non ne sapesse niente fino a che della loro esistenza non aveva parlato l’Espresso.
Raggi ha commentato la notizia dell’archiviazione con un messaggio su Facebook.
L’altra indagine e il processo
Quella relativa alla nomina di Romeo non era l’unica indagine in corso a carico di Virginia Raggi, che è anche accusata dalla procura di Roma di falso per la nomina di Renato Marra alla direzione Turismo del comune della capitale (Renato Marra è fratello di Raffaele Marra, ex capo del personale del comune di Roma arrestato nel dicembre 2016 con l’accusa di corruzione). Il processo, per cui Raggi ha chiesto il giudizio immediato, inizierà il prossimo 21 giugno.