Carlo Calenda ce l’ha con i dirigenti di Embraco
Il ministro dello Sviluppo Economico dice che non tratterà più con questa «gentaglia», riferendosi ai dirigenti del gruppo che vuole licenziare 500 operai
Oggi il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha interrotto bruscamente i colloqui con i dirigenti di Embraco, la società brasiliana del gruppo Whirlpool che ha deciso di licenziare 500 persone nel suo stabilimento in provincia di Torino e di trasferire la produzione di compressori per frigoriferi in Slovacchia. Ai giornalisti che lo aspettavano fuori dalla sala dove si è tenuto l’incontro, Calenda ha spiegato la situazione e ha criticato duramente l’atteggiamento di Embraco, aggiungendo:
«Io non ricevo più questa gentagl… questa gente»
Embraco e il ministero dello Sviluppo Economico sono in trattativa da settimane per decidere la sorte di 497 dei 537 dipendenti della società in Italia. Embraco gestisce uno stabilimento a Riva di Chieri, un comune della città metropolitana di Torino che, dallo scorso autunno, rischia la chiusura. A novembre la società aveva annunciato una riduzione della produzione nello stabilimento, un’azione che sembrava indicare la volontà di ridurre in maniera permanente il numero di operai impiegati per poi spostare gran parte della produzione in Slovacchia. A gennaio i timori degli operai si sono rivelati fondati: Embraco ha deciso di spostare la produzione in Slovacchia e quasi 500 operai hanno ricevuto una lettera che annunciava il licenziamento collettivo.
La settimana scorsa Calenda aveva chiesto alla società di ritirare i licenziamenti e trasformarli in cassa integrazione, in modo da ridurre almeno in parte il costo degli operai per l’azienda (durante la cassa integrazione parte del loro stipendio viene pagato dallo Stato). In questo modo si sarebbe preso tempo nell’attesa di capire se altre soluzioni fossero possibili: per esempio un nuovo accordo per mantenere la produzione in Italia oppure la vendita a una società in grado di mantenere in piedi lo stabilimento e al lavoro i suoi operai. Se Embraco non avesse accettato la proposta di cassa integrazione, aveva detto Calenda, il governo l’avrebbe considerata una «dichiarazione di guerra».
"#Embraco deve ritirare i licenziamenti e farli diventare cassa integrazione: se non li ritira va incontro a una dichiarazione di guerra dal governo italiano" @CarloCalenda ospite ora ad #agorarai pic.twitter.com/PrCEr5hUpN
— Agorà (@agorarai) February 12, 2018
Lunedì Embraco ha confermato la sua intenzione di proseguire nei licenziamenti e ha respinto la proposta di cassa integrazione. Al suo posto ha offerto di riassumere gli operai licenziati con contratti part time fino a novembre. Calenda, i sindacati e il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, hanno tutti dichiarato inaccettabile la proposta e hanno fatto capire che considerano fondamentale mantenere la continuità con i contratti che gli operai hanno oggi: in altre parole non sono disposti ad accettare i licenziamenti. Fare nuovi contratti agli operai, infatti, comporta che anche nel caso in cui si riuscisse a salvare lo stabilimento, retribuzioni e anzianità degli operai ripartirebbero da zero, senza tenere conto dei livelli raggiunti fino a oggi.
Dopo aver interrotto l’incontro criticando duramente i dirigenti di Embraco e i suoi consulenti del lavoro, Calenda ha detto che domani il governo si incontrerà con la commissaria europea alla Concorrenza, la danese Margrethe Vestager, per verificare che le offerte fatte dal governo slovacco a Embraco siano in linea con la normativa europea sugli aiuti di stato.